Spotify debutta in Borsa. Ma a Wall Street piove sui tech - Affaritaliani.it

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Spotify debutta in Borsa. Ma a Wall Street piove sui tech

Spotify, il leader dello streaming musicale, si quota a Wall Street

Spotify: debutta in Borsa, mentre a Wall Street piove sui tech

Il servizio di streaming musicale Spotify debutta oggi in Borsa, mentre a Wall Street tira una brutta aria per i titoli tecnologici, azzoppati dai timori di un'escalation della guerra commerciale tra Usa e Cina, dallo scandalo Facebook, dalle inchieste sulle auto che si guidano da sole e dall'ostilita' mostrata da Donald Trump contro Amazon. Tuttavia c'e' grande attesa per il debutto di Spotify, societa' nata in Svezia 10 anni fa, che sbarca a Wall Street con il simbolo 'Spot' e con una valutazione che sfiora i 24 miliardi di dollari. L'azienda non si quotera' con la tradizionale Ipo, ma con la cosiddetta 'quotazione diretta'. Dunque non sara' necessario emettere nuovi titoli, pagare commissioni alle banche per collocarli o viaggiare per il mondo per incontrare e convincere gli investitori ad acquistare: i titoli verranno offerti direttamente in Borsa. In teoria in Borsa potranno essere scambiati oltre il 90% delle azioni di Spotify, una percentuale che potrebbe scendere a due terzi, se i co-fondatori, tra cui il 35enne chief executive Daniel Ek, decideranno di tenersi le loro quote. Dopo aver rivoluzionato le abitudini di acquisto e di consumo della musica, Spotify oggi conta su 71 milioni di abbonati paganti, il doppio di Apple Music, oltre a 90 milioni di utenti nel servizio gratuito, finanziato dalla pubblicita'. E' una start-up, nel senso che non e' una societa' redditizia, quest'anno le sue perdite operative, seppur in calo, potrebbero sfiorare i 400 milioni. Tuttavia il giro d'affari ha messo a segno rapidi incrementi che nel 2018 dovrebbero attestarsi tra il 20% e il 30%, intorno ai 6,8 miliardi. I margini lordi dovrebbero migliorare al 23-25% lontano dall'obiettivo del 30-35%, ma sopra il 21% del 2017. La piattaforma ha nella sua offerta 35 milioni di pezzi cui gli utenti possono accedere online istantaneamente. Dopo le iniziali proteste di artisti come Taylor Swift e i Radiohead, tutti ormai accettano di finire su Spotify per verificare la loro popolarita' e, indirettamente, vedere crescere o diminuire il loro valore economico sul mercato.

 

Quella di Spotify e' la quotazione piu' attesa dell'anno nel settore tecnologico. Non solo per le cifre in ballo e la notorieta' della societa'. Ma anche per le modalita' scelte dalla piattaforma di musica in streaming, che arrivera' in Borsa con una "quotazione diretta" e non con una tradizionale Ipo. Il debutto e' previsto sul Nyse, sotto il simbolo 'Spot'.

- FATTURATO E UTENTI: Dal documento inviato alla Sec (la Consob americana), si possono innanzitutto raccogliere un po' di informazioni. La piattaforma ha 159 utenti mensili attivi (cresciuti del 29% nel 2017) e 71 milioni di abbonati paganti. L'aumento, in questo caso, e' ancora piu' marcato: +46%. Spotify ha sottolineato di avere "circa il doppio" degli utenti (stimati) del principale concorrente, Apple Music. Cui il ceo Daniel Ek ha riservato un'altra frecciata: "Noi non facciamo hardware, siamo focalizzati sulla musica". Ek e' forte di una quota di mercato stimata del 42%. Il 2017 si e' chiuso con un fatturato di 4,1 miliardi di euro, raddoppiato rispetto a due anni prima. Sono cresciute, pero', anche le perdite (da 230 milioni a 1,2 miliardi). Spotify non sembra preoccuparsene troppo: ha affermato che la priorita' a' la crescita, non la profittabilita'. Il 26 marzo scorso la societa' ha diffuso le sue 'guidance' per l'anno fiscale in corso: prevede di raggiungere tra i 92 e i 96 milioni di abbonati e tra i 198 e i 208 milioni di utenti attivi, compresi quelli paganti, con aumenti rispettivamente del 26-32% e del 30-36%. La piattaforma streaming stima entrate tra i 4,9 e i 5,3 miliardi di euro con una crescita del 20-30% su base annua, meno del 40% registrato nel 2017. Prevista anche una riduzione delle perdite: sono stimate tra i 230 e i 330 milioni di euro (nel 2017 erano 378 milioni). E solo per il primo trimestre, Spotify prevede ricavi totali pari a 1,10 miliardi di euro, in aumento del 22-27% su base annua.

- QUANTO VALE SPOTIFY?: Rispondere alla domanda e' complicato. Sia perche', non essendo ancora in Borsa, non ha ancora una capitalizzazione certa. Sia perche' la scelta di una quotazione diretta non fissa un prezzo di partenza delle azioni. Ci sono pero' delle indicazioni presenti nel prospetto. Tra il primo