Sardegna, polemiche sugli incendi. "Dal recovery zero euro sulle zone interne"
In Sardegna c'è chi punta il dito contro le scelte politiche degli ultimi decenni che si sono concentrate solo sulle coste come causa principale degli incendi
La Commissione Ambiente del Consiglio regionale della Sardegna deve essere convocata con urgenza per "trattare in maniera adeguata l'enorme problematica che ha messo in ginocchio interi territori, migliaia di aziende e i cittadini di numerosi Comuni sardi". Lo sollecitano al presidente del parlamentino Giuseppe Talanas (FI) i consiglieri regionali di opposizione Roberto Deriu, Roberto Li Gioi, Maria Laura Orrù, Valter Piscedda, Antonio Piu. I Commissari hanno inoltre dato immediata disponibilità "ad un ciclo di sopralluoghi che consenta loro di avere conoscenza diretta di quanto accaduto e chiesto che, non appena il momento dell'emergenza sarà superato, vengano chiamati in audizione gli assessori all'Ambiente e all'Agricoltura, i vertici di Protezione Civile, Agenzia Forestas, Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, i sindaci dei Comuni interessati, la stessa Anci, le organizzazioni agricole e gli allevatori".
Le polemiche su quanto accaduto non mancano. E in molti puntano il dito contro le politiche delle diverse amministrazioni che si sono succedute negli ultimi anni, o persino decenni. E' il caso di Ignazio Camarda, ordinario di Botanica alla facoltà di Agraria dell’università di Sassari, che in un'intervista a il Manifesto individua la causa principale della tragedia nell'"abbandono dei territori. Le zone interne dell’isola negli ultimi decenni hanno conosciuto un imponente movimento migratorio verso le coste. Un processo di urbanizzazione delle aree costiere che ha fatto crescere in fretta e male le città e spopolato le campagne. Da una parte un insensato consumo di suolo per attività edilizie e turistiche sulla costa e dall’altra paesi che si sono svuotati, tanti piccoli centri dove gli indicatori demografici predicono addirittura l’estinzione di alcuni di essi perché lì le morti sono stabilmente inferiori alle nascite. Spopolamento significa riduzione delle colture tradizionali – oliveti, campi di grano e vigneti – che sono una sorta di stabilizzatore degli equilibri ecologici, mancando il quale si ha una rinaturalizzazione del territorio, con prevalenza della macchia e dei boschi, che se non è governata può essere pericolosa".
Con una stoccata anche sulle politiche più recenti. "Le scelte politiche che hanno spostato il baricentro delle attività economiche verso le coste, impoverendo di risorse e di progetti le zone interne della Sardegna. Per decenni si è andati avanti così. E ora si persevera nell’errore. Guardi al dibattito sul Recovery Fund. In Sardegna neanche un euro andrà speso per il ripopolamento delle zone interne. Si parla invece di infrastrutture nei trasporti e nell’energia che andranno a vantaggio, ancora una volta, dei grandi poli urbani", dice ancora Camarda a il Manifesto.
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