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Arnault, non solo Lvmh: tutti i numeri della cassaforte di famiglia

Arnault, non solo Lvmh: tutti i numeri della cassaforte di famiglia

Le gesta familiari di un lato e quelle del conglomerato dall'altro. Questa è la sintesi definita da loro stessi: "Lvmh è un gruppo gestito dalla famiglia" (fonte: sito web). Con Bernard Arnault alla guida, uno dei più ricchi del mondo, i numeri sono impressionanti. Il gruppo Lvmh, conosciuto per marchi come Dior, Bulgari, Vuitton, Fendi, Loro Piana, Moët e Chandon, Tiffany, e altri ancora, conta 213.000 dipendenti e un fatturato di 86 miliardi. In borsa, è un gigante da 422 miliardi di capitalizzazione, scrutato quotidianamente da analisti e investitori. La famiglia possiede il 48% del capitale e il 63% dei diritti di voto. Lo scrive l'Economia del Corriere. Tuttavia, se esaminiamo più da vicino le "stanze" della famiglia Arnault, ovvero le sue società private, ci rendiamo conto che siamo ben lontani dai riflettori finanziari: la Financière Agache controlla direttamente Dior-Lvmh, con anche una vera e propria cassaforte, Agache. E in questi due livelli si trova un tesoro "nascosto". I numeri sono sorprendenti, esprimendo una disponibilità diretta, non solo un patrimonio potenziale come quello rappresentato dalla capitalizzazione in borsa. Ci sono 18 miliardi liquidi, immediatamente disponibili (al netto delle tasse) sotto la voce "utili distribuibili". E poiché la Financière Agache è interamente di proprietà della famiglia, quei 18 miliardi possono essere distribuiti rapidamente. È difficile, se non impossibile, trovare altre famiglie così ricche, senza considerare la leva finanziaria che potrebbero attivare.

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Ma come ha concluso Bernard Arnault una delle operazioni immobiliari più discusse di Milano degli ultimi tempi? Guardando da vicino l'impianto finanziario della compravendita, emerge la centralità che Arnault ha dato all'operazione e ai suoi futuri sviluppi: è stato lui ad acquistare, non il gruppo Lvmh. È stato Antonio Belloni, direttore generale del gruppo e uomo fidato di Arnault, a prendere in mano il dossier. Si tratta di un pezzo unico per storia e lusso, ingredienti chiave per l'impero di Arnault. La storia e l'arte sono palpabili nelle mura della dimora privata nel centro di Milano, restaurata negli anni '20 dall'architetto Piero Portaluppi. Questa villa è stata donata da Ludovico il Moro nel 1490 al suo cavaliere Giacometto di Lucia dell'Atella, da cui prende il nome. Ciò che la rende unica è il vigneto adiacente, regalato da Ludovico il Moro a Leonardo otto anni più tardi. La villa è stata acquistata poco prima di Natale da Arnault dalle famiglie proprietarie, i Castellini Baldissera e Piero Maranghi, per un valore di 54 milioni.

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L'operazione è stata gestita da Antonio Belloni, direttore generale di Lvmh, il quale si è recato personalmente nello studio legale Advant Nctm per prendere le redini di Casa Atellani. La proprietà è stata trasferita al 100% alla società Primula, intestata alla Sanderson International, una sussidiaria diretta di Agache commandité. Questo affare porta direttamente in casa Arnault, senza coinvolgere la Financière Agache che governa il gruppo del lusso. Arnault sottolinea la sua visione, ammirando Apple ma assicurando che il champagne Dom Pérignon sarà sempre apprezzato. Ecco dunque come la famiglia Arnault continua a plasmare il mondo del lusso con le sue imprese imponenti e i suoi affari strategici.






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