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Economia
Mediaset, Prosieben snobba il polo tv europeo di Berlusconi jr

Devono esserci vere e proprie ruggini tra Rainer Beaujean e Pier Silvio Berlusconi. Non si spiega altrimenti l’aggressività con cui il ceo di ProsiebenSat si è scagliato contro il numero uno di Mediaset, anche primo azionista anche del gruppo tellevisivo tedesco, presentando le strategie all’assemblea annuale. Tre i punti salienti dell’attacco al rampollo di casa Berlusconi: meglio proseguire da soli che con gruppi che possono dare poco o nullo valore aggiunto; nessuna paura dei player tecnologici come Google; la performance di Borsa è stata migliore di quella del Biscione. Tre affermazioni che meritano un supplemento di analisi. Anche perché Affaritaliani.it può riferire alcuni rumors interessanti.

Ricordiamo brevemente che Mediaset, che detiene il 23,5% del capitale dell’azienda di broadcasting, aveva da tempo annunciato di voler creare un player continentale di contenuti televisivi in modo da poter reggere l’urto dei nuovi player tecnologici, Netflix e gli altri canali on demand su tutti, che stanno convincendo un pubblico sempre più ampio. A gennaio Mediaset aveva rilevato un’ulteriore quota del gruppo tedesco, investendo oltre 100 milioni per il 3,43% del capitale azionario. Va notato come il Biscione non abbia alcun ruolo all’interno degli organi di governo e che abbia comunque deciso di votare a favore delle risoluzioni del management nonostante qualche intemerata di troppo.

Prosieben, infatti, ha sempre tirato dritto per la sua strada, tanto che ancora ieri il Cfo del gruppo di Cologno Monzese, Marco Giordani, aveva palesato qualche motivo di insoddisfazione in un’intervista alla Reuters. "Ci piacerebbe – ha detto il direttore finanziario - essere più coinvolti dal supervisory board e dal management. Siamo un po' preoccupati perché lo scenario competitivo in Germania è particolarmente duro e ProSieben sta perdendo un po' in termini di share e audience. I bene informati ci riferiscono che la strategia basata su settori diversi dal broadcasting, come il dating e l’e-commerce, non abbia lasciato soddisfatto Cologno Monzese.

Stando a quanto può riferire Affaritaliani.it da fonti qualificate, al momento la strategia di Mediaset è quella di un azionista “freddo”, che aspetta soltanto di vedere i risultati. Se saranno buoni, meglio tenere in fresco lo champagne, ma se saranno poco commendevoli allora sarà il caso di farsi sentire. Beaujean è entrato in carica lo scorso anno e un primo tagliando al suo ruolo potrebbe arrivare già il prossimo anno, quando una parte del supervisory board dovrà essere votata. E se i risultati non saranno stati particolarmente interessanti, si potrebbe assistere a qualche ribaltone.

Fininvest presenta la lista per il Cda: confermati Confalonieri e Berlusconi jr. Fra le novità Bariatti (ex Mps)/ Fininvest ha presentato la propria lista di candidati per il rinnovo del cda di Mediaset guidata come di consueto dal presidente Fedele Confalonieri e dall'amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi. Poche le novita': presenti gli attuali consiglieri Marco Giordani, Gina Nieri, Niccolo' Querci, Stefano Sala, Marina Berlusconi e Danilo Pellegrino. Tra gli indipendenti confermata la candidatura di Carlo Secchi e Marina Brogi, ritorna Alessandra Piccinino gia' in passato nel board ed entra Stefania Bariatti, ordinaria di Diritto Internazionale alla Statale di Milano, ex presidente del Monte dei Paschi e in cda di A2a. La lista e' completata da Teresa Naddeo, Antonio Di Giovanni e Elisabetta Floccari. Come gia' annunciato, la lista di minoranza presentata da un gruppo di sgr e di investitori istituzionali e' composta da Giulio Gallazzi, Costanza Esclapon de Villeneuve e Raffaele Cappiello, tutti gia' consiglieri uscenti. Fininvest proporra' all'assemblea del 23 giugno di fissare in 15 il numero dei componenti del cda. 

Tra l’altro, lo sblocco della vicenda tra Mediaset e Vivendi ha anche ridato fiato al progetto Media for Europe, che appunto prevede il coinvolgimento di altri partner, Prosieben su tutti, per un soggetto con le spalle sufficientemente larghe da reggere l’urto sui mercati europei.

Ma è tutto il discorso di Beaujean ad aver mostrato la scarsa considerazione che hanno in Germania di Mediaset. Ad esempio, quando il manager ha rimarcato come la strategia aziendale sia chiara e non necessiti di aiuti dall’esterno di fatto mette un freno a qualsiasi ambizione sinergica del Biscione. Tradotto: o l’azienda decide di salire sopra al 25%, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista regolatorio, magari lanciando poi un’opa totalitaria, oppure rischia di non vedersi riconosciuti posti nella plancia di comando di Prosieben e di dover continuare a svolgere esclusivamente il ruolo di azionista.

Altro tema: Beaujean sostiene che la performance di Borsa della “sua” azienda sia stata migliore, dal suo insediamento (avvenuto il 26 marzo scorso), di quella di Mediaset. Un’affermazione che è un vero attacco frontale. Raramente si era visto parlare in termini competitivi e comparativi di un partner che detiene poco meno di un quarto del capitale. Oltretutto, tutte le aziende del comparto hanno sovraperformato per il semplice fatto che a marzo del 2020, con l’avvento della pandemia, gli investimenti pubblicitari si erano completamente bloccati per la paura del dopo. Anzi, guardando le oscillazioni dei valori di Borsa, si vede che in un anno Mediaset è cresciuta del 91,56%, mentre Prosieben “solo” del 63,02%. 

Non basta: Beaujean ha anche annunciato di avere le orecchie sempre aperte per eventuali strategie di M&A, ma che queste non possono riguardare (“è quasi impossibile”, ha detto) altri soggetti del mondo media europeo. Il che significa – ulteriore scoppola a Mediaset – che si vuole guardare ai gruppi digitali che non ai broadcaster tradizionali.

È un dettaglio fondamentale, perché si vuole riposizionare Prosieben come qualcosa che va oltre il semplice essere “media company”. E allora viene da chiedersi se Beaujean, mentre strizza l’occhio a quello che per i broadcaster tradizionali è il demonio, non abbia in mente di far ingolosire Amazon. La quale, a sua volta, sta progressivamente “fisicizzando” il suo business e progettando di incrementare sempre più la sua offerta di contenuti video e on demand.

A quanto ci risulta, dunque, al momento Mediaset non ha alcun interesse a sparigliare le carte. Osserva tranquilla, con un pensiero “win win”: se ha ragione Beaujean, la cedola sarà più succulenta o, in un futuro remoto, i proventi dalla vendita della quota garantiranno una ricca plusvalenza. Se invece le cose non dovessero andare per il meglio, si potrà sempre cercare di intervenire e di sentirsi più presenti. Ma è chiaro che il manager di Prosieben non può permettersi passi falsi.

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