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Cronache
Un pentito sui Moti Reggio Calabria. C’era 'ndrangheta, politica e massoneria
Sarebbe un rapporto lungo e profondo quello che lega politica, massoneria e 'ndrangheta, la più potente mafia italiana.

E ci sarebbero a monte eventi dimenticati che ne segnano i passaggi strategici. 

Il 26 ottobre 1969, la Polizia di Stato fa irruzione in Aspromonte al summit di Montalto, un vertice tra i capibastone della criminalità ancora agropastorale del tempo, per trovare nuovi accordi e capire le strategie del futuro. Un blitz che si trasforma in conflitto a fuoco con coloro che restano in campo mentre altri scappano.

Dopo una sequenza, nella stessa direzione, di altri processi e rivelazioni di ex malavitosi ed ex appartenenti ai Servizi segreti ritenute attendibili, arriva la deposizione del collaboratore di giustizia Stefano Carmelo Serpa, uomo della cosca De Stefano fino agli anni '90. 

Serpa risponde alle domande del pm Stefano Musolino nel processo "Gotha", sui legami tra massoneria e 'ndrangheta. 

 

Al centro della ricostruzione del collaboratore i Moti di Reggio Calabria, i De Stefano (la famiglia che farà fare un salto di qualità all’organizzazione) e quel summit in Aspromonte. Serpi coinvolge nella ricostruzione la destra eversiva di Junio Valerio Borghese, autore di un tentativo di colpo di Stato durante la notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970. Una storia, anche questa, piena di interrogativi e di misteri. Stefano Delle Chiaie, vicino a Borghese, ha sempre smentito la ricostruzione di una vicinanza tra destra eversiva e 'ndrangheta, sostenendo che nel tempo i Servizi abbiano in parte “usato” l’estrema destra italiana. 

 

Per molti intellettuali culturalmente di destra, la rivolta di Reggio Calabria che durò 7 mesi, morti e una strage, fu come scrive Marcello Veneziani “l’ultima insorgenza popolare del Meridione contro il potere centrale, prima che si consegnasse all’apatia o alla criminalità organizzata; fu forse la prima volta che in Italia e nell’Europa libera e democratica scesero per strada contro la popolazione i carri armati, come nei paesi comunisti dell’est. E infine fu l’ultima rivolta di popolo capeggiata dalla destra”.

Il processo "Gotha" vede alla sbarra, tra gli altri, l'avvocato ed ex parlamentare Paolo Romeo (ex esponente del Fuan poi passato al partito socialdemocratico), considerato a capo della cupola massonica della 'ndrangheta.

 

Durante la riunione in Aspromonte si parlò di quanto stava accadendo: l’assegnazione del capoluogo di regione a Catanzaro e la conseguente perdita di centralità di Reggio Calabria con un effetto devastante sulle ‘ndrine locali. Serpa: “tutta la ‘ndrangheta aveva timore che non avrebbe potuto più continuare a fruire di tanti e tantissimi benefici. Non avrebbero mai ceduto il coltello dalla parte del manico a Paolo De Stefano che in quel momento era la persona che più voleva salire i vertici della ‘ndrangheta. Lui era già arrivato ma voleva di più. Da qui nacquero tutti i Moti di Reggio Calabria”.

 

E ancora: “gli ‘ndranghetisti avrebbero dovuto portare nelle piazze la gente, tanto che doveva esserci di lì a qualche giorno in piazza Italia un comizio di Valerio Borghese che poi non si tenne. Garante di questo patto era l’intera cosca dei fratelli De Stefano”. 

Serpa: “I De Stefano erano i garanti del patto tra politica e 'ndrangheta”. 

In quell’equilibrio si iscriverebbero i Moti capeggiati dall’esponente dell’Msi Ciccio Franco, moti su cui la 'ndrangheta mise il cappello. Equilibri spesso momentanei e fragili, come in ogni rivolta popolare della storia, tra soggetti inconsapevoli che vi partecipano e gruppi organizzati che come spesso accade cercano di far pendere a proprio favore le sorti di una vicenda prevalendo sugli alleati. 

 

La 'ndrangheta cavalcò la rivolta di popolo e si sarebbe mossa tra massoneria, Servizi segreti ed eversione, fiutando il vento ma attraverso uomini-cerniera inseriti tra livelli istituzionali e paraistituzionali.

E poi c’è la vicenda dei Barreca, potente clan in seguito decimato anche dalle rivelazioni di Filippo Barreca, uno dei componenti.

"Filippo Barreca era 'socio onorario' dei Servizi Segreti, buona parte delle opere d'arte rubate in Italia sono passate da lui". 

 

 

Serpa ricorda di avere “requisito” un autobus per partecipare a una manifestazione a Villa San Giovanni, e che su quell’autobus salirono Pierluigi Concutelli e Natino Aloi, quest’ultimo con suo zio era in “stretti rapporti”.

“Che rapporti aveva”, ha chiesto il pm Musolino, Natino Aloi con la ‘ndrangheta?”. “Sia Natino che qualsiasi altro politico calabrese aveva rapporti con la ‘ndrangheta, oserei dire hanno ancora, sicuramente oggi le cose sono cambiate, sono molto più attenti”.

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