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Cronache
Palamara: "Mai agito da solo, pago io le colpe di tutti. Ecco i nomi"

"Tanto paga per tutto Palamara". Così in un'intervista al quotidiano 'La Repubblica', Luca Palamara, ex pm di Roma, cacciato dall'Anm, di cui è stato presidente, sotto inchiesta a Perugia per corruzione. "Perché Palamara non si è svegliato una mattina e ha inventato il sistema delle correnti. Ma ha agito e ha operato facendo accordi per trovare un equilibrio e gestire il potere interno alla magistratura - ha affermato - La Costituzione ha voluto che la magistratura fosse autonoma e indipendente. Per esercitare questo potere i magistrati hanno scelto di organizzarsi in correnti che nascono con gli ideali più nobili, ma che storicamente hanno poi subito un processo degenerativo...". "Io mi assumo le mie responsabilità. Ma non posso assumermi quelle di tutti". 'Non ho agito da solo', ha scritto Palamara nella sua memoria. Gli altri? "Questo ormai non lo dico solo io, ma anche molti autorevoli commentatori come la presidente del Senato Elisabetta Casellati e magistrati di sinistra come Livio Pepino. Riferiscono che il clientelismo all'interno della magistratura non è certo un problema che ho inventato io. Limitarlo solo a me o a un gruppo associativo significa ignorare la realtà dei fatti, o peggio ancora mentire".

 Albamonte querela Palamara per diffamazione

"Questa mattina ho ricevuto mandato dal dottor Eugenio Albamonte, pm a Roma e segretario di AreaDg, per proporre querela nei confronti del dottor Luca Palamara". Lo dichiara l'avvocato Paolo Galdieri in una nota, rilevando che Palamara, "in una serie di  interviste rese oggi (a La Repubblica, a firma di Liana Milella, a Il Fatto Quotidiano a firma di Antonio Massari, a La Verità a firma Giacomo Amadori) lo ha diffamato parlando di fatti mai avvenuti ed in particolare di non meglio precisate cene tra il mio assistito e l’on. Donatella Ferranti, già presidente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati, nelle quali si sarebbe discusso della nomina del vicepesidente del Csm David Ermini e delle nomine di avvocati generali della Cassazione". 

"Io sono andato lì per parlare di fronte a chi mi stava giudicando. È un diritto insopprimibile per chiunque. Era mio dovere farlo sia perché sono stato presidente dell'Anm, - ha aggiunto Palamara - sia perché, da quando sono sotto accusa, non avevo avuto la possibilità di spiegare ai magistrati che cos'era realmente accaduto. So che devo rispondere dei miei comportamenti e di quello che è accaduto all'hotel Champagne. Ma, allo stesso tempo, non posso essere considerato solo io il responsabile di un sistema che ha fallito e che ha penalizzato coloro i quali non risultano iscritti alle correnti. A questi magistrati volevo chiedere scusa". 

"Su cinque componenti probiviri Anm, tre li conosco assai bene. Sono stati noti esponenti di altrettante correnti. Tra l'altro, il presidente Di Marco, dalle carte di Perugia, è risultato essere il difensore disciplinare di Giancarlo Longo, il magistrato che, secondo le originarie accuse rivoltemi da Perugia, ma poi cadute, io avrei favorito per la procura di Gela. - ha continuato - C'è Gimmi Amato, che nel 2016 venne nominato procuratore di Bologna secondo i meccanismi di cui tanto si parla oggi. Fermo restando il suo indiscusso valore". "Viazzi, storico esponente di Md, che ho sempre stimato ma che poi sacrificai per la nomina di presidente della Corte di appello di Genova, a vantaggio dell'alleanza con Magistratura indipendente, che portò a preferire al suo posto la collega Bonavia. ha concluso Palamara - Sono loro per primi i beneficiari del sistema di cui solo io oggi sono ritenuto colpevole".

"Ritengo convintamente di dover chiedere scusa ai tanti colleghi che nulla hanno da spartire con questa storia, che sono fuori dal sistema delle correnti, che ogni giorno evadono numerosi fascicoli dietro ai quali si annidano vicende personali complesse e che inevitabilmente saranno rimasti scioccati dalla 'ondata di piena' che è montata in questi giorni e che rischia, ingiustamente, di travolgere quella magistratura operosa e aliena dalle ribalte mediatiche che rappresenta la parte migliore di noi". Così in un suo intervento sul quotidiano 'Il Giornale', Luca Palamara, ex pm di Roma, cacciato dall'Anm, di cui è stato presidente, sotto inchiesta a Perugia per corruzione. Intervento nel quale descrive a tappe la sua carriera e il suo lavoro, dal ruolo nel sindacato, quello che chiama 'il lato oscuro del sistema' e ancora 'le amicizie con i vip', 'l'utilizzo del trojan'. "Non mi sottrarrò alle mie responsabilità su questi fatti: oggi posso dire che ho sottovalutato le mie frequentazioni di quel periodo perché in me prevaleva l'idea di schivare qualsiasi pericolo e di essere un incorruttibile. L'idea che si potesse pensare il contrario su di me mi ha fatto diventare un animale ferito e questo mi ha portato spesso ad utilizzare espressioni sbagliate verso colleghi con i quali ho sempre avuto rapporti di stima... - prosegue Palamara - Come ho detto con il recente deposito degli atti della Procura di Perugia queste accuse sono ora cadute e la mia certezza di non aver mai commesso alcuna condotta illecita nella mia attività ha ora trovato conforto nella decisione degli stessi inquirenti". 

"Sono disposto a dimettermi solo se ci sarà una presa di coscienza collettiva ed insieme a me si dimetteranno anche tutti coloro che hanno fatto parte di questo sistema, - continua Palamara - per dare oggi la possibilità a tutti quei magistrati che ingiustamente ne sono rimasti penalizzati di attuare un reale rinnovamento della magistratura senza infingimenti, senza più tensioni e senza sterili ed inutili contrapposizioni ideologiche. Spero che i prossimi 36 componenti del Comitato direttivo centrale possano essere questi ultimi e che loro stessi possano difendere l'autonomia della magistratura, bene supremo per tutti". "Il d.m. 30 maggio 1996 è il mio concorso e lo ricorderò sempre come il più bel momento della mia vita... - conclude Palamara - Tutto quello che è accaduto in questo anno non ha nulla a che vedere con l'imparziale esercizio della giurisdizione al quale io sempre mi sono ispirato nel rispetto di tutti i cittadini italiani. Non farò il capro espiatorio di un sistema.

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