Giorgetti apre per la prima volta alla pace fiscale, la svolta inattesa a Palazzo Chigi - Affaritaliani.it

Economia

Giorgetti apre per la prima volta alla pace fiscale, la svolta inattesa a Palazzo Chigi

Il governo, forte del dato positivo sulla produzione industriale (che torna a crescere dopo due anni di cali), punta ad accelerare sulle misure fiscali, in particolare la riduzione delle tasse per il ceto medio

di Vincenzo Caccioppoli

Pace fiscale, svolta da Giorgetti: il ministro apre al dialogo

Archiviato il referendum con la soddisfazione di aver rispedito al mittente i proclami di chi, come la Schlein, pensava di inviare un avviso di sfratto, il governo procede nell’attuazione del suo programma elettorale. Il dato sulla produzione industriale, finalmente in crescita, dopo 26 mesi consecutivi di calo, ha convinto la premier che forse è il momento di accelerare anche sulla intenzione di andare avanti con le misure per ridurre le tasse per il ceto medio.

Ne ha parlato agli Stati Generali dei commercialisti, che l’hanno accolto con una vera e propria ovazione. La premier è parsa persino un po’ imbarazzata. La riforma a cui ha lavorato il viceministro Maurizio Leo, ha certamente facilitato il compito dei commercialisti, instaurando quel clima di collaborazione tra contribuente e cittadini che da tempo i professionisti fiscali chiedevano a gran voce. Ma sul tavolo resta anche l'opzione, fortissimamente voluta dal vicepremier Matteo Salvini e dalla Lega, di approvare una nuova rottamazione per le cartelle fiscali.

Fino ad ora a frenare su questa ipotesi, oltre a Forza Italia, c’era anche il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti, che da sempre predica estrema prudenza sui conti pubblici, soprattutto dopo la serie di promozioni arrivate da agenzie di rating e di banche d’affari. Ieri però, proprio il ministro Giorgetti è sembrato molto più possibilista sul tema rottamazione.

Questo fatto potrebbe rappresentare un elemento di novità, anche nello strettissimo rapporto instauratosi tra la premier e il suo ministro del tesoro. Un'unità di intenti, che poggia le basi sulla volontà di tenere sotto controlli i conti pubblici, e che ha permesso di dare al paese credibilità e fiducia da parte dei mercati finanziari, creando un clima che ha favorito la discesa dello spread col bund tedesco fino agli attuali 90 punti base.

Nulla di rilevante, ovviamente fanno sapere da Palazzo Chigi, il rapporto delle premier col suo ministro resta solidissimo. Ma certamente Giorgetti deve anche fare i conti col suo riottoso segretario, che sulla pace fiscale sembra non voler transigere. Sarà rimodulata sulla platea degli interessati e sui tempi, per ridurre al minimo gli effetti sul bilancio statale, ma nella prossima manovra probabilmente ci sarà. “La pace fiscale si farà- dice un deputato della Lega fedelissimo di Salvini- è impensabile che il governo non ci dia ascolto. È una misura che serve al paese, per liberare risorse utili all’economia”.

Ma allo stesso tempo la premier sembra convinta ormai ad andare avanti anche sulla riduzione delle tasse. Cosa questa che il governo aveva già inseguito nella scorsa legge di bilancio, provando ad ampliare il taglio del cuneo fiscale ai redditi fino ai 50mila euro, grazie all’ipotesi di risorse aggiuntive tra 2,5 e 4 miliardi, che però poi non erano state reperite. Quello che da Palazzo Chigi non vogliono che passi è la narrazione secondo cui il governo sarebbe morbido con gli evasori. Cosa che comunque parrebbe essere smentita dai fatti, che certificano invece un recupero record di evasione negli ultimi due anni.

Cosa che la Meloni di fronte agli Stati generali dei dottori commercialisti, ha rivendicato con orgoglio "il Fisco non deve soffocare la società ma aiutarla a prosperare, non deve opprimere famiglie e imprese con regole astruse e un livello di tassazione che non corrisponde al livello dei servizi che lo Stato eroga". Nello stesso tempo la premier ha anche ricordato il fondamentale ruolo dei commercialisti proprio come controparte tra contribuente ed agenzia delle entrate, in un nuovo rapporto molto più conciliante e collaborativo rispetto al passato.

“Nel 2024 si è registrato il recupero di evasione fiscale più alto di sempre, 33,4 miliardi - ha detto la premier - e i risultati della lotta all'evasione sono anche merito del vostro lavoro silenzioso, quotidiano, fondamentale per aumentare la compliance».

Ora però si tratta di trovare una quadra tra le posizioni di Lega e Forza Italia. A Palazzo Chigi si sorride di fronte a quelle che vengono considerate come “fantasiose ricostruzioni” i retroscena che parlano di trattative per arrivare a compromessi tra i partiti della maggioranza tra misure fiscali e terzo mandato alle prossime regionali “. Meloni è una persona che ha fatto della coerenza una cifra politica- dice un senatore molto vicino alla premier- e mai farebbe questi assurdi giochi di palazzo. Poi certo di terzo mandato se ne discuterà ancora, ma solo in ottica di Regionali, e ascoltando proprio le esigenze del territorio, e non certo per accontentare questo o quel partito”.

L’obiettivo di Palazzo Chigi, infatti sarebbe quello di complicare il cammino dell’opposizione verso le elezioni in autunno, un percorso che prevede un accordo tra le varie forze del campo largo sulle candidature. La Toscana, la Puglia e le Marche al centro sinistra e la Campania ai cinque stelle.

Ma un eventuale via libera al terzo mandato rimetterebbe in gioco Vincenzo De Luca, rischiando di complicare molto la corsa di chi tra Sergio Costa, ex ministro dell’ambiente o Roberto Fico ex presidente della Camera dei cinque stelle alla fine sarà scelto per correre in Regione. Meloni, quindi, sembrerebbe comunque puntare senza indugio sulle misure per una ulteriore riduzione delle tasse, confortata dai dati economici e da quelli dello spread, senza però chiudere alla pace fiscale, che ha molti estimatori anche in Fratelli d’Italia e in Forza Italia.

Il viceministro Maurizio Leo, salito sul palco della Nuvola, poco dopo la premier, è stato chiaro sul tema. «Abbiamo fatto un passo fondamentale rendendo strutturali le tre aliquote. Ora vogliamo lavorare sul ceto medio, quella fascia di contribuenti dai 28 mila ai 50-60 mila euro che hanno l’aliquota del 35%», inoltre, «per il 2025 abbiamo introdotto l’Ires premiale, se si riuscirà dovremmo rendere strutturale questa misura».

Ma detto questo però anche il fedelissimo “uomo del fisco” della Meloni, ha comunque raccomandato prudenza “Dobbiamo trovare le risorse, una delle cose che diciamo sempre con il ministro Giorgetti è che dobbiamo agire con prudenza”. Il motto del governo quindi sarà quello di andare avanti step by step, stando bene attenti ai conti pubblici, ma senza per questo dover rimandare sine die ai punti programmatici, che hanno permesso al centrodestra di vincere le elezioni nel 2022.

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