Manovra 2026: meno tasse sul lavoro e incentivi alla stabilità - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 13:25

Manovra 2026: meno tasse sul lavoro e incentivi alla stabilità

Il commento dell'Avvocato Attilio Pavone, Partner e Head of Italy, Norton Rose Fulbright

Manovra 2026: meno tasse sul lavoro e incentivi alla stabilità

La Manovra 2026 è ancora una bozza, e come tutte le bozze dovrà attraversare un percorso tortuoso prima di diventare legge. Il testo potrà cambiare in molti dettagli, ma la direzione di marcia sembra già tracciata: meno tasse sul lavoro, più incentivi per chi assume, qualche ritocco alle pensioni e una manutenzione del sistema di welfare. È una manovra di continuità, prudente ma non immobile, che punta a consolidare le politiche avviate negli ultimi anni.

Più soldi in busta paga

Il primo obiettivo dichiarato è quello di alleggerire la pressione fiscale sui lavoratori dipendenti. La novità più evidente riguarda la tassazione degli aumenti contrattuali e dei premi di produttività, che verranno sottoposti a un’imposta sostitutiva ridotta. In pratica, i rinnovi dei contratti collettivi e i bonus aziendali costeranno meno in tasse, lasciando qualche euro in più nelle tasche dei dipendenti.

Si tratta di un segnale chiaro: favorire la contrattazione e riconoscere il merito, senza appesantire il carico contributivo sulle imprese.

Un passo che va nella direzione di sostenere i consumi e la fiducia, in un contesto economico ancora incerto ma non privo di segnali positivi.

Incentivi per chi assume

Il secondo pilastro della manovra è il sostegno all’occupazione stabile. Chi trasforma o attiva un contratto a tempo indeterminato nel 2026 potrà beneficiare di uno sconto sui contributi previdenziali per un periodo di due anni.

La misura è rivolta in particolare ai giovani, alle donne e alle aree del Mezzogiorno, ma ha un obiettivo più ampio: spingere le imprese a puntare sulla continuità, riducendo la precarietà e rendendo più conveniente l’assunzione a lungo termine.

Il messaggio politico è trasparente: la stabilità del lavoro non è solo un diritto dei lavoratori, ma anche una scelta di efficienza per le aziende.

Sostegno ai settori fragili

Una parte della manovra guarda ai comparti che più soffrono la stagionalità, come turismo e ristorazione. Sono previste misure straordinarie per favorire la regolarità dei contratti e garantire una maggiore continuità ai lavoratori stagionali, in particolare nei mesi estivi. Un modo per contrastare la cronica carenza di personale che ogni anno mette in difficoltà migliaia di imprese del settore, e allo stesso tempo incentivare rapporti di lavoro trasparenti e duraturi.

Pensioni, inclusione e ammortizzatori

Sul fronte previdenziale, la manovra non introduce rivoluzioni ma aggiusta i meccanismi esistenti. Prosegue l’esperienza dell’Ape sociale, vengono previsti aumenti selettivi delle pensioni più basse e qualche incentivo per chi sceglie di restare al lavoro più a lungo.

Anche gli strumenti di sostegno al reddito vengono rivisti: l’Assegno di Inclusione potrà durare fino a diciotto mesi, mentre il Fondo per l’occupazione e la formazione viene rifinanziato per accompagnare le transizioni e le crisi aziendali.

Sono interventi che puntano a rafforzare la rete di protezione, in un equilibrio delicato tra assistenza e responsabilità.

Una manovra di equilibrio

Nel complesso, la legge di bilancio del 2026 si muove nel segno della cautela. Non ci sono scosse di sistema, né creatività o misura particolarmente coraggiose, ma un mosaico di interventi che tende a consolidare ciò che già c’è: più spazio alla produttività, incentivi all’occupazione, e una gestione previdenziale rispettosa dei conti pubblici.

È una manovra che parla tanto alle imprese quanto ai lavoratori, con l’idea che la crescita passi per un patto di fiducia tra chi crea lavoro e chi lo svolge.

Resta da vedere come il Parlamento tradurrà questi principi in norme definitive. Ma la direzione, almeno per ora, è chiara: tentare di premiare chi produce, chi assume e chi lavora