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Cronache
Altro che Watergate, in Italia “mercato d’informazioni clandestine riservate”
Giovanni Melillo (Imagoeconomica)

L’Antimafia ascolta Melillo: Italia, terra di spie. Risultano accessi abusivi anche recentissimi

Cinque ore di audizioni alla commissione parlamentare Antimafia, che ascoltate bene definiscono un quadro inquietante. Il Procuratore capo della DNA Giovanni Melillo disegna lo spaccato che starebbe dietro il dossieraggio sul quale sta indagando la Procura di Perugia e che in un Paese civile dovrebbe tenere tutti incollati alle radio. In Italia esiste un “mercato d’informazioni clandestine riservate” e reti della giustizia colabrodo, difficili da tracciare. Con queste informazioni, in pratica, si traffica. In questo senso potrebbero essere più facilmente comprensibili anche i vari dossieraggi venuti a galla negli anni passati.

Melillo: "Credo che sia una constatazione obiettiva che esiste una sorta di mercato delle informazioni riservate, si tratta di capire se sia un mercato regolato dalla casualità e da un numero infinito di attori tra loro non collegato, frutto solo della debolezza dei sistemi digitali o se invece esistano logiche più sofisticate, ampie".

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Le reti colabrodo e le condizione di difficoltà Melillo le ha trovata anche all’insediamento alla Procura nazionale, dove è intervenuto con urgenza. Ma ci sarebbe un continuum che pervade la sicurezza del Paese. Melillo: “Manca una cultura della riservatezza. In Italia c’è un rilevante deficit”. Anche il riferimento alla prassi diffusa dei funzionari che portano fuori ufficio le informazioni apprese durante il lavoro lascia riflettere. Così come il passaggio sulle ispezioni interne che hanno dato, dice il procuratore, “esiti sconfortanti”.

Se il sottotenente della finanza Pasquale "Striano non può aver fatto da solo" è anche vero che gli accessi abusivi di cui si parla in questi giorni, sarebbero stati eseguiti non solo ai SOS, le cosiddette segnalazioni di operazioni sospette, che dalle banche arrivano a Banca d’Italia e che diventano accessibili dalla Procura Nazionale Antimafia ma a tantissime altre banche dati: Serpico, l’Agenzia delle Entrate, SIVA, il Sistema Informativo Valutario e tante altre. "Risultano accessi abusivi alle SOS avvenuti anche nelle scorse settimane e quindi per mani diverse da quelle attribuite oggi", ha precisato Melillo a Palazzo San Macuto. Per il procuratore la gravità dei fatti “è estrema”.

Melillo ha ritenuto però ingiusto che si puntasse il dito esclusivamente contro la DNA, menzionando che le attività incriminate si sono svolte tramite le banche dati della Guardia di Finanza (Gdf), sottolineando la difficoltà di prevenire totalmente tali abusi, data la loro natura esterna agli ordinari canali di sorveglianza.

Nel corso della sua audizione, il procuratore ha anche parlato del caso specifico legato al Ministro della Difesa Guido Crosetto, notando che le attività sospette si sono svolte durante il suo mandato ma utilizzando le risorse della Gdf e giustificate come pre-investigative. Ha evidenziato la sua sorpresa per la ricezione tardiva di una relazione riguardante la vicenda, ma priva di segnali di allerta. Così come ha segnalato l’unidirezionalità degli obiettivi, il centro destra che poi è andato al governo.

La carriera di Pasquale Striano, l'ufficiale di polizia giudiziaria indagato, è stata più volte messa sotto la lente d'ingrandimento dai parlamentari. E Melillo, interrogato, ha spiegato i movimenti di Striano tra i vari reparti e la sua riassegnazione alla DNA, fino alla richiesta di rientro al reparto di appartenenza nel novembre 2022.

In attesa dell’audizione del Procuratore capo Raffaele Cantone che partirà dalla ore 10.00 di oggi, la Procura di Perugia sta indagando su 800 accessi abusivi a banche dati, ma i nomi apparsi in questi giorni sui giornali potrebbero essere solo un elenco parziale di coloro che sono stati “spiati”, vista la prassi diffusa.

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