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Cronache
Dossieraggio, dietro il caso i legami sicurezza-Sx. Ecco chi tira le fila

Dossieraggio/ Oltre 300 persone spiate. Indagini abusive sui ministri, parlamentari, imprenditori e vip. Un caso che ricorda meccanismi del passato. Chi tira davvero le fila? 

Il procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone e il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo hanno chiesto di essere sentiti dal CSM, dalla commissione nazionale antimafia e dal Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Il procuratore Melillo verrà sentito domani all’Antimafia. La commissione parlamentare ascolterà invece giovedì Cantone. Poi andranno al Copasir.

Quindi la vicenda è grossa: coinvolge per adesso un componente della guardia di Finanza, il luogotenente Pasquale Striano, per molto tempo operativo alla Direzione nazionale antimafia, un pm antimafia, Antonio Laudati, tre giornalisti del giornale di sinistra, Domani e altri 10 indagati. Sarebbero però in tutto quindici le persone attenzionate che per ora vengono indicate come coinvolte a vario titolo nella vicenda

Il quid della storia è che vi sarebbero stati circa 800 accessi abusivi a banche dati come SOS, le cosiddette segnalazioni di operazioni sospette, fatte dalle banche a Banca d’Italia e dalle quali i dati sono trapelati all’esterno. Tra il 2018 e il 2022, oltre 300 persone sarebbero state spiate. 

"Il ruolo di Antonio Laudati è sempre stato quello nell'ambito delle sue funzioni", ha spiegato al programma televisivo Quarta Repubblica su Rete 4 condotto da Nicola Porro l'avvocato Andrea Castaldo difensore del magistrato, che quindi sarebbe estraneo ai fatti.

Striano e Laudati sarebbero accusati di falso, accesso abusivo a sistema informatico e abuso d’ufficio. Ma nessuna delle persone coinvolte è accusata di corruzione. Non ci sarebbero quindi di mezzo questioni di denaro, perché nessuno degli indagati è accusato di quel reato specifico. Il fatto è per questo a dir poco singolare.

Tra i nomi dei soggetti sottoposti ad acquisizioni improprie di informazioni risultano soprattutto esponenti del centro destra e outsider. Dal ministro Guido Crosetto all’ex premier Matteo Renzi, il figlio di Licio Gelli, Maurizio, l’ex premier Giuseppe Conte, il ministro Matteo Salvini e la sua compagna Francesca Verdini, Susanna Ceccardi (Lega) e imprenditori, sportivi e vip: tra i tanti il musicista Fedez, Cristiano Ronaldo, Francesco Gaetano Caltagirone, Vittorio Colao, gli armatori Aponte e Onorato, i sindaci Luigi Brugnaro e Roberto Lagalla, il ministro Adolfo Urso, Claudio Velardi, Claudio Durigon, Lorenzo Cesa (UdC), Marco Carrai e Alberto Bianchi, il produttore televisivo Lucio Presta, il presidente di Confindustria Carlo Bonimi, il ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida, Andrea Agnelli ex presidente della Juventus, il presidente della Figc Gabriele Gravina, Olivia Palladino (compagna di Giuseppe Conte), il ministro Giuseppe Valditara, l’ex ministro Letizia Moratti, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro (FdI), il vice presidente della Camera Fabio Rampelli (FdI). 

Dalla procura di Perugia è trapelato che nelle indagini risulterebbero non esserci attività di dossieraggio. 

Le notizie trafugate non sarebbero servite per ricatti ai soggetti, ma c’è il sospetto almeno in un caso, l’accusa mossa al presidente Figc Gravina, che questa sia stata costruita.

“Qui c’è evidentemente un sistema che aveva come avversario da abbattere la Lega e il centrodestra”, ha reagito Salvini, “nessuno ora pensi di insabbiare lo scandalo-spioni. Chi sono i mandanti?”. Dall’opposizione parla il leader del M5S Giuseppe Conte: “La magistratura vada fino in fondo. Tra le vittime anche i miei affetti più cari”.

Chi sono i mandanti?

L’inchiesta nasce dalla procura di Roma dopo che il ministro della Difesa Guido Crosetto presenta un esposto. Il quotidiano Domani, aveva rivelato i compensi che Crosetto aveva ricevuto per alcune consulenze da aziende legate all’industria delle armi, come Leonardo. Crosetto, non nega le consulenze ma presenta ad agosto del 2023 un esposto per chiedere alla Procura di indagare sull’accesso ai suoi dati riservati. 

Il minimo comun denominatore è che le indagini abusive sul conto di ministri, parlamentari, vip, imprenditori siano state usate per confezionare articoli. Quasi sempre i soggetti attenzioni sono di destra o outsider e dove c’è molto denaro l’attenzione cade. Ma ha senso pensare che da una posizione di vertice e così delicata dell’Antimafia si possa voler accedere impropriamente a dei dati tanto sensibili per confezionare semplici articoli di giornale? E a che servirebbero anche questi articoli roboanti a raffica sui segreti dei potenti? Anche i giornalisti sono caduti nella trappola di qualcun altro o vi è una ricostruzione più corretta per descrivere quanto accaduto?

Infatti molte delle informazioni raccolte con gli accessi non si sa che fine abbiano fatto e a chi possano essere arrivate. La maggioranza di questi dati non sono finiti in articoli. Ma allora dove sono finiti? Che scopo avevano? E perché poi è così semplice accedere a tali dati e non vi sono contromisure per tracciare in tempo reale le acquisizioni, ritenute improprie? E come mai quasi nessuno di sinistra o che detiene da decenni poteri reali nella società italiana è stato oggetto da tali e tante acquisizioni? Che abbia un fondo di verità la teoria che da alcuni anni dice che pezzi dello Stato, alcuni media e certi apparati di sinistra si siano saldati?

Andranno ascoltati con grande attenzioni i procuratori Melillo e Cantone.

Ma a descrivere questi fatti vengono alla memoria eventi del passato. Si ha tanto la sensazione di essere di fronte, al di là dell’innocenza delle persone coinvolte che restano solo indagate e quindi assolutamente non colpevoli di alcunché, a una raccolta di informazioni simile a quelle che i servizi segreti italiani acquisivano negli anni ‘60, con dossier su politici, militari, personaggi noti, imprenditori, per scopi non sempre chiari, ma sicuramente finalizzati a sputtanamenti, ricatti, depistaggi, sistemi per indirizzare scelte e attività. 

Anche in quei casi giocavano un ruolo non marginale i giornalisti, caduti nella trappola di dare visibilità a chi forniva loro informazioni scottanti. 

Quella stagione di dossieraggi però condusse a una delle fasi più torbide della Repubblica, con annessa gestione degli anni di piombo, stragi e gestione del potere. Quindi più che metterla in politica, come molti stanno facendo, bisognerebbe, una volta tanto, interrogarsi su che senso abbia quanto sta accadendo: acquisire informazioni tanto delicate, metterci la firma, per nessun utilizzo o per farne solo articoli di giornale?

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