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Cronache
Guerra Ucraina, rischio 400 mila profughi. Italia hub mondiale delle armi

Guerra Ucraina, sono arrivate le armi letali italiane

"L’artiglieria pesante italiana è entrata in azione del Donbass. Si tratta dei cannoni FH70, esito di un progetto tedesco, inglese e italiano, capaci di sparare tre colpi al minuto centrando obiettivi situati a 25 chilometri di distanza". Lo scrive il Manifesto oggi in edicola, che spiega come si tratti "delle armi letali che il nostro esercito ha consegnato alle forze armate ucraine in attuazione dei tre decreti interministeriali del governo Draghi su cui, essendo secretati, il Parlamento italiano non ha potuto mettere lingua".

Sempre il Manifesto, spiega che "le armi italiane si aggiungono a una dotazione bellica alimentata da tempo in particolare da americani e inglesi. Esattamente un mese dopo l’invasione russa, si è tenuta a Roma una riunione, passata quasi sotto silenzio, dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) che risponde direttamente al Presidente del Consiglio ed ha il compito di ricercare e fornire ogni informazione su quanto si muove fuori del territorio nazionale, a protezione degli interessi politici, militari, economici, scientifici e industriali dell’Italia".

Italia hub mondiale della vendita di armi. Ma ora si rischia ondata di profughi

Il quotidiano comunista dà conto dei dati della Rete italiana Pace e Disarmo sull’export di armi, "mettendo in luce che nel 2021 si è verificato il record storico di esportazioni effettive e definitive di materiale bellico (oltre 4,7 miliardi di euro) rimanendo alte le nuove autorizzazioni (per 4,6 miliardi). In totale gli Stati del mondo verso cui sono state autorizzate nel 2021 vendite italiane di armamenti sono stati ben 92. Il nostro paese si presenta come un hub della produzione militare, tanto per quantità che per qualità distruttiva".

Il punto è che poi le guerre provocano crisi alimentari. E le crisi alimentari provocano profughi. E quella in Ucraina potrebbe portarne tantissimi proprio in Italia. Come racconta il Corriere della Sera, "se la trattativa sul grano fallisse, se quei ventidue milioni di tonnellate di derrate dovessero marcire nei porti ucraini, la carestia nelle zone più povere dell’Africa e dell’Asia provocherebbe un’ondata migratoria senza precedenti verso l’Europa. E colpirebbe per primi gli Stati rivieraschi. Da settimane l’intelligence italiana ha informato il governo che il Paese rischia di essere investito da un flusso straordinario di arrivi calcolato in «centinaia di migliaia» di persone. «Quattrocentomila», conferma un esponente dell’esecutivo".

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