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Economia
La protesta dei giornalisti Agi: "No agli Angelucci". E anche Dire sciopera

La protesta dei giornalisti Agi: "No agli Angelucci". E anche Dire sciopera

Una donna grida attraverso il megafono: "L'Agi non è in vendita!" Una visitatrice si stacca dalla fila davanti al Pantheon e, incuriosita, si avvicina: "Perché state protestando?" "Siamo i giornalisti della seconda agenzia di stampa italiana, di proprietà dell'Eni, controllata dal Tesoro, e ora vogliono cederla ad Angelucci, il deputato della Lega che già controlla tre giornali di destra, Il Giornale, Libero e Il Tempo...". "Angelucci?" chiede perplessa la signora. Questo è riportato da La Repubblica. Antonio Angelucci, il potentissimo della sanità, un politico di cui nessuno ha mai sentito parlare. Scopertosi simpatizzante del Movimento, vuole acquisire l'Agi per consolidare il suo impero mediatico e soddisfare Giorgia Meloni. Una mossa tutta romana. "Un altro atto di questa destra sempre più prepotente", commenta Pierluigi Bersani, che è venuto a dare il suo sostegno al sit-in dei giornalisti. "Non vogliamo un padrone politico, ma un editore che garantisca indipendenza e autonomia", ribadiscono. 

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"Che tipo di libertà avremo se il proprietario diventa un parlamentare della maggioranza attuale?" I 70 giornalisti e 19 poligrafici sono al quinto giorno di sciopero. Cinque giorni senza stipendio fanno male. Ma è sbagliato ridurre la loro battaglia a una semplice questione sindacale, perché il problema che sollevano è più profondo, e in certi aspetti, più critico: non riguarda solo le loro vite (tutti presumono che Angelucci procederà con tagli massicci come prima cosa), ma il destino del giornalismo in Italia. Da ieri, l'Agenzia Dire, fondata dall'ex portavoce di Berlinguer Antonio Tat, ha un nuovo direttore editoriale: Davide Vecchi, ex direttore del Tempo. Anche la Dire è in sciopero. La protesta ha il merito di unire tutta l'opposizione. 

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Per il Pd ci sono Sandro Ruotolo, Chiara Braga, Antonio Nicita, Walter Verini, Giuseppe Provenzano. "Siete i minatori dell'informazione, svolgete un lavoro prezioso", elogia Bersani i giornalisti. "Ecco perché è fondamentale la vostra indipendenza". Poi appare Carlo Calenda. "Le agenzie rischiano di diventare strumenti di lobby", avverte. "Stiamo assistendo a un regresso della democrazia!" urla Riccardo Magi di +Europa attraverso il megafono. Anche Nicola Fratoianni è d'accordo: "È un attacco alla libertà di informazione". Ruotolo sottolinea il conflitto di interessi in cui si troverebbe Angelucci: parlamentare, editore finanziato con denaro pubblico, imprenditore del settore sanitario. Filippo Sensi è preoccupato per quello che sta accadendo. Ruotolo chiede se sia vero che Mondadori è interessata all'acquisizione. I giornalisti scuotono la testa. 

Poi interviene Alessandra Costante, segretaria della Federazione Nazionale della Stampa: "Mi aspettavo di vedere qui anche la direttrice dell'Agi, Rita Lofano, ma evidentemente questa battaglia non le importa". Infine, come un'attesa signora, arriva Giuseppe Conte: "Che succede qui? Una società partecipata dallo Stato, controllata dallo Stato, offerta in trattativa privata a un parlamentare della maggioranza? L'Eni deve chiarire". Andrea Martella gli chiede: "Giuseppe, dove siamo arrivati?" Conte risponde: "Non avremmo mai permesso una cosa del genere". Poi, con un tocco di teatralità: "È vero che Mario Sechi è il regista di questa operazione? Perché non fa la sua comparsa, chiunque sia?". 






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