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Economia
Energia: i segreti del piano von der Leyen pro speculatori, Norvegia e Olanda

Energia. Perché sarebbe facile mettere un tetto ai prezzi e non si fa. Come si dichiara lo “stato d’allerta”. Ecco il contenuto del compromesso tra Stati che favorisce Norvegia, Olanda e speculatori

C’è da piangere se la UE pensa che così contrasterà Putin e la speculazione sull’energia. Nella sera di lunedì 25 luglio la Commissione europea si è affrettata a far uscire indiscrezioni sull’avvenuto accordo tra i 27 Paesi membri: il piano energetico voluto da Ursula von der Leyen sarebbe stato approvato oggi, martedì 26. Ma cosa contiene il piano e quali saranno gli effetti sui cittadini europei e italiani?

La chiave del programma è ridurre i consumi del 15% su base volontaria nei prossimi 8 mesi, tra agosto e marzo. Ma la dicitura “base volontaria” è stata introdotta in un secondo momento, dopo la rivolta di buona parte dei Paesi UE. La Commissione aveva inizialmente affermato che se i consumi dei singoli Paesi non fossero diminuiti abbastanza rapidamente avrebbe reso obbligatoria la riduzione anche con sanzioni importanti. Entro la fine di settembre le autorità di Bruxelles volevano vedere un piano nazionale di risparmio da parte di ogni governo.

Il razionamento nei Paesi diventa invece obbligatorio in caso di “stato d’allerta” UE. Un altro termine per definire la fantomatica “emergenza”, tecnicalità con la quale oramai buona parte degli organismi politici governano in Occidente. Una raffica di deroghe e la limitazione della possibilità per la Commissione di avere i cosiddetti “pieni poteri” nell’indicare lo “stato di allerta” è stata la mediazione tra Stati. Infatti per dichiarare lo “stato d’allerta”, secondo la bozza di compromesso, servirebbe l’istanza di almeno 5 governi di Paesi membri e un voto a maggioranza qualificata nel Consiglio.

Energia, piano von der Leyen: i Paesi che hanno contrastato più duramente il piano e avranno deroghe

La Spagna, che non dipende dal gas russo, ha fortemente criticato il piano: perché dovrebbero risparmiare sulla propria produzione industriale se prendono il gas dai vecchi giacimenti dell'Algeria? E non possono neanche aiutare gli Stati membri della UE in difficoltà perché non ci sono collegamenti in gasdotti tra la Spagna e gli altri Paesi o un piano per trasportarlo. Un discorso comprensibile e ragionevole. Nella stessa condizione versano anche Portogallo, Irlanda, Cipro e Malta. Gli Stati baltici invece sono totalmente connessi con la Russia e avrebbero effetti devastanti in caso di uno stop di Putin. Anche la loro rete elettrica non è collegata a quella dell'UE.

A queste obiezioni quale è stata la soluzione della Commissione? Che questi Paesi avranno un'esenzione dal piano. Un bel problema. Una scelta del genere creerà un'ulteriore disparità di condizione economica per le imprese perché mentre nei Paesi che hanno una deroga si continuerà a produrre a pieno regime negli altri, tra questi l’Italia, si avrà una riduzione dell’energia consumabile e disponibile.

L’idea della von der Leyen è comunque quella di aumentare gli immagazzinamenti.

L'Unione deve essere preparata a questo processo, hanno spiegato dalla Commissione, in considerazione delle distorsioni del mercato che sono probabili se gli Stati membri reagiscono in modo non coordinato a un'interruzione dell'approvvigionamento dalla Russia. Ma perché coordinarli in questo modo? Con deroghe e disparità di trattamento?

Energia: perché è possibile mettere un tetto al prezzo

Perché non stabilire un tetto al prezzo dell’energia?

La Grecia ha voluto reinserire il tema all’ordine del giorno della discussione nell’Unione. Norvegia e Olanda in primis sono contrarie (al tetto) anche perché sono i principali produttori di gas a livello europeo.

Ma senza un intervento sul tetto dei prezzi non è possibile avere effetti sul costo dell’energia e si avranno ricadute devastanti per imprese e famiglie.

L'idea di porre un tetto massimo al costo del gas è possibile perché le aziende fornitrici stanno comprando energia sulla base di contratti pluriennali, stipulati prima dei rialzi e tanto più prima dello scoppio del conflitto. Ma la speculazione fa sì che il gas venga venduto a prezzi esorbitanti, decisi in mercati finanziari come quello di Amsterdam. C’è quindi di mezzo ancora una volta la potente Olanda.

La differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita garantisce un extra-profitto alle aziende fornitrici con una speculazione che porta grandi guadagni alle aziende che vendono e trattano il gas e grosse perdite per chi lo acquista.

Come al solito la solidarietà tra cittadini europei non sembra essere lo scopo prioritario degli Stati e dell’Unione che invece perseguono gli interessi particolari dei più forti.

 

 

 

 

 

 

 

 

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