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Economia
Mediobanca, profitti in calo del 12%. Nagel rinvia guidance e buyback

Anche Mediobanca rinvia al 20 ottobre l’eventuale distribuzione del dividendo (previsto pari a 52 centesimi per azione) e sul titolo tornano ordini di vendita, anche se Alberto Nagel si dichiara fiducioso di poter procedere al pagamento della cedola in autunno, mentre per il discorso buy-back il management non ha abbandonato l’idea ma intende riproporla “per il prossimo anno”.

Per il resto dai numeri arrivano poche sorprese, a conferma che la “ricetta” di Nagel è in grado di tenere Piazzetta Cuccia il più possibile al riparo dalla crisi legata all’emergenza Covid-19. Nei primi tre mesi dell’anno (il terzo trimestre fiscale per la banca d’affari, che chiude l’esercizio a fine giugno) i ricavi scivolano infatti a 581,9 milioni (-4,2% su base annua), con un margine d’interesse che però cresce a 360 milioni (da 346 milioni un anno prima) e commissioni nette ugualmente in salita a 159 milioni (da 149 milioni).

mediobanca
 

Se l’utile netto crolla a 84,6 milioni (-51,8% rispetto al terzo trimestre 2018/2019) ciò è dovuto ad un incremento dei costi (300 milioni contro 291 milioni), legato anche al rafforzamento della rete distributiva, delle rettifiche su crediti (100 milioni da 52 milioni) e delle svalutazioni (41 milioni, erano stati 5 milioni di ripresa di valore 12 mesi prima). Sui nove mesi dell’esercizio 2019/2020 i ricavi (1,907 miliardi, +1% annuo) sono apparsi leggermente migliori delle attese del consensus (1,895 miliardi), mentre è risultato sostanzialmente in linea l’utile netto (552 milioni contro 553 milioni attesi dal consenso), peraltro in calo del 12% nel confronto coi 9 mesi del 2018/2019.

Anche l’efficienza operativa resta solida, con un rapporto costi/ricavi al 47% sui 9 mesi (dal 45% di un anno prima), pur se sul trimestre si nota qualche maggiore tensione (costi/ricavi al 52%, era pari al 48% un anno prima). La “ricetta Nagel” fatta di crescita graduale e attenzione alla qualità del business consente di vedere appena il 3,83% di crediti deteriorati lordi/impieghi (sia sul trimestre sia sui 9 mesi), contro un dato medio del 6,9% per l’intero settore bancario italiano, mentre le sole sofferenze nette pesano appena lo 0,16%, ed un Cet1 che resiste al 13,9% a fine marzo (rispetto al 14,1% di fine dicembre e al 14,3% di un anno) e il Texas ratio che resta pari al 12,7% come a fine 2019.

Nagel
 

La prudenza di Piazzetta Cuccia non impedisce peraltro al Rote adjusted (Ritorno sul capitale tangibile rettificato) di confermarsi al 10% nei nove mesi e comunque all’8% anche nel solo terzo trimestre fiscale (era pari al 9% a fine marzo 2019). in compenso porta Nagel a rinviare al 20 luglio l’aggiornamento della guidance, anche se alcune indicazioni vengono già date nel corso della conference call. In particolare quella sull’utile, che sarà “importante, anche se forse in calo rispetto all’esercizio precedente”.

Grazie ai segnali positivi visti già in aprile (una ripresa del trading e di posizioni di mercato, buoni livelli di attività Corporate e primi recuperi nel settore Consumer) Mediobanca punta a rafforzare semmai le proprie posizioni in tutti i segmenti di business, attendendosi una maggiore contribuzione alla redditività del gruppo dalle attività di Wealth Management a fronte di una maggiore pressione dei ricevi sul segmento Consumer/Corporate investment banking, almeno fintanto che non saranno riscostituiti il libro impieghi/pipeline.

Nessuna novità infine sul fronte governance: “Il Cda, come di abitudine e come è nel nostro spirito cerca di migliorare la governance a ogni occasione utile”, ha sottolineato Nagel, aggiungendo che il board “farà il suo percorso per proporre le opportune modifiche dello statuto all’assemblea, in modo da fare un ulteriore miglioramento della governance, che già funziona ma è sempre perfettibile”.

E a chi chiedeva in particolare come stessero evolvendo i rapporti con Leonardo Del Vecchio (socio al 9,889%), il manager ha risposto, conciso: “Non ci sono novità”, neppure dopo l’ingresso di UnipolSai tra i soci col l’1,956% del capitale. Una quota, avevano del resto fatto sapere fonti vicine alla compagnia bolognese, costruita già a fine 2019 e da intendersi di natura “puramente finanziaria”.

Luca Spoldi

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