Cronache
Suicidio assistito, la Corte Costituzionale: "Aiuto a morire non sempre reato"

Il processo sul caso Dj Fabo. Per averlo aiutato ad andare in Svizzera e procedere con l'eutanasia, Marco Cappato rischiava 12 anni
La Consulta apre al suicidio assistito
Così recita la sentenza: " E' non punibile", a "determinate condizioni", chi "agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli". E la sentenza, che comunque dovrà essere applicata dal parlamento che dovrà in qualche modo legiferare in materia, non era ancora uscita che già si muovevano le opposizioni cattoliche che gia prima avevano dichiarato non esistere un diritto a morire. L'associazione medici anestesisti cattolici, che raccoglie 4000 iscritti, ha infatti dichiarato in anticipo che si appelleranno all'obiezione di coscienza, si rifiuteranno di seguire le indicazioni di chi non ce la fa più.
" La sua morte non è stata inutile ora altri non dovranno soffrire come lui per avere il diritto di morire", dice Valeria Imbrogno, fidanzata di Fabiano Antonini. Sono passate le otto di sera quando arriva la la decisione della Consulta sul caso di Marco Cappato, dell'associazione Luca Coscioni, che rischiava fino a dodici anni di carcere per aver accompagnato Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo, il quarantenne milanese tetraplegico, in Svizzera a morire come chiedeva da anni dopo essersi ritrovato dopo un incidente imprigionato in un corpo come una prigione, completamente cieco.