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Economia
Ex Ilva, situazione drammatica: emissioni inquinanti e indotto a rischio
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Ex Ilva, situazione sempre più drammatica. Ecco perchè

La situazione degli ex dipendenti dell'Ilva è sempre più drammatica. Antonio Motolese, uno dei 1.447 lavoratori ex Ilva in Amministrazione Straordinaria, racconta il suo calvario in un lungo reportage su La Stampa. Dopo cinque anni di cassa integrazione, si trova pieno di debiti e con la prospettiva di dover saldare il mutuo della casa. Antonio Motolese, 57 anni e iscritto al sindacato Usb, non vede più futuro nella fabbrica e pretende un incentivo all'esodo. La sua storia è solo una delle tante che emergono da un contesto di crisi estrema.

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L'accordo del 2018 prevedeva il reintegro dei lavoratori tra il 2023 e il 2025, ma la realtà è ben diversa. La produzione di acciaio è inferiore ai 4 milioni di tonnellate, lontana dagli obiettivi di ripresa. Le emissioni inquinanti persistono, e l'ambiente di lavoro è sempre più precario. Molti dipendenti sono in cassa zero ore, vivendo nell'incertezza del futuro.

Michele Capezzera, gruista da 5 anni cassaintegrato, confessa di pregare per un incentivo all'esodo che possa offrire una via d'uscita da questa situazione insostenibile. L'incentivo, che un tempo poteva arrivare a 100 mila euro lordi, si è ridotto a 15 mila euro, rendendo la prospettiva ancora più difficile per chi cerca di far fronte ai debiti accumulati in questi anni.

La crisi ha colpito duramente anche le famiglie, con separazioni e casi di depressione. Vito Musco parla di colleghi e amici che non hanno retto al dolore e alla paura di restare senza lavoro, e alcuni hanno addirittura perso la vita. La disperazione è palpabile tra gli operai, molti dei quali sono pronti a lasciare la fabbrica pur di liberarsi da un contesto insostenibile.

Nel frattempo, la crisi dell'ex Ilva arriva al giorno del giudizio. Il governo è chiamato a decidere come affrontare la situazione dopo lo scontro con il socio privato ArcelorMittal. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, presenta un' informativa in Senato e si confronta con i sindacati. Gli sforzi per trovare un accordo tra ArcelorMittal e Invitalia sembrano vani, e l'amministrazione straordinaria è un'ipotesi sempre più concreta.

La situazione finanziaria dell'azienda è precaria, con la necessità di un aumento di capitale immediato. ArcelorMittal rifiuta di iniettare nuove risorse, mentre Invitalia è disposta a sottoscrivere l'aumento di capitale ma chiede un cambio di governance che il partner privato non accetta. La composizione negoziata sembra difficile da raggiungere, e l'amministrazione straordinaria diventa un'opzione che spaventa il territorio.

Le preoccupazioni si estendono all'indotto di Taranto, con la revoca del plafond pro soluto da parte di Banca Ifis. La possibilità che Acciaierie d'Italia finisca in amministrazione straordinaria crea incertezza e rischia di compromettere ulteriormente l'indotto, già alle prese con la stretta sul credito. La comunità attende risposte certe da parte del governo, mentre la situazione si fa sempre più critica per gli ex dipendenti e l'intero territorio di Taranto.

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