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Economia
Generali all'attacco di Calta-Delfin:chiarimenti a Ivass-Consob su mosse Patto

Quesiti relativi agli eventuali obblighi di autorizzazione da parte dell'Ivass e di comunicazione ai fini Consob

Che alle orecchie di Francesco Caltagirone fosse arrivato che l'ufficio legale delle Generali si era appoggiato a un grande studio legale per studiare le mosse del Patto e bussare così alla porta di Ivass e Consob per accendere un faro sulle varie tempistiche di abbandoni del Cda e acquisti di titoli?

Qualcuno nella City milanese lo suppone, perché dopo che venerdì l'imprenditore capitolinio ha annunciato di voler recedere "con effetti immediati" dal patto di consultazione con la holding di Leonardo Del Vecchio e l'ente piemontese, oggi, nel primo cda utile di Generali dopo lo scioglimento dell'accordo fra Caltagirone e gli altri due soci, i consiglieri del Leone hanno deliberato "di presentare ad Ivass il quesito se la partecipazione complessivamente acquisita dal gruppo Caltagirone, da Fondazione Crt e da Delfin, pari al 16,309% del capitale, sia soggetta ad autorizzazione ai sensi della normativa in tema di assicurazioni in relazione alla acquisizione di concerto di partecipazioni qualificate, comunque superiori al 10%".

Così una nota della compagnia triestina che sottolinea come il board "ha altresì deliberato di investire Consob del quesito se tale acquisizione sia soggetta agli obblighi di comunicazione in ordine, fra l'altro, ai programmi futuri ai sensi della normativa vigente per coloro che, anche di concerto, superino una percentuale del 10% del capitale sociale e se vi siano state asimmetrie informative rilevanti per il mercato". 

In sostanza, il board del Leone ha deliberato di porre quesiti da una parte a Ivass e dall'altra a Consob. Per quanto riguarda l'Autorità di vigilanza delle assicurazioni, la questione messa sul tavolo è la seguente: Generali ha chiesto se il 16,3% acquisito complessivamente dal patto "sia soggetto ad autorizzazione ai sensi della normativa in tema di assicurazioni in relazione alla acquisizione di concerto di partecipazioni qualificate, comunque superiori al 10%".

In altre parole - secondo quanto è possibile ricostruire - il nodo sarebbe il seguente: il patto che legava Caltagirone, Del Vecchio e Fondazione Crt era un semplice accordo di consultazione, come peraltro è stato sempre definito da tutti questi soggetti, o si è spinto - in base agli accadimenti degli ultimi mesi - a essere qualcosa di più agendo "di concerto"?

In questo caso infatti sarebbe servito l'ok Ivass per superare il 10%. Capitolo Consob. In questo caso - sempre secondo gli esperti in materia - il tema è il concerto e il riferimento è l'articolo 120 del Tuf, che sottolinea come "in occasione dell'acquisto di una partecipazione in emittenti quotati pari o superiore alle soglie del 10%, 20% e 25% del relativo capitale... il soggetto che effettua le comunicazioni deve dichiarare gli obiettivi che ha intenzione di perseguire nel corso dei sei mesi successivi".

Più specificamente "i modi di finanziamento dell'acquisizione, se agisce solo o in concerto; se intende fermare i suoi acquisti o proseguirli nonchè se intende acquisire il controllo dell'emittente o comunque esercitare un'influenza sulla gestione della società e, in tali casi, la strategia che intende adottare e le operazioni per metterla in opera; le sue intenzioni per quanto riguarda eventuali accordi e patti parasociali di cui è parte; se intende proporre l'integrazione o la revoca degli organi amministrativi o di controllo dell'emittente".

Per questo Generali ha deciso appunto di investire Consob "del quesito se tale acquisizione sia soggetta agli obblighi di comunicazione in ordine, fra l'altro, ai programmi futuri ai sensi della normativa vigente per coloro che, anche di concerto, superino una percentuale del 10% del capitale sociale e se vi siano state asimmetrie informative rilevanti per il mercato". La mossa di Philippe Donnet, però, pare arrivare fuori tempo utile. 

Infine, la riunione odierna (ordinaria) del board Generali è servita anche alla ricomposizione dei comitati consiliari, dopo le dimissioni dei consiglieri Caltagirone, Romolo Bardin, e di Sabrina Pucci, in qualche modo considerata di area Crt anche se la Fondazione ha negato collegamenti, attingendo fra gli attuali ammnistratori. Inoltre ha tenuto conto delle dimissioni dal Comitato per le Operazioni con Parti Correlate preentate da Paolo Di Benedetto.

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