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Economia
Smart working, cambiano le regole. Dal 1° aprile necessari accordi individuali

Smart working, l'ipotesi "lavoro-ibrido" a partire dal 1° aprile

L'emergenza Coronavirus sta per finire, dal 31 marzo spariranno il sistema delle colorazioni per le Regioni e tante altre norme strettamente collegate alla pandemia. Il ritorno alla normalità riguarderà anche il lavoro. Dal 1° aprile infatti - si legge sulla Stampa - anche le regole per lo smart working cambieranno, e in maniera piuttosto radicale rispetto a quanto stabilito fin qui dal governo. Nel 2021 più di sette milioni di persone hanno usufruito del lavoro da remoto, quasi un terzo del totale. Secondo un’indagine dell’Inapp, l’istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, la metà dei dipendenti (il 46%) vorrebbe proseguire l’esperienza del lavoro agile almeno una volta a settimana, nel momento in cui si tornerà a una situazione di normalità. Che cosa succederà dunque quando il 31 marzo finirà lo stato di emergenza? Da un punto di vista normativo il riferimento da seguire è la legge 81 del 2017 che prevede un accordo individuale tra il lavoratore e l’impresa per definire un rapporto di smart working.

Il governo però, - prosegue la Stampa - sta valutando una nuova soluzione, si tratta del "lavoro-ibrido". Sembra questo il punto di caduta più probabile del mondo lavorativo post pandemico, rispetto all’«home working» che ha caratterizzato la fase più acuta del Covid. Peraltro, l’Istat nel 2020 ha certificato che, nonostante il virus, la produttività degli italiani è aumentata dell’1,3%. Le fasce impiegatizie sono quelle più interessate a mantenere una quota di lavoro agile per conciliare meglio i tempi di vita e di lavoro. Allo stesso tempo le grandi imprese vedono un’opportunità per contenere i costi: avere meno persone in ufficio, ad esempio, fa risparmiare sull’energia, sulla manutenzione e in prospettiva incentiva il trasferimento in locali più piccoli e con affitti più bassi.

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