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Economia
Pensioni invalidità, aumenti in arrivo: ecco quando. Spunta una data

Pensioni invalidità, aumenti in arrivo: ecco da quando

Il governo ha stabilito l’aumento degli assegni di invalidità totale con il decreto di agosto. Gli importi passeranno da 285,66 euro a 651,51 euro (per tredici mensilità). Quando accadrà?

Aumento pensioni invalidità a chi spetta

Gli aumenti riguardano gli invalidi al 100%, compresi ciechi e sordomuti, che hanno un’età compresa fra i 18 e 59 anni, che in precedenza era esclusi. Non spettano invece agli invalidi civili parziali e agli invalidi civili totali con redditi superiori a una certa soglia. Per gli invalidi con età pari o superiore a 60 anni, gli aumenti erano già previsti dalla normativa vigente.

Aumento pensioni invalidità quando

Non è ancora stata comunicata una data precisa, ma secondo l’ANMIC (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi Civili), mancherebbe poco. L’aumento delle pensioni di invalidità dovrebbe partire dal 2 novembre 2020.

L’Inps dovrebbe pubblicare prossimamente una circolare in cui spiegherà le modalità di pagamento delle pensioni, in contanti in Posta o di accredito su conto corrente bancario e postale.

Pensioni di invalidità totale aumentate perché ‘anticostituzionali’

Pensioni di invalidità aumentate perché anticostituzionali. La legge "non assicura i mezzi necessari per vivere", ha spiegato la Consulta sulle pensioni degli inabili al 100%. I "285,66 euro mensili, previsti dalla legge per le persone totalmente inabili al lavoro per effetto di gravi disabilità, non sono sufficienti a soddisfare i bisogni primari della vita". Per la Corte Costituzione in tema di pensioni per invalidi è violato il "diritto al mantenimento" che la Costituzione, con l'articolo 38, garantisce agli inabili. 

Pensioni, aumento assegni pensionistici: la conferma

La decisione che porta all'aumento delle pensioni di invalidità arriva dopo che la Consulta in camera di consiglio ha esaminato una questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d’Appello di Torino. I giudici piemontesi avevano ritenuto la somma prevista dalla legge "insufficiente a garantire il soddisfacimento delle elementari esigenze di vita". Sostenevano che violasse il primo comma dell'articolo 38 della nostra Costituzione, secondo cui “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale". L’aumento degli assegni pensionistici è un argomento dibattuto da molto tempo, ma tutto è rimasto fermo fino alla richiesta della Corte di Appello di Torino.

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