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Cronache
Roma, kit per il suicidio venduto a un rider: “Soddisfatto o rimborsato”

Ragazzo morto con il kit del suicidio, la sorella: venduto online come fosse un elettrodomestico, scrivevano ‘Soddisfatti o rimborsati'

"Era un ragazzo sensibile e responsabile, molto attaccato alla famiglia. Un grande tifoso della Roma, appassionato di cinema e di Gigi Proietti. Gli piaceva ascoltare e ballare la musica latino-americana. Lavorava da quando aveva 20 anni come rider. Il suo sogno era quello di aprire un’attività insieme ai suoi amici, ma tutto è cambiato con l’inizio della pandemia", le parole di Marta - a Repubblica - sorella di Marco il ragazzo trovato morto nell'ottobre del 2021 dopo aver utilizzato il kit per il suicidio in vendita online.

Marta ha raccontato che Marco come altri giovani non poteva vedere la sua ragazza e i suoi amici: si è buttato sul lavoro, ma era sempre più triste e chiuso. Il ragazzo incontrò chi gli vendette il kit: "Utilizzavano messaggi promozionali per vendere il kit come fosse un elettrodomestico, scrivevano ‘Soddisfatti o rimborsati, ma non ci sarà bisogno di rimborso visto che l’esito è garantito!”".

Roma, kit per il suicidio venduto a un rider che si è tolto la vita - Le mail trovate dalla sorella

Dopo la morte del rider, la ragazza assieme alla cugina ha ha trovato alcune mail “sconvolgenti” sul computer di Marco: "Improvvisamente provavo lo sconforto più totale, una forte compassione per mio fratello. Lui soffriva e loro si rivolgevano a lui con vezzeggiativi come “carissimo” e con modi da amico che ti comprende ed è pronto a sostenerti. Ero inorridita e spaventata. Fatico a concepire che possa esistere tanta malvagità e trovo assurdo che il sito su cui mio fratello ha acquistato quei prodotti fosse accessibile a chiunque".

La Procura sta indagando. E Marta spiega: «Spero che trovino le persone che hanno approfittato in modo così ignobile della sofferenza di mio fratello per vendergli la morte e anche che si ponga rimedio alla totale mancanza di controllo sul web. Quello di mio fratello non è un caso isolato, stiamo vivendo una pagina difficile della nostra storia sociale e i più fragili sono i giovani. Chi vive lo stesso disagio di mio fratello non deve vergognarsene, ma trovare la forza di parlarne, di chiedere aiuto a persone competenti».

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