Economia
Donnet contro i pattisti: "Generali non è proprietà di alcuni imprenditori”

Il ceo del colosso assicurativo in audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche: “Un’alleanza con Unicredit? Inutile”
Donnet: “Generali non deve essere proprietà di alcuni imprenditori o famiglie”
Non accenna a scemare la tensione all’interno di Generali. Oggi è il turno di Philippe Donnet, il ceo appena confermato per il terzo mandato dall’assemblea dello scorso 29 aprile. Il manager, in audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. L’inizio è stato decisamente soft, con Donnet che ha raccontato, con orgoglio, i risultati ottenuti sotto la sua gestione. Negli ultimi mesi e anni Generali ha ottenuto "risultati positivi" e "il giudizio del mercato ha riconosciuto la qualità della nostra gestione finanziaria" ha detto il manager. Tanto che negli ultimi mesi "Generali ha costantemente sovraperformato il mercato e i concorrenti. Siamo leader dell'assicurazione in Europa, con premi per quasi 70 miliardi di euro, mentre i nostri concorrenti Allianz e Axa ne hanno per 55 miliardi. Questa è una forza e negli ultimi anni abbiamo lavorato per rafforzare la nostra presenza in Europa", ha spiegato il manager.
E negli ultimi sei anni "abbiamo implementato con successo due piani strategici: il primo di turn around", che ha incluso una strategia per l'asset management, e il secondo di "ottimizzazione. Abbiamo lavorato sulla crescita dei premi e degli utili e abbiamo ridotto l'indebitamento, investendo 3 miliardi di euro sulle acquisizioni", ha sottolineato.
L’attacco a Caltagirone e Del Vecchio
Ma la pace è durata poco. Non si è fatto attendere infatti un attacco diretto e per certi versi inusuale per un manager solitamente posato. Un’accusa neanche troppo velata ai “pattisti”, cioè a Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio che comunque rimangono azionisti con una quota del 10% ciascuno. "Generali è importante per il Paese e non deve essere proprietà di alcuni imprenditori o famiglie. È un bene di tutti e non proprietà di alcuni" ha detto il manager. "Ci sono gli azionisti, non ci sono gli azionisti buoni e quelli cattivi. E poi gli azionisti votano in assemblea. Il consiglio di amministrazione rappresenta tutti gli azionisti, che nella mia visione sono tutti ugualmente importanti e buoni. Il mio interlocutore è il cda e non do giudizi sull'azionista straniero cattivo e quello italiano buono" aggiunge il ceo.
I pericoli per la società non vengono dall’estero
"Non c'è realtà" nel presunto interesse di gruppi assicurativi francesi per Generali. “È un'invenzione, una fantasia. L'interesse di società francesi non esiste" ha chiosato il ceo. Che ha poi ricordato una vicenda vecchia di cinque anni, quella in cui Intesa cercò di scalare Generali. All’epoca, infatti, mentre l’agenda economico-finanziaria veniva dettata a Davos, venne data la notizia che Intesa Sanpaolo fosse pronta a una scalata di Generali. Il Leone, per proteggersi, ricorse al prestito titoli per ottenere il 3% dell’istituto guidato da Carlo Messina. Un tentativo non riuscito che rappresenta forse l'unico passo falso su un curriculum altrimenti immacolato come quello del banchiere romano.
La fusione con Unicredit e l’M&A in Italia
Ma l’intenzione di non farsi prendere dalla smania di fusioni a tutti costi è testimoniata anche dalla sonora bocciatura di un'eventuale operazione con Unicredit. "Non c'è nessuna ipotesi o progetto di aggregazione con Unicredit. Non rientra nella nostra strategia" ha detto il group ceo di Generali in audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario. "Non ha senso, stiamo parlando di business completamente diversi". Un'integrazione "sarebbe un indebolimento per entrambe le società. E questo vale per qualsiasi banca", ha aggiunto.
"L'Italia è il cuore della nostra strategia e per questo abbiamo fatto l'acquisizione di Cattolica. Vogliamo crescere in Italia in modo organico, perché ormai non c'è più motivo di realizzare altre acquisizioni in Italia" ha spiegato il ceo di Generali. "Vogliamo integrare nel modo giusto Cattolica in Generali, rispettando l'identità di Cattolica e sviluppandone ulteriormente la presenza sul territorio", ha continuato. "Cercheremo le sinergie nel rispetto delle persone, dell'occupazione e del territorio".
"Vedo solo impatti positivi dalla nostra strategia e dall'integrazione di Cattolica per l'Italia nei prossimi anni. L'Italia è centrale per il nostro gruppo", ha ribadito Donnet. Parlando di Fondazione Cattolica il manager ha sottolineato che "deve avere un ruolo sempre più importante, perché è molto radicata sul territorio e deve far arrivare le ricchezze sul suo territorio. Per me è un ottimo modello e dovremmo avere più fondazioni nel nostro azionariato. Sono convinto dell'importanza di un azionariato di redistribuzione: il dividendo è una fonte di ricchezza che non deve andare solamente nelle tasche di alcuni".
“Sulla lista del cda per il cambio di governance abbiamo agito bene”
Il modello di governance della lista del cda uscente per il rinnovo del consiglio di amministrazione "è la strada giusta. Andiamo avanti su questa strada, visto che le Generali non sono la proprietà di alcuni ma un bene di tutti" ha detto in conclusione al suo intervento Donnet. Il ceo ha ricordato che "la compagnia ha fatto una scelta. Due anni fa il cda all'unanimità aveva deciso di dare al consiglio di amministrazione della società la possibilità di presentare all'assemblea successiva la propria lista, un modello di governance applicato in tante società internazionali e italiane. Una proposta che è stata anche approvata con il voto favorevole al 99% dell'assemblea degli azionisti".
Il cda, ha continuato, "ha quindi deciso di andare avanti sulla strada della lista del consiglio". Rispetto a questo modello di governance da public company alcuni azionisti "avevano una visione diversa, ma è anche giusto. È stata proposta una scelta all'assemblea degli azionisti, in modo molto netto, chiaro e senza ambiguità. Gli azionisti hanno scelto e hanno voluto questa governance e questo cda".