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Cronache
Prezzolini, Sangiuliano presenta il suo libro "L'anarchico conservatore"
 Gennaro Sangiuliano

Il ministro Sangiuliano presenta a Napoli il suo libro su Giuseppe Prezzolini

«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono». (Da “Codice della vita italiana, capitolo I, “Dei furbi e dei fessi”, 1921)

Qualche giorno fa è stato presentato il libro l’”Anarchico Conservatore” del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. La presentazione è avvenuta nella Sala delle Grida della Camera di Commercio di Napoli, piena per l’occasione. Si tratta di una biografia dell’intellettuale Giuseppe Prezzolini che attraversa i più di cento anni della sua vita. Prezzolini nasce a Perugia nel 1882 dove era stato trasferito il padre prefetto. La madre la perde a tre anni e con il padre deve cambiare spesso sede a causa del suo lavoro.

Non finisce il liceo e a Firenze conosce Giovanni Papini e con lui a soli 21 anni fonda la rivista “Leonardo” e comincia un dialogo epistolare con Giuseppe Ungaretti. Nel frattempo collabora pure con la rivista “Il Regno” (1903 -1906). Entra in contatto con Benedetto Croce e la sua filosofia. Nel 1905 si sposa e si trasferisce a Perugia, pur trascorrendo in seguito periodi a Parigi dove conosce Georges Sorel e Henri Bergson. Nel 1908 fonda la celebre rivista “La Voce” e la dirige fino al 1914 quando si trasferisce a Roma dove scrive per “Il Popolo d’Italia”, il giornale fondato da Benito Mussolini.

Nel 1922 immagina una “società degli apoti”, cioè di coloro che “non se la bevono”. È l’anno della presa del potere del fascismo con la Marcia su Roma. Nel 1923 viene invitato alla Columbia University di New York per un primo ciclo di lezioni sulla cultura italiana. Dal 1929 al 1938 insegna all’università Usa divenendone professore emerito di italianistica, nel 1940 ottiene la cittadinanza americana. Nel dopoguerra riprende la sua collaborazione giornalistica. Scrive su “Il Tempo” di Roma fondato da Renato Angiolillo e su “il Borghese” di Leo Longanesi. Nel 1955 collabora con “la Nazione” e “il Resto del Carlino”. Nel 1962 ritorna in Italia, a Vietri sul Mare.

La permanenza e la sua resistenza durano però solo fino al 1968 in cui lascia di nuovo l’Italia per andare a Lugano in Svizzera, schifato dal degrado burocratico dell’Italia, dalla sua corruzione, dalla sua furbizia e dalla sua “scioperomania". Per i suoi cento anni riceve la “penna d’oro” dal Capo dello Stato Sandro Pertini al Quirinale. La sua pubblicazione è sterminata e riguarda saggi relativi al primo periodo italiano, a quello americano, al secondo periodo italiano e a quello a Lugano, curatele, opere accademiche, editoria scolastica, traduzioni, diari e carteggi. A parte la fondazione de “La Voce”, ritenuta la rivista culturale più importante della storia italiana, e alla collaborazione ad altre, tra le sue opere più note sono i memoriali di “Dopo Caporetto” (1919) e “Vittorio Veneto” (1920) e alcuni saggi come “La cultura italiana”, scritto con Giovanni Papini nel 1906.

Nel periodo americano scrive: “America in pantofole” (1950), “L’Italiano inutile” (1953) e il famoso “Manifesto dei conservatori”. Molto successo ebbero anche le biografie: su Benito Mussolini, Giovanni Papini, Giovanni Amendola e Benedetto Croce. Il libro di Sangiuliano, agile e completo, si sofferma particolarmente sulle avanguardie culturali del primo Novecento, il fascismo, le due guerre, la guerra fredda tra Usa e Unione Sovietica e gli anni settanta.

Il volume era stato già edito nel 2008 da Mursia ed ora è riproposto negli Oscar Mondadori con prefazione di Francesco Perfetti e postfazione di Vittorio Feltri. “Tre, secondo Sangiuliano, le caratteristiche che lo connotarono in tutto il lungo arco temporale della sua vita: l'essere politicamente scorretto, per vocazione e convinzione; l'essere coerente, fino all'autolesionismo; condire il tutto con un forte ironia. Prezzolini ne fece l'arma più efficace per testimoniare un mondo di banalità e conformismi: "In Italia nulla è stabile, fuorché il Provvisorio", amava ripetere guardano al suo Paese.

Per dare un esempio della proverbiale ironia di questo grande intellettuale italiano riportiamo la sua risposta a Sandro Pertini che lo invitava a tornare in Italia: “Stia tranquillo Presidente! In Italia ci vengo tutti i giovedì a comprare la verdura". Si riferiva alle brevi puntate che faceva da Lugano, per far spese oltreconfine.

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