I giovani al tempo dell’AI: difendere la sovranità cognitiva e valorizzare la neurodivergenza - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 11:34

I giovani al tempo dell’AI: difendere la sovranità cognitiva e valorizzare la neurodivergenza

Intelligenza artificiale e non solo: ecco come la mente giovane rischia di venire “colonizzata” da un ambiente informazionale che premia la reattività più che l’elaborazione

di Redazione

Disagio giovanile, IA ed ecosistema cognitivo in trasformazione: qualche riflessione

Queste riflessioni traggono spunto da un intervento al convegno “Il disagio giovanile al tempo dell’AI” promosso dalla Senatrice Cinzia Pellegrino. Nel mondo iperconnesso e digitalizzato in cui viviamo, i giovani si trovano a navigare un ecosistema cognitivo in continua trasformazione, plasmato in modo sempre più profondo dall’IA. La promessa di un sapere illimitato e accessibile in ogni istante convive con un aumento evidente del disagio giovanile, che si manifesta attraverso ansia, depressione, isolamento sociale e disorientamento identitario. Gli strumenti digitali, alimentati da IA, operano spesso con l’obiettivo di massimizzare l’engagement, sfruttando meccanismi dopaminergici che possono rafforzare dipendenze comportamentali, come lo scrolling compulsivo o la ricerca di gratificazioni immediate. Questo condiziona le capacità cognitive profonde, come riflessione, concentrazione e comprensione complessa. In parole semplici, la mente giovane rischia di venire “colonizzata” da un ambiente informazionale che premia la reattività più che l’elaborazione.

La mente come campo di battaglia

Le neuroscienze ci offrono un punto di partenza essenziale: il cervello umano, in particolare quello degli adolescenti e dei giovani adulti, è in una fase di maturazione plastica e vulnerabile.
Le aree prefrontali, responsabili del pensiero critico, della regolazione emotiva e della pianificazione, non sono ancora pienamente sviluppate fino ai 25 anni circa.

In questo contesto, l’esposizione costante a stimoli digitali rapidi, polarizzanti e algoritmicamente selezionati può alterare i normali processi di attenzione, memoria e autoregolazione.
Gli strumenti digitali, alimentati da IA, operano spesso con l’obiettivo di massimizzare l’engagement, sfruttando meccanismi dopaminergici che possono rafforzare dipendenze comportamentali, come lo scrolling compulsivo o la ricerca di gratificazioni immediate. Questo condiziona le capacità cognitive profonde: riflessione, concentrazione e comprensione complessa.
In parole semplici, la mente giovane rischia di venire “colonizzata” da un ambiente informazionale che premia la reattività più che l’elaborazione.

Sovranità cognitiva: una nuova frontiera educativa

È qui che entra in gioco il concetto di sovranità cognitiva: la capacità di un individuo di pensare in modo autonomo, consapevole e critico, senza essere totalmente determinato da sistemi esterni. In un tempo dominato dall’intelligenza artificiale, riconquistare la sovranità cognitiva non è solo un diritto, ma una necessità vitale. Significa fornire ai giovani strumenti per sviluppare il pensiero critico, la metacognizione e la consapevolezza dei propri processi mentali. Significa anche educare all’uso consapevole della tecnologia, affinché essa diventi una leva di emancipazione e non un vincolo invisibile. L’intelligenza artificiale può diventare un alleato potente della crescita se integrata in percorsi formativi che mettono al centro l’essere umano: percorsi che coltivano lentezza riflessiva, dialogo interiore, alfabetizzazione emotiva e discernimento etico. L’educazione deve riappropriarsi del compito di formare menti libere, capaci di abitare criticamente il proprio tempo.

Disuguaglianza cognitiva e virtù della neurodivergenza

Nel contesto contemporaneo emerge con forza anche il tema della disuguaglianza cognitiva.
Non tutti i giovani partono dalle stesse condizioni per sviluppare competenze critiche, attenzione sostenuta e autonomia di pensiero. Le differenze socio-economiche, educative e familiari si riflettono direttamente nella capacità di orientarsi nel caos informativo. A questo si aggiunge un aspetto troppo spesso trascurato: la neurodivergenza, ovvero le diverse modalità con cui il cervello può funzionare, come nel caso dell’autismo, dell’ADHD o della dislessia. In una società che premia solo un certo tipo di attenzione, logica lineare e velocità di risposta, molti giovani neurodivergenti vengono emarginati o fraintesi. Eppure, proprio queste differenze possono rappresentare risorse preziose: creatività non convenzionale, iperfocalizzazione, intuizioni fuori dagli schemiRiconoscere le virtù della neurodivergenza e abbattere le barriere cognitive sistemiche significa non solo ridurre il disagio, ma costruire una cultura che valorizza davvero tutte le intelligenze. Una società equa è una società che non chiede a tutti di pensare allo stesso modo, ma che crea le condizioni perché ognuno possa pensare al meglio delle proprie possibilità.