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“Creare riserve d’acqua prima che sia troppo tardi”

In Veneto le prime esperienze pilota

 

A 100 anni dal Congresso che, a San Donà di Piave nel 1922, pose le basi della moderna Bonifica, esperti di tutta Italia si sono nuovamente incontrati nella città veneta  per  riprogrammare obbiettivi e modalità d’intervento  di fronte alle nuove sfide collegate ai mutamenti climatici in un quadro “rivoluzionato” dalle emergenze pandemica e bellica.

“Insieme a Coldiretti parliamo di Piano Laghetti, perché è un termine empatico – ricorda Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Di fatto dobbiamo ragionare in diverse modalità per contenere acqua dolce, visto che in Italia circa il 90% delle piogge va disperso inutilizzato in mare.”

In Veneto, tale dato  arriva al 95% e, anche alla luce della grave siccità in atto, spinge Regione e Consorzi di bonifica  a progettare un piano per aumentare la capacità idrica, includendo cave dismesse in alta pianura, invasi di media pianura, nuovi bacini interaziendali, rami morti di fiumi, serbatoi sotterranei.

“È un progetto, il cui valore ammonta a mezzo miliardo di euro e che non può più essere rinviato, perchè da esso dipendono, ogni anno, oltre 6 miliardi di euro in produzione agricola regionale” spiega il Direttore di ANBI Veneto, Andrea Crestani.

“Il tema di conservare l’acqua per utilizzarla, quando serve, è prioritario e per questo la Regione del Veneto si è messa al tavolo con le strutture competenti per progettare il percorso da fare; il ruolo dei Consorzi di bonifica è strategico” conferma l’Assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner.

“Terrevolute 100 – Festival della Bonifica”, tenutosi a San Donà di Piave, ha rappresentato un importante momento del  percorso avviato da ANBI con la collaborazione scientifica dell’Università degli Studi di Padova. Nei due giorni di “simposi in piazza”, i temi della sostenibilità, secondo gli obbiettivi dell’Agenda O.N.U. 2030, sono stati pubblicamente affrontati in 9 sessioni, che hanno visto il contributo  di docenti di 15 Atenei italiani, nonché di rappresentanti del mondo dell’economia, della pubblica amministrazione e della società civile.

Al centro di ogni riflessione è stato il territorio ed il suo legame con l’acqua, che genera paesaggio, economia, comunità e che pertanto va difesa e gestita, ma soprattutto immagazzinata.

Insiste sui tempi il Presidente di ANBI, Francesco Vincenzi: “I Consorzi di bonifica hanno dimostrato di saper attrarre risorse e completare i cantieri in tempo;  è però necessario che questa velocità sia anche del sistema Paese alla luce delle stringenti scadenze previste dal cronoprogramma del Next Generation Eu.”

“Ogni ragionamento sulla rigenerazione urbana deve tenere in considerazione l’acqua visto che non c’è territorio, paesaggio ed ambiente senza il verde ed il verde deriva dalla disponibilità d’acqua” aggiunge Francesco Cazzaro, Presidente di ANBI Veneto.

“Attraverso il progetto  Terrevolute 100, il mondo accademico affida, a quello della Bonifica, 9 itinerari di sostenibilità all’interno dell’Agenda 2030, suggerendo azioni da perseguire e metodi di misurazione degli obbiettivi” spiega la Coordinatrice del Comitato Scientifico, Elisabetta Novello, docente all’Università di Padova, che proprio quest’anno festeggia gli 800 anni di vita.

“Terrevolute 100 – Festival della Bonifica”,  promosso da ANBI, ANBI Veneto ed Università di Padova con il supporto  del Consorzio di bonifica Veneto Orientale,  è stato un successo organizzativo e di pubblico, grazie ad programma diffuso, che ha coinvolto molti comuni del Veneto Orientale (Jesolo, Portogruaro, Eraclea, Caorle), registrando la partecipazione di migliaia di persone con  presenze  anche da fuori regione.

“Terrevolute 100 – Festival della Bonifica” si è svolto in collaborazione con Regione del Veneto  e Comune di San Donà di Piave.

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