Economia
Bnl, 600 dipendenti ceduti: uno su tre è disabile o caregiver. "Siamo un peso"

La “buona banca” replica: "Nessun lavoratore perderà il posto di lavoro"
Le storie dei lavoratori fragili “ceduti”
A dare volto e vita a questa vicenda, ci sono le storie di alcuni dei dipendenti coinvolti nella “cessione”, che il comitato ha raccolto e inviato a papa Francesco. Storie che danno il senso dell'impatto che tale operazione avrà sulle vite concrete di queste persone. “Sono Gianluca, ho 58 anni, usufruisco della 104 per assistere mia moglie affetta da sclerosi multipla (primaria progressiva). Abbiamo due figli, il maggiore di 22 anni, l’altro di 17. Il passaggio ad Ast, oltre a creare ansia e frustrazione, di concreto potrebbe generare anche un notevole disagio per il fatto che raddoppierà e oltre per me il tempo di trasferimento da casa al luogo di lavoro: dovrò dedicare tre ore e mezzo circa fra andata e ritorno, a meno che non mi propongano altre soluzioni! Tempo prezioso che dovrò distogliere dal dare aiuto a mia moglie!”. Maria ha 53 anni, è sposata e ha due figli: “Mi sono ammalata di leucemia mieloide cronica con stato ansioso-depressivo nel 2005 e da allora faccio una chemioterapia giornaliera. La notizia dell’esternalizzazione, messa in atto dalla Banca Nazionale del Lavoro, ha notevolmente accentuato le mie crisi di ansia. Sono spaventata che tutto ciò possa far evolvere la mia malattia in peggio”.
Silvia ha 45 anni, è sposata e ha due figlie: “Appartengo alla categoria protetta degli orfani di servizio, sono mamma di una ragazza minorenne disabile in condizione di gravità e sono stata riconosciuta disabile per infortunio sul lavoro. Non so ancora in che sede presterò servizio dopo l'esternalizzazione che avverrà il 2 maggio e questa situazione di incertezza e di precarietà mi sta provando e logorando psicologicamente e fisicamente, aggravando le patologie di cui soffro e privando i miei cari della serenità che meritano”. Sarà “ceduta” anche Elena, che ha 66 anni e ha avuto quattro tumori. “Due melanomi uno al seno con chemio e radio ed altre vicissitudini e ultimo all'utero procurandomi tanti problemi. Ho anche subito un'operazione alla schiena. Ho due placche alle vertebre per poter stare in piedi”.
E poi c'è Fabiola, 60 anni, “un'infanzia infelice a seguito di una grave malattia. All’età di sei anni le fu diagnosticata una leucemia. Molti anni di cure. Ricordo molte sale di ospedale e un papà molto presente che a causa del forte dolore è morto giovane. Sposata con un uomo molto buono malato di cancro che fa terapie oncologiche. Io soffro di una grave patologia autoimmune invalidante. Non dormo da quando circa 3 anni fa ho subìto vessazioni da parte di un responsabile e da allora sono sotto cura di uno psichiatra. Prendo molti farmaci. Non posso né guidare e ne prendere autobus. Ora che ho saputo dell’esternalizzazione la mia vita è un incubo. Possibile che dopo 39 anni di banca devo subire anche questa incresciosa ingiustizia? Anche io ho diritto di essere serena e felice”.
Pietro, 57 anni anni, sarà trasferito a oltre 30 chilometri da dove lavora adesso: “Ho una figlia disabile al 100% per un ritardo mentale, mia moglie è cardiopatica e ha avuto un tumore all’utero che le è stato asportato. Anch’io portatore di Cpap per apnee notturne e long covid. Mi sposto da Roma Tiburtina a Roma Torrino: 36 chilometri”. Infine, tra i tanti c'è Antonello, “44 anni, un’ipovisione gravissima dovuta a retinoschisi e distacco della retina. Anche mia moglie è ipovedente grave e ha altre patologie. Con l’esternalizzazione sarò costretto ad affrontare tutti i giorni i pericoli della strada”.
L'istituto, interpellato da Redattore Sociale, replica e assicura: "Nessun lavoratore perderà il posto di lavoro, né alcuno dei requisiti attuali. E nessun criterio discriminatorio è stato applicato nella scelta dei lavoratori che, va chiarito, saranno ceduti a una grande azienda, nella piena garanzia e tutela dei loro diritti".