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Cronache
James Martin, il prete della comunità LGBTQ+ che ha conquistato Papa Francesco
Papa Francesco con James Martin, che è anche direttore della rivista "America", dalla quale è tratta questa foto

“Dio si avvicina con amore a ognuno dei suoi figli, a tutti e a ognuno di loro. Il suo cuore è aperto a tutti e a ciascuno. Lui è Padre”, così Papa Francesco si esprime in un’accorata lettera al prete gesuita James Martin, paladino della comunità Lgbtq+.

Nei giorni in cui si dibatte con forza sul DDL Zan e sulla richiesta di modifiche da parte del Vaticano, da molti vissuta come un’indebita ingerenza, assumono particolare significato le parole di incoraggiamento di Jorge Bergoglio nei confronti del prete americano: “Tu sei un sacerdote per tutti e tutte, come Dio è Padre di tutti e tutte. Prego per te affinché tu possa continuare in questo modo, essendo vicino, compassionevole e con molta tenerezza”.

L’apertura del Papa nei confronti dei diversi orientamenti sessuali aveva già fatto discutere nel 2013, con quel famoso “Chi sono io per giudicare?” che aveva segnato una rottura clamorosa nella linea della Chiesa. Altrettanto rumore fa la missiva rivolta a James Martin, un religioso talmente popolare da essere paragonato a una sorta di rockstar e che ha addirittura fatto da comparsa nel film di Martin Scorsese “The Irishman”, nei panni del prete che celebrava due battesimi.

La capacità comunicativa di Martin, che ha anche un discreto curriculum da attore teatrale, è fuori discussione, come dimostra il suo disinvolto utilizzo dei social (ha pubblicato la lettera del Papa su Twitter), nonché il ruolo di consulente della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede che lo stesso Pontefice gli ha assegnato nel 2017.

 

 

Oltre ad aver pubblicato diversi libri, è direttore della rivista dei gesuiti “America” e ha fatto molto parlare di se’ per esternazioni come "Alcuni santi erano probabilmente gay. Una certa parte dell'umanità è gay. Anche una certa parte dei santi poteva esserlo. Potresti essere sorpreso quando in Paradiso verrai salutato da uomini e donne Lgbt".

Le sue posizioni hanno suscitato reazioni piccate da parte della parte più conservatrice della Chiesa, fino all’annullamento di conferenze ed eventi pubblici che lo vedevano tra i relatori. Di certo non è il tipo che abbia timore di assumere posizioni a metà tra il confessionale e il politico, come quando nel 2019 criticò la scelta di non dare la Comunione ad alcuni politici – tra cui Joe Biden – che avevano dato il loro sostegno all’aborto e a persone che avevano contratto matrimoni gay: “Allora bisognerebbe negarla anche ai politici che sostengono la pena di morte”, disse polemicamente.

Già 15 anni prima aveva avuto modo di dissentire con Joseph Ratzinger rispetto al sacramento. Il futuro Papa tedesco sosteneva che “benché ci possano essere orientamenti diversi nella Chiesa sulla guerra e la pena di morte, ci può essere una sola posizione su aborto ed eutanasia”. Martin invece respingeva l’idea che i matrimoni gay fossero uno di quei “peccati gravi” per i quali si poteva negare la Comunione, argomentando che “ci sono ben altri comportamenti negativi, ben noti in tutte le comunità parrocchiali”.

Un vero e proprio contrasto epocale tra la parte più tradizionalista e quella più progressista della Chiesa, che con la lettera di Papa Francesco segna un notevole passaggio in favore di quest’ultima: “Prego per i tuoi fedeli, i tuoi parrocchiani, tutti coloro che il Signore ha posto accanto a te perché tu ti prenda cura di loro, li protegga e li faccia crescere nell’amore di nostro Signore Gesù Cristo”. 

 

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