Economia
Carige, Credem si sfila. Ipotesi fondi. La grana dei bancari per i commissari
Per la banca ligure commissariata dalla Vigilanza si fa sempre più probabile l'ipotesi stand-alone con il controllo ad un fondo
BlackRock, Varde Partners, Apollo Global Management, Attestor Capital e Bridgepoint. Si fa sempre più concreta l'ipotesi fondo d'investimento sul modello Banca Intermobiliare per la commissariata Carige, istituto per cui lo Stato ha varato un piano di salvataggio nel caso in cui non dovesse andare in porto la soluzione di mercato con l'aumento di capitale da 630 milioni. Cifra da coprire per metà attraverso la conversione in azioni del bond da 320 milioni sottoscritto dallo schema volontario del Fondo interbancario e per l'altra metà da una banca, interessata a un'aggregazione, o da un fondo di private equity che potrebbe puntare alla banca e agli Npl (per ora solo prenotati dalla società pubblica Sga), ipotesi a cui la Bce, secondo i rumors, non avrebbe opposto contrarietà in caso di acquisizione del controllo (purchè solido e qualificato, sulla base di un piano industriale attuato con una governance definita).
Dopo le continue indiscrezioni circolate su un suo interessamento con tanto di presentazione di offerta non vincolante, Credem ha scoperto le carte facendo sapere al mercato di non essere interessata alle nozze - caldeggiate dalla Bce - con il gruppo ligure, nonostante sulla carta l'aggregazione sia percorribile, almeno dal punto di vista della contiguità territoriale che non genererebbe sovrapposizioni di filiali.
I dubbi sono piuttosto sulla vantaggiosità della fusione per il Credito Emiliano che si è sempre mosso puntando sulla crescita organica e non per acquisizioni. Poco prima del comunicato del Credem, gli analisti di Equita Sim avevano fatto i conti in tasca alla banca guidata da Nazzareno Gregori con la radiografia dell'operazione.

Secondo Equita infatti "l'execution risk è molto elevato e dai ritorni incerti, in primis nella prospettiva di dover normalizzare il funding di Carige sia in ottica statica che dinamica, il profilo di rischio di Carige, anche post cessione dei non performing loan, non è coerente con il Dna di Credem e un`eventuale acquisizione potrebbe inoltre portare a peggiorare la percezione di rischio della stessa banca emiliana". Quindi, concludono gli esperti di Equita, "in uno scenario puramente teorico di acquisizione di Carige - al termine dell'aumento di capitale e della cessione di 2,2 miliardi di sofferenze - l'indice patrimoniale Cet1 di Credem scenderebbe a 10.7% (da 12.9% nel 2019) e l`NPE ratio salirebbe da 4% a 5.8%". Insomma, numeri non coerenti con una creazione di valore tale da giustificare il rischio di esecuzione.
Entro metà aprile dovrebbero arrivare le offerte vincolanti in modo da consentire di approvare un'aggregazione entro giugno come richiesto dalla Vigilanza dell'Eurotower. Poche settimane ancora e si saprà se per la banca ligure riuscirà il tentativo privato o se, da aprile in poi, si apriranno i lavori per il salvataggio da parte dello Stato.
C'è un altro fronte problematico per i tre commissari Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener chiamati dalla Bce a tirare fuori le castagne dal fuoco a Genova. Ovvero quello degli esuberi. Nel nuovo piano industriale, Carige ha dichiarato 1.050 esuberi e la chiusura di 100 filiali che, secondo il Ceo Innocenzi, potrebbero risolversi anche sfruttando le "possibilità previste da quota 100".
Dopo il salvataggio privato, che a questo punto pare contemplare solo l'opzione fondo private, partiranno le trattative con i sindacati sul personale in esubero e sui risparmi da realizzare abbattendo il costo del lavoro. Con la chiusura dei 100 sportelli sulla rete c'è il rischio che i commissari chiedano forti sacrifici ai bancari in termini di mobilità, opzione a cui le sigle di rappresentanza dei lavoratori opporrebbero resistenza.