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Economia
Covid, grandi marchi e consumi quotidiani: i favoriti dai nuovi stili di vita

Covid, le sfide aziendali sui larghi consumi 

La pandemia oltre ad aver travolto la vita lavorativa, le abitudini quotidiane e i progetti futuri di molti italiani, ha inciso particolarmente anche sul versante dei consumi abituali, immergendo tante persone in una "nuova normalità di consumo". Con questa seconda ondata, a differenza della prima di Marzo, molte aziende si trovano in qualche modo più preparate alla morsa del virus: non si vedono più file ai supermercati, scaffali vuori, scenari di "guerra". Anche le industrie si sono attrezzate per coprire i buchi dello scorso lockdown. 

Ma le sfide in campo a cui le azionde sono chiamate a fronteggiare sono ancora molte. Secondo uno studio di McKinsey, riportato su Repubblica e dedicato ai produttori di beni di largo consumo, otto dirigenti aziendali su dieci (il 79%) affermano che la crisi "avrà un impatto duraturo sulle esigenze dei loro clienti nei prossimi cinque anni". A fronte di questa consapevolezza diffusa però "meno del 30% ritiene che le proprie aziende siano ben attrezzate per affrontare tali cambiamenti, e solo il 10% crede di essere ben attrezzato per perseguire una nuova crescita".

Covid, i settori favoriti dai nuovi stili di vita 

La prima sfida è capire cosa di questa crisi rimarrà a lungo nelle abitudini di consumo. Secondo quanto riportato da Repubblica, la prima evidenza è che in molte categorie, una buona fetta dei consumatori si è lanciata nel testare nuovi tipi di prodotti. Una prova per tutte: la ricerca sui motori del web dei termini "at home workouts", che rimanda alla sfera dell'attività trasferita tra le mura domestiche, è esplosa del 50% su anno. Ciò apre praterie agli operatori del fitness professionali, ai produttori di vestiario e di apparecchi dedicati. Non è l'unico trend rintracciato: "C'è una rinascita dei grandi brand a livello globale, perché i consumatori stanno scegliendo maggiormente marchi di cui possono assolutamente fidarsi (Stati Uniti, 55% dei consumatori; 48% in Germania e 52% nel Regno Unito; 89% in Cina e 77% in India); infine, i consumatori restano a casa, poiché il prolungato allontanamento fisico ha incoraggiato una mentalità da consumatore mobile: l'80% dei consumatori riferisce di esperienze sicure, facili e convenienti nei canali DTC (direct to consumer)".

La ricerca infine indica quattro priorità per i beni di largo consumo: in primis, concentrarsi sui brand principali e semplificare gli sforzi lungo tutto il portafoglio. In secondo luogo bisogna rivedere le pipeline di sviluppo dei prodotti e di ampliamento delle linee esistenti. I lanci programmati sono i primi destinati a saltare, a differenza del passato conviene concentrare tutte le risorse su nuovi prodotti piuttosto che sull'allargamento delle linee già esistenti. Il canale diretto deve esser battuto a ogni costo, accelerando la valutazione e i test delle soluzioni DTC; infine è necessario sfruttare nuovi modi di lavorare, compreso il digitale, per accelerare il processo di sviluppo.

 

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