Dalla guerra commerciale a Iran-Israele, Usa in subbuglio nell'era Trump. Ecco perché i dazi non hanno ancora fatto aumentare l'inflazione - Affaritaliani.it

Economia

Dalla guerra commerciale a Iran-Israele, Usa in subbuglio nell'era Trump. Ecco perché i dazi non hanno ancora fatto aumentare l'inflazione

Il commento di Raphael Olszyna-Marzys, International Economist di J. Safra Sarasin

Gli economisti sono quasi unanimi nel loro giudizio: i dazi aumentano i prezzi e frenano l'attività economica. Tuttavia, l'inflazione è rimasta contenuta sia ad aprile che a maggio. Ancora più inaspettato è stato il fatto che i prezzi dei beni core siano rimasti invariati lo scorso mese. Come si spiega questa apparente contraddizione?

Rileviamo tre forze interconnesse in azione: una domanda più debole, pressioni sui margini di profitto e divergenze negli scambi commerciali.

Nonostante la debolezza dei beni core, vi sono segnali che i dazi si stanno ripercuotendo su alcune categorie particolarmente esposte. I prezzi di articoli quali materiali per pavimentazione, elettrodomestici, attrezzature domestiche e prodotti audiovisivi hanno registrato un aumento.

In particolare, i prezzi delle apparecchiature audio sono aumentati dell'1,6% a maggio, dopo un aumento dell'8,8% ad aprile. Questi beni avevano precedentemente registrato un calo dei prezzi, indicando il ruolo della deflazione cinese e della competitività dei prezzi nel contenimento dei prezzi al consumo negli Stati Uniti.

Infatti, i prezzi delle importazioni dalla Cina hanno registrato una tendenza al ribasso.

 

Altre forze, tuttavia, agiscono in direzione opposta, contenendo l'inflazione dei beni. I prezzi delle automobili, ad esempio, sono diminuiti a maggio: le auto usate hanno registrato un calo dello 0,5%, quelle nuove dello 0,3%. Ciò riflette probabilmente un eccesso di scorte, poiché le aziende si sono affrettate a importare merci prima dell'introduzione dei nuovi dazi. I dati sulle importazioni confermano che le imprese hanno anticipato le spedizioni nel primo trimestre.

 

Con l'indebolimento della domanda dei consumatori, i rivenditori sembrano smaltire le scorte pre-dazi ai vecchi prezzi. I prezzi alla produzione sono diminuiti dello 0,5% in aprile, trainati da un calo dell'1,6% dei margini al dettaglio e all'ingrosso. I margini per i macchinari e i veicoli hanno registrato un calo ancora più marcato, pari al 6,1%.

 

Il basso livello dell'inflazione dei servizi suggerisce inoltre che le famiglie stanno riducendo la spesa. Ciò riflette probabilmente l'incertezza piuttosto che una debole crescita dei redditi. Il reddito reale da lavoro è aumentato a un ritmo annualizzato del 2,6% negli ultimi tre e sei mesi, ben al di sopra della media a lungo termine dell'1,9%.

 

Nonostante l'aumento dei dazi, le entrate effettive del governo derivanti dai dazi sono state relativamente modeste. Gli introiti tariffari sono aumentati a 19,3 miliardi di dollari ad aprile, dai 6,8 miliardi di febbraio, con un'aliquota effettiva del 7%, in aumento rispetto al 2,3%. Questo dato rimane ben al di sotto dell'aliquota tariffaria media del 30% circa in vigore per la maggior parte del mese di aprile, determinata dai dazi del 140% sui prodotti cinesi.

Ciò riflette, in parte, il fatto che gli esportatori cinesi hanno dirottato le merci attraverso paesi terzi per evitare dazi elevati. Anche condizioni di pagamento flessibili, lo stoccaggio in magazzino (dove i dazi non sono dovuti fino alla partenza delle merci) e altre forme di elusione contribuiscono a spiegare il calo delle entrate doganali.

È improbabile che questo andamento molto favorevole dell'inflazione possa durare. Le scorte di beni a basso costo finiranno per esaurirsi. Il numero di navi mercantili in arrivo nei porti statunitensi è diminuito drasticamente negli ultimi 30 giorni. Con l'esaurirsi delle scorte, le merci depositate nei magazzini dovranno passare attraverso la dogana.

E con il persistere dei dazi, è probabile che una parte maggiore dei costi venga trasferita sui consumatori. Infatti, i margini dei grossisti e dei rivenditori sono aumentati dello 0,4% a maggio, invertendo gran parte del calo registrato nel mese precedente. Secondo i dati del “Daily Treasury Statement” e del Penn Wharton Budget Model, i dazi riscossi a maggio sono aumentati del 40% rispetto ad aprile.

Inoltre, gli Stati Uniti hanno segnalato ai propri partner commerciali, in particolare quelli dei Paesi ASEAN, che prevedono controlli più severi sui trasbordi dalla Cina. Qualsiasi accordo commerciale futuro richiederà prove concrete, come controlli più rigorosi sui certificati di origine.

In che misura i dazi potrebbero incidere sull'inflazione quest'anno? Sulla base dei flussi commerciali del 2024, l'aliquota tariffaria effettiva, alla data odierna, è aumentata di quasi 13 punti percentuali, passando dal 2,5% dello scorso anno all'attuale 15,5% circa. Ipotizzando un trasferimento completo sui prezzi all'importazione e che metà dell'aumento sia assorbito dai margini mentre l'altra metà ricada sui consumatori, stimiamo che i dazi aumenteranno i prezzi dello 0,7% quest'anno.

Ciononostante, tale cifra dovrebbe essere considerata come un limite massimo. Gli importatori e gli esportatori continueranno probabilmente a cercare modi per ridurre il loro carico tariffario. È possibile che l'onere dei costi venga assorbito in misura maggiore di quanto ipotizzato. Si tratta inoltre di una stima di equilibrio parziale, che non tiene conto delle forze di compensazione che continuano a frenare l'inflazione.

LEGGI LE NOTIZIE DI ECONOMIA