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Economia
Boom bollette. Atto d’accusa della Fondazione Hume: “Aspettano che falliamo?”

Un accordo fra lobby dietro l’aumento dei prezzi del gas? Ecco perché il boom dei prezzi non è solo una speculazione

Gli aumenti delle bollette dipendono dalla vertiginosa crescita del prezzo del gas.

A inizio 2021 il gas naturale mondiale era quotato 3 dollari a MWh mentre il TTF, il mercato virtuale per lo scambio del gas naturale con sede in Olanda (principale mercato di riferimento per lo scambio del gas in Europa) quotava a 20 euro a MWh. Ci sono a confronto grandezze diverse, non comparabili, ma teniamo questa differenza di base: 3 contro 20. Un dollaro poi vale oggi 0,98 euro, quindi sono monete pressoché equivalenti.

Ebbene negli USA e in Giappone il gas naturale, al suo picco massimo, è salito a 9 dollari, cioè si è triplicato il prezzo iniziale, mentre il TTF olandese è salito a 220 euro. Il prezzo si è moltiplicato per 11 volte (oggi è sceso a 190 euro). 

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Se poi mettiamo a confronto il dato attuale con quello di maggio 2020 la differenza è ancora piu marcata perché il gas naturale nel mondo è salito da 1,5 a 9 dollari (si è moltiplicato 6 volte) mentre il TTF olandese è passato da 4 euro a 220 euro, (si è moltiplicato 55 volte!).

"Una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini". Così la descrisse a marzo il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Le sue parole fondate sono però rimaste inascoltate.

Cingolani aggiunse anche sul gas che "è necessario stabilire un prezzo massimo oltre il quale gli operatori europei non possono andare, è fondamentale. Chiunque esporta gas non può fare i conti senza l'Europa: serve un tetto massimo per il prezzo del gas, un costo appetibile da non affossare il mercato; si può discutere intorno ad una cifra di 80 euro megawatt/ora che è già il doppio di quanto pagavamo un anno fa". Sottolineando che se lo fa uno Stato da solo è un mercato troppo piccolo; se lo fa la Ue no. "E se fisso il prezzo del gas, fisso anche il prezzo per l'energia elettrica".

Gli esperti concordano da varie latitudini del mondo che non siamo di fronte a delle speculazioni ma a qualcosa di diverso, una sorta di cartello tra soggetti attivi sul mercato. 

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“L’ipotesi”, spiega Mario Menichelli sul sito della Fondazione Hume, “è che alcuni potrebbero aver fatto ‘cartello’, intervenendo come ‘mani forti’ con acquisti sul mercato TTF, facendo così salire vertiginosamente il prezzo della materia prima (lucrando così poi su quella acquistata con contratti pluriennali low-cost). Il possibile ‘movente’? Ripianare le perdite... Si tratta solo di una ipotesi ma, come si dice, ‘a pensar male si fa peccato…’”.

La Fondazione Hume non è certo un covo di estremisti ma un contesto di intellettuali che vuol portare maggiori elementi di liberalismo nel circuito della politica e dell’informazione italiana, inteso in senso classico, che cioè non limiti le libertà individuali. L’articolo molto complesso e puntuale di Menichelli spiega i dettagli dei motivi dell’esplosione guidata dei prezzi.

“La leva di tutti gli aumenti delle bollette sta nel prezzo del gas che in in Italia contribuisce alla produzione nazionale di energia elettrica per circa il 50%”, racconta Menichelli, “sono tre i prodotti energetici base (petrolio, gas naturale e carbone)”. “Nell’arco temporale di circa un anno e mezzo coperto dal grafico dell’OCSE, se si guardano i picchi massimi raggiunti, si vede che il prezzo del petrolio è raddoppiato, il prezzo del carbone è quadruplicato, mentre il prezzo del gas naturale è aumentato di ben 18 (sì, diciotto) volte! Un aumento 'senza senso', come si vede già solo dal confronto con le altre due fonti energetiche (giova ricordare che, all’interno dei giacimenti, il petrolio – da cui si ricavano i carburanti – e il gas naturale sono associati)”.

E ancora: “Occorre notare che, se l’aumento assurdo del prezzi spot TTF fosse legato alla crisi ucraina, non solo si sarebbe riflesso anche su altri mercati extra UE, ma soprattutto non ci sarebbe stato un repentino crollo proprio quando la suddetta crisi era ancora in una fase iniziale che poi è andata, nelle settimane successive, decisamente peggiorando. Quello osservato non è l’andamento dei prezzi che ci si aspetta di vedere in tale situazione. Dunque, la situazione geopolitica potrebbe essere solo una ‘foglia di fico’”.

La Fondazione prova anche a tracciare possibili misure per contenere la situazione. Nel complesso mercato dell’energia si potrebbero regolare i processi di formazione dei prezzi con interventi puntuali delle Authority, come quello di diversificare e aumentare il numero di operatori e fornitori. Ma le Authority non intervengono a causa dei numerosi conflitti di interessi esistenti.

Andrebbero “rapidamente rivisti i meccanismi adottati per la fissazione dei prezzi dell’energia sulla Borsa elettrica, giacché tali prezzi sono basati sulla sola produzione elettrica con impianti a gas naturale e non, come sarebbe logico, tenendo conto anche del costo di funzionamento delle altre fonti più economiche la cui energia è venduta sulla Borsa elettrica, che nel caso delle rinnovabili (fotovoltaico, eolico idroelettrico, etc.) è quasi nullo. Tutto ciò garantisce lauti guadagni a chi produce energia con tali fonti, che si ripercuotono però, ora più che mai, sulle tasche degli Italiani”.

Ci si aspetterebbe interventi strutturali e non misure spot. Invece si va in tutt’altra direzione

“Cioè si aspetta”, si chiedono dalla Hume “che siano prima fallite intere filiere dell’industria manifatturiera nazionale per poi (forse) intervenire ‘a babbo morto’? Sembra incomprensibile che l’Autorità, in pieno svolgimento di una crisi di tale portata, continui a difendere il ‘Mercato’ e lo status quo. Come al solito, quanto accaduto con l’AIFA nella pandemia sembra tristemente ripetersi, la parola d’ordine è la stessa: ‘Lasciate che il medico che vi ha fatto ammalare continui a curarvi!’. Lascio quindi al lettore la risposta alla domanda se le authority che dovrebbero tutelare i cittadini lo facciano davvero o tutelino, invece, le lobby”.

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