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Cronache
Liliana “uccisa da chi l’amava. Il corpo in luogo simbolico. Bruzzone sbaglia”

Liliana Resinovich “uccisa da chi l’amava, lo si capisce dai sacchi attorno al corpo e dal luogo in cui è stato ritrovato, vi spiego il loro significato”

La morte a Trieste di Liliana Resinovich tiene l’Italia col fiato sospeso, troppi gli interrogativi ancora aperti: com’è successo? È stato un suicidio? È stata uccisa dal marito? O forse dall’amico? La criminologa Roberta Bruzzone si è espressa chiaramente in tv e sui giornali sulle stranezze e le “frasi sibilline” del marito, sul suo comportamento che desta più di un dubbio. L’opinione pubblica sembra già schierata contro quest’uomo che “vede la moglie cadavere e dice di averla trovata bene”, come si legge sui social.

Ma c’è chi non è d’accordo con le ricostruzioni avventate: è il criminologo Carmelo Lavorino, professionista che ha già seguito diversi casi di interesse nazionale come l’omicidio di Serena Mollicone e il giallo di Caronia.

Lavorino, che idea si è fatto del caso Liliana Resinovich?

Bisogna attendere i risultati dell’autopsia, della tac e delle analisi sierologiche per individuare epoca e cause della morte, se c’è stata aggressione o altro tipo di violenza, e con quali strumenti è stata eseguita. Sarà interessante anche conoscere il contenuto gastrico: sappiamo che la vittima ha fatto colazione verso le ore 7 e questo ci aiuterà a capire cosa è successo dopo. Molto diranno i messaggi telefonici, le celle di aggancio che indicheranno dove la vittima poteva o non poteva essere. Ma anche le tracce rinvenute sugli abiti della donna, sui due sacchetti di nylon e sui sacchi di plastica nera che la coprivano. Le impronte papillari, digitali, tracce di dna.

Altro aspetto importante è il tragitto che la vittima quel giorno ha fatto o potuto fare: non si sa se si è mossa a piedi, in biciletta, in auto o con altro mezzo ma di certo i percorsi di quel giorno sono minimi, e la possibilità che sia stata ripresa da qualche telecamera o testimone è importante (qui la testimonianza di una persona che l'ha vista il 22 dicembre, ndr). Bisogna anche capire a cosa siano servite le due buste sulla testa, se per soffocarla o solo proteggerla dopo che era già morta. 

Proteggerla?

Liliana è scomparsa la mattina del 14 dicembre e ritrovata circa 20 giorni dopo. Tutto lascia ritenere che in quei giorni sia stata altrove e poi posizionata sul luogo del rinvenimento del corpo. Questo è un messaggio simbolico molto forte: sia le modalità di messa in posa e composizione della scena, sia come è stato trattato il cadavere, con rispetto. Prima l’avvolgimento del capo e poi la doppia copertura. I motivi sono molteplici: non permettere agli animali di aggredire il corpo, nasconderlo però con l’intenzione di farlo rinvenire, e poi riportarla a casa sua, alla sua vita.

Quale significato ha?

Lasciare il corpo a 50-70 metri dall’abitazione della vittima ha un significato simbolico e psicologico ben preciso: pentimento, rimorso o restituzione alla sua vita. Significa voler far ritrovare Liliana con certezza e riportarla a casa sua, dove il soggetto ignoto che ha compiuto quest’atto sapeva che la stavano cercando. Il corpo avvolto in due sacchi in posizione fetale significa anche attaccamento del soggetto ignoto nei confronti della vittima, una forma di rimorso, noi lo chiamiamo decadimento del crimine, undoing, un atto di matrice psicologica molto forte che lascia intendere un legame affettivo, forse anche soltanto da parte del soggetto ignoto verso la vittima, oppure a due sensi, e questo potrebbero averlo fatto sia il marito che l’amico-amante. Succede quando c’è un rapporto dell’uccisore con la vittima.

Quindi entrambe le piste, marito e amico, sono ancora aperte, secondo lei?

È un’uccisione che può essere accaduta in molti contesti, dobbiamo aspettare l’autopsia. Potrebbe essere stata un’aggressione in seguito a un rifiuto, e qui siamo sempre nell’ambito del doppio binario, cioè può essere stato sia il marito che l’amante. Non dimentichiamo però la possibilità di un terzo soggetto che ha aggredito la donna per motivi suoi, che magari l’ha vista sola, indifesa e rapita, e poi vedendo il caos che era montato l’ha riportata nei pressi della sua abitazione. Il cosiddetto passante per caso, che per una serie di motivi si è impadronito della vittima in un luogo che chiamo di reciprocità letale.

