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Economia
Renault: con l'auto elettrica -2.000 addetti. Chip, GM ferma altri 7 impianti

Fra transizione ecologica verso l’auto elettrica o la carenza di chip o l’impennata dei prezzi delle materie prime o, ancora il calo delle vendite, non c’è pace per i colossi mondiali automobilistici. In Francia, Renault ha reso noto nella tarda serata di ieri che intende tagliare fino a 2.000 posti di lavoro nel settore dell'ingegneria e del supporto Oltralpe, mentre passa alla produzione di auto elettriche e alle assunzioni di personale in ruoli differenti. Il gruppo della Losanga in perdita, che ha già annunciato circa 4.600 tagli di posti di lavoro nel Paese nell'ambito di una vasta ristrutturazione, ha fatto sapere in una nota che sta avviando colloqui con i sindacati sugli ultimi piani.

Nel complesso, Renault ha detto che creerà 500 nuovi posti di lavoro netti, dopo aver assunto 2.500 persone in altre funzioni, e ha detto che punta a costruire nove nuovi modelli di auto in Francia. Come le case automobilistiche rivali, Renault sta cercando di aumentare la sua offerta di auto elettriche, e ha detto che le nuove assunzioni saranno in settori come la scienza dei dati o la chimica specialistica, in quanto cerca di accumulare competenze in materia di batterie, per esempio. Dall’altra parte dell’Atlantico, invece, General Motors ha deciso di prolungare ancora la sospensione delle attività produttive di alcune fabbriche in Nord America a causa della scarsità di semiconduttori.

Nello specifico, la casa automobilistica di Detroit aggiungerà dei turni di sospensione della produzione in sette impianti negli Stati Uniti, in Canada e Messico. Alcune linee di produzione in due fabbriche in Michigan - che assemblano la Chevrolet Traverse, il Buick Enclave e la Cadillac Black Wing - saranno inattive per tutto settembre. La sospensione è stata estesa anche a tre fabbriche in Canada e Messico che producono i suv Chevrolet Blazer e Chevrolet Equinox.

L'impianto in Kansas che produce la Chevrolet Malibu, fermo da febbraio, non riprenderà le operazioni prima di novembre. Alla luce del problema delle scorte di chip, che ha colpito tutte le case automobilistiche globali, IHS Markit ha tagliato le proprie previsioni sulla produzione globale di veicoli leggeri di oltre 13 milioni per il 2021 e per il 2022. "L'arretrato di due mesi e mezzo che si è accumulato da giugno richiederà tempo per essere superato e prevediamo che si estenderà fino al 2022", hanno scritto gli analisti della società di ricerca a proposito delle carenze nella produzione di chip.

Anche la fabbrica in Michigan che produce le Chevrolet Bolt elettriche di GM estenderà la sospensione fino a meta' ottobre, a causa di alcune difficolta' nella catena di fornitura delle batterie. Il mese scorso, inoltre, la società ha emesso un richiamo per le Bolt costruite negli ultimi cinque anni a causa di un potenziale rischio di incendio delle batterie e sta lavorando a una soluzione con Lg Chem, il produttore delle batterie. Anche le altre aziende automobilistiche globali stanno affrontando sfide simili. Ford ha deciso di rallentare o fermare gli impianti in Michigan, Missouri e Kentucky.

Ad agosto, Toyota ha detto che avrebbe tagliato il 40% della produzione di settembre. E in Italia, il sindacato dei metalmeccanici Fim-Cisl ha fatto appena sapere che la carenza dei semiconduttori ha determinato un fermo totale delle produzioni finali di Stellantis: a settembre la quasi totalità degli stabilimenti di assemblaggio sta subendo uno stop tra l'80% e il 90% della produzione.

Ciò che accomuna tutte queste aziende è l'utilizzo dei chip in diversi ambiti, dalle funzionalità di assistenza alla guida, ai sensori, ai controlli del motore, agli accessori. La produzione globale dei chip sta procedendo con ritardi da mesi. Ad aggravare la situazione negli ultimi mesi sono state le nuove ondate di Covid-19 in Malesia e in altri Paesi del sud-est asiatico con un ruolo importante nella produzione di chip.

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