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Economia
Mps-UniCredit, la nuova dote fiscale? Un miliardo in più per gli esuberi

Oltre un miliardo di dote fiscale in più per gestire gli oneri straordinari conseguenti ai circa 5.000-6.000 mila esuberi che, secondo alcune simulazioni, arriverebbero dopo l’acquisizione di Mps da parte di UniCredit. 

E convincere così Andrea Orcel e gli azionisti del gruppo di piazza Gae Aulenti contrari all'operazione.

Viene letto così, da fonti finanziarie che seguono da vicino il dossier Montepaschi, la decisione del Tesoro di far inserire nel decreto Sostegni-bis la modica alle norme dell’ultima legge di Bilancio sulla possibilità di usufruire, per i protagonisti di fusioni, della conversione in crediti di imposta delle cosiddette Deferred tax assets (Dta), le imposte differite attive, per favorire le aggregazioni societarie. Modifica che estende di sei mesi i termini per accedere all’incentivo (al 30 giugno 2022) e che alza del 50% il tetto dei benefici: dal 2% al 3% dell’attivo della società più piccola delle due fuse. Il che significa, come ricostruito da Repubblica, aumentare la dote di capitale per chi comprerà la banca senese da 2,1 a 3,2 miliardi di euro. Norma costruita ad hoc per agevolare l'uscita del socio pubblico (al 64,2%) dal capitale di Rocca Salimbeni.

mps

 

Sottolineando come l’estensione del termine per usufruire dell'incentivo fiscale coincida proprio con le nuove tempistiche che stanno emergendo da Piazza Gae Aulenti, dove Orcel partirà prima con il varo del nuovo organigramma manageriale per poi concentrarsi sul rilancio della rete italiana e della divisione Cib, presentando il nuovo piano industriale a settembre e lasciando per fine anno, a differenza delle attese, il capitolo M&A, le fonti spiegano come il miliardo abbondante aggiuntivo sia da attribuirsi alla gestione del dossier esuberi. Risorse che servono per rendere neutre sul capitale di UniCredit le sforbiciate al personale post M&A.

Ogni esubero, viene fatto notare, costa in media infatti circa 200 mila euro alla banca, circa 40-50 mila euro all’anno che devono essere moltiplicati per quattro anni, necessari ad attivare il prepensionamento e ricorrere al fondo di solidarietà del settore bancario.



Con oltre un miliardo, quindi, sarebbe possibile coprire le circa 5.000-6.000 eccedenze (di cui la metà a Siena) successive alla combinazione fra UniCredit, che conta circa 38 mila dipendenti spalmati su 2.328 filiali, e Rocca Salimbeni, che di bancari invece ne impiega 22.123 su 1.421 filiali. Reti che, spiegano sempre le fonti, creerebbero sovrapposizioni importanti in alcune aree del Paese, come la costa toscana, le aree metropolitante di Roma e Milano e la Sicilia.

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