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Economia
Confindustria, questa fusione non s'ha da fare: no di Lecco-Sondrio a Bergamo

Anche gli industriali nel loro piccolo si arrabbiano. E molto: le confindustrie territoriali di Lecco e Sondrio hanno bocciato la fusione con la più blasonata Confindustria Bergamo, una decisione che stoppa il processo di consolidamento interno fra le associazioni territoriali della confederazione italiana degli imprenditori innescato dalla riforma Pesenti varata nel 2013 sotto la presidenza Squinzi. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, il consiglio generale di Confindustria Lecco e Sondrio si è messo di traverso al progetto di aggregazione disegnato dal presidente Lorenzo Riva con la territoriale di Bergamo, un piano che è stato bloccato in zona Cesarini dagli iscritti e che a quanto pare fa finire sul bancone degli imputati lo stesso Riva per cui qualcuno ora ipotizza le dimissioni.

Sembra infatti che nelle pieghe degli accordi fra i due presidenti (l’altro è Stefano Scaglia) delle territoriali sia stato previsto, sul modello della nordestina Confindustria Veneto Centro, l’assegnazione della presidenza per i primi due anni della macro associazione risultante dall’accorpamento al numero uno di Lecco e Sondrio. Ma ciò che ha principalmente giocato un ruolo nel far naufragare le nozze sono stati i timori degli associati (che citano come esempio l’aggregazione Modena-Bologna in cui la prima è finita “per essere inglobata”, si denuncia, dalla seconda) è di veder annacquare l’identità, il legame con il territorio, ma soprattutto la perdita di referenti e di celerità nell’erogazione dei servizi da parte di una confederazione che sarebbe finita invece per ruotare attorno alla potente confindustria orobica.

Assieme alla meneghino-brianzola Assolombarda che nell’ultima tornata elettorale ha espresso il presidente nazionale Carlo Bonomiì, Confindustria Bergamo è territoriali più blasonate del sistema dell'Acquilotto. Fra le critiche al progetto di aggregazione, anche i veleni sul ricco patrimonio immobiliare di Lecco-Sondrio che farebbe gola a Bergamo. Alcune fonti riferiscono che, vista l’opposizione quasi plebiscitaria al progetto, i vertici della territoriale hanno preferito non mettere ai voti finali la fusione che avrebbe assunto anche il significato di una sfiducia. 

La sollevazione fa rumore nel sistema Confindustria perché a scorrere il libro degli associati di entrambe le territoriali che avrebbero dovuto convolare a nozze ci sono grandi nomi dell’imprenditoria italiana, alcuni iscritti a più associazioni per la presenza di diversi stabilimenti in molte aree territoriali: Marcegaglia, Pasini, Ferrarini, Galbusera, Vismara e Pini a Lecco-Sondrio e Bombassei, Rocca, Pesenti e Percassi a Bergamo.

La riforma Pesenti, che aveva modificato lo statuto della Confindustria, era stata varata in Viale dell’Astronomia nel 2013 con l'obiettivo di razionalizzare i servizi, tagliare i costi e, soprattutto, dare maggiore rappresentatività in sede nazionale alle istanze locali nelle decisioni che contano, come anche quella dell'elezione del presidente nazionale. Processo che aveva innescato una lunga stagione delle fusioni territoriali che ha coinvolto tutte le regioni.

(Segue...)

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