Economia
Allarme crescita, il Fmi taglia le stime sull'economia mondiale

L'economia mondiale rallenta. La Cina arranca e l'Eurozona fatica a rialzare la testa nonostante gli interventi costanti della Banca centale europea. Abbastanza perché il Fondo monetario internazionale tagli le stime di crescita avvertendo che "i rischi restano al ribasso", un leit motiv che unisce tutti i banchieri centrali, da Mario Draghi e Janet Yellen. In sostanza le prospettive di crescita dell'economia mondiale si sono "indebolite" e la ripresa sarà "più graduale" di quanto previsto, in particolare nei mercati emergenti e nei Paesi in via di sviluppo.
Il giudizio è stato messo nero su bianco nell'aggiornamento del Rapporto sull'economia globale del Fondo monetario internazionale secondo cui "i rischi per le previsioni globali restano orientati verso il basso e collegati agli aggiustamenti in atto: un generalizzato rallentamento delle economie emergenti, il riequilibrio della Cina, il calo dei prezzi delle materie prime e la graduale uscita da condizioni monetarie straordinariamente accomodanti negli Stati Uniti".
Di qui la decisione degli economisti del Fondo di rivedere al ribasso le stime pubblicate a ottobre. In particolare, i tecnici di Washington prevedono ora che l'economia mondiale crescerà del 3,4% quest'anno e del 3,6% il prossimo, lo 0,2% in meno rispetto a quanto previsto nell'autunno scorso. Le economie avanzate viaggeranno invece a un ritmo del 2,1% sia nel 2016 che nel 2017, con una limatura dello 0,1%.
L'Europa prosegue lunga la sua strada alla ricerca di una lenta ripresa: il Fmi vede il Pil in progressione dell'1,7% a fine anno (+0,1 punti percentuali rispetto alle stime di ottobre), mentre per il 2017 la previsione al +1,7% è confermata. Tagliate, invece, le stime per gli Stati Uniti che cresceranno del 2,6% nel 2016, -0,2 punti percentuali, e nel 2017, -0,2% punti percentuali. Confermate, invece, le stime di crescita per l'Italia al +1,3% nel 2016 e al +1,2% nel 2017.
All'orizzonte non mancano i rischi. Il Fondo ne elenca quattro in particolare: un rallentamento più forte del previsto in Cina (crescita stimat al 6,9% nel 2016 e al 6% l'anno prossimo), un ulteriore apprezzamento del dollaro e condizioni di finanziamento più strette che potrebbero accentuare le vulnerabilità dei mercati emergenti, un improvviso accesso di avversione al rischio, un escalation delle tensioni geopolitiche. "In questo quadro globale, con il rischio di una persistente bassa crescita per un lungo periodo", i tecnici del Fondo sottolineano "l'urgente bisogno di rafforzare la crescita reale e potenziale attraverso un mix di sostegno alla domanda e riforme strutturali" che rimangono "cruciali". Rilanciare la crescita, avvertono, deve essere "la priorità".
Nelle economie avanzate, dove i tassi d'inflazione sono ancora ben al di sotto dei target fissati dalle banche centrali, "politiche monetarie accomodanti rimangono essenziali". E dove le condizioni lo consentono, suggerisce ancora il Fondo, "la politica di bilancio di breve termine dovrebbe sostenere maggiormente la ripresa, attraverso investimenti in grado di aumentare il capitale produttivo futuro". Dove invece è necessario rimettere ordine nei conti, il risanamento "dovrebbe essere orientato alla crescita e fondato su principi di equità". Nei paesi emergenti e in via di sviluppo, i governi dovrebbero "guidare l'attività verso nuove fonti di crescita". Ciò, conclude il Fondo, consentirebbe anche di accelerare la convergenza verso livelli di reddito in linea con quelli delle economie avanzate.
"In Europa - conclude il Fmi - dove il flusso di migranti rappresenta una sfida e un test per il sistema politico, sono necessarie azioni per sostenere l'integrazione dei migranti nella forza lavoro, allentando i timori sull'esclusione sociale e i costi di bilancio di lungo termine. Ma anche per sbloccare i potenziali benefici economici di lungo termine del flusso dei migranti".