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Economia
Confindustria, Boccia rinvia il voto. Partono i mal di pancia al Nord

Vincenzo Boccia prende carta e penna e dopo una lettera del presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti a lui inviata (con in copia la direttrice generale Marcella Panucci e il segretario generale Federico Landi), in cui gli imprenditori lombardi sottolineavano l’importanza di non rimandare il Consiglio generale del 16 marzo per non aggiungere “altri elementi di incertezza” al difficile momento, rinvia la riunione del Consiglio generale il 16 aprile.

I mittenti della lettera, che Affaritaliani.it ha potuto consultare e che pubblica in esclusiva in fondo, sono i membri del Consiglio generale, i “Saggi”, i Probiviri, i Revisori, il Consiglio di indirizzo etico e i presidenti delle associazioni territoriali invitati in Consiglio.

“La delicata situazione che il Paese sta vivendo, che tutti noi stiamo vivendo, coglie il Sistema - scrive Boccia - in un momento di particolare sensibilità: questo ci impone più di sempre senso di responsabilità e consapevolezza delle priorità. Come sapete, il Consiglio Generale del prossimo 26 marzo è chiamato a designare il nuovo Presidente di Confindustria. Trattandosi di una votazione che riguarda persone, le nostre regole interne sono tanto chiare quanto inderogabili nell’imporre la modalità di voto a scrutinio segreto. I diversi provvedimenti finora adottati dal Governo per contenere l’emergenza epidemiologica sono ispirati a una precisa ratio di fondo: limitare il più possibile gli spostamenti delle persone e, al tempo stesso, i contatti ravvicinati tra le stesse, tanto da arrivare a vietare qualsiasi forma di assembramento, nonché a sospendere manifestazioni ed eventi di varia natura. Confindustria non può certamente fare eccezione”.

“Per difendere i valori e i principi del nostro sistema confederale - conclude il presidente di Confindustria - ritengo necessario quindi rinviare in via del tutto eccezionale al prossimo 16 aprile la riunione del Consiglio Generale per la designazione del nuovo presidente”. Se alcuni vedono di buon occhio la scelta per emergenza in atto, molti altri, specialmente fra gli industriali del Nord, riterrebbero invece opportuno andare avanti con le date stabilite, per due motivi.

Il primo: non sarebbe un bel segnale nei confronti del mondo delle imprese, che già deve affrontare le incertezze relative alle misure prese nell'ultimo periodo per fronteggiare l'epidemia di coronavirus e le loro conseguenze sull’economia. Il secondo: la decisione di Boccia viene letta, dicono forse le malelingue, come strumentale per fornire tempo alla sua vice, Licia Mattioli per avere altro tempo a disposizione e provare a ribaltare così una situazione che ai nastri di partenza del consenso la vede in forte svantaggio nei confronti del presidente di Assolombarda Carlo Bonomi che ha già la maggioranza assoluta dei voti assembleari. 

Dopo la lettera di Bonometti, dal Nord infatti arrivano i mal di pancia e gira aria di fronda, anche perché la segretezza del voto potrebbe essere ugualmente rispettata con altre modalità e qualcuno addirittura agita lo spettro della secessione. "Secondo me ci sono ancora tutti gli elementi per votare come previsto il 26 marzo. E' possibile avere un voto garantito, che tuteli la segretezza. E poi non è detto che a metà aprile questa situazione sia risolta”, spiega all'Agi Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Pordenone.

 

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