Parla di diverse ipotesi mentre altri si sono già espressi chiaramente a favore della pista omicida, come Roberta Bruzzone, per esempio, che ha praticamente escluso il suicidio e parla di uccisione quasi certa.

Bruzzone dice che il corpo è stato depositato per un periodo di tempo in un altro sito e poi è stato trasportato, dopo che era stato dato l’allarme, in quel luogo. È ovvio che sono scelte ben precise che dipendono da motivi logistici-strumentali ma anche simbolici-psicologici: ripararlo dalle intemperie ma anche che il soggetto ignoto ha un attaccamento, una simpatia, un affetto non necessariamente ricambiati, e vuole darle rispetto e degna sepoltura. I casi qui sono tre: o è stato il marito, o l’amante o il soggetto jolly. 

Quindi il colpevole non è per forza il marito o l'amico ma inserisce tra le ipotesi anche un terzo individuo.

Se è stato il marito l’ha fatto per avvicinarla a casa e farla rinvenire perché sottopressione. L’amante avrebbe potuto volerla riportare nel luogo di origine, mentre probabilmente lei è morta in una situazione in cui si stava rifiutando di vivere con questo soggetto. La terza ipotesi è quella dello sconosciuto, però la non conoscenza del killer o del trasportatore con la vittima non è compatibile con una persona che non la conoscesse, che è poi il punto essenziale.

In ogni caso, il suicidio è escluso?

Gli inquirenti hanno sempre l’abitudine di tentare di chiudere i casi difficili per suicido, ma che si sia suicidata, arrivati a questo punto, non possiamo escluderlo. Magari si è tolta la vita e poi il trasportatore (del cadavere, ndr) l’ha spostata in quel luogo. Non possiamo dare per certo l'omicidio fino all’esito dell’autopsia, ma chiaramente sembra il più probabile. C’è anche l’ipotesi dello scompenso cardiaco: magari si trovava con una persona e si è sentita male. Certo è che qualcuno l’ha portata sul luogo del ritrovamento. Perché proprio lì? Per farla ritrovare, ovviamente. Se avesse lasciato il corpo dove è avvenuto il decesso, probabilmente avrebbe incolpato se stesso. Ma appunto si può anche pensare che voglia far cadere i sospetti sul marito facendola trovare vicino a casa sua, perché nessun marito colpevole la farebbe rinvenire proprio lì. La Bruzzone nelle sue interviste è stata molto netta nei suoi giudizi, prende sempre la strada più facile ma ancora entrambe le vie sono valide, finora tutto è ambivalente.  

La strada più facile?

Bisogna essere seri quando si rilasciano opinioni investigative su casi che non si conoscono in modo approfondito, non ci si deve appiattire o mettere in riga su quello che dicono gli inquirenti, non è corretto dal punto di vista deontologico. Uno si informa su quello che dicono i carabinieri, la procura, la polizia ma non si allinea. Io sono indipendente e preferisco ragionare col mio cervello. 

Eppure tutti sembrano incolpare il marito, Sebastiano Visintin, l’opinione pubblica sembra già schierata.

È chiaro che il marito ha un comportamento sospetto, ma in questo momento bisogna sospettare di tutti e tutto e fare attenzione. Per esempio, nel giallo di Caronia, di cui mi sono interessato, all’inizio si diceva che fosse stato il marito perché aveva un comportamento strano, e invece non c’entrava nulla. Nel delitto Mollicone inizialmente sospettarono un carrozziere perché aveva un comportamento anomalo, contraddittorio, e poi è stato assolto. Io ho visto la comunicazione non verbale, certi atteggiamenti del marito che possono far pensare che sia stato lui, ma consideriamo che è da sempre un soggetto ritenuto istrionico, e in più si trova in una situazione di lutto e di sospetto. A me non sta bene buttare subito la croce su un individuo solo perché lo dicono tutti: un professionista deve fare molta attenzione a quello che dice. 

LEGGI ANCHE: Omicidio Liliana, la bugia del marito: "Ero in giro in bici"
 

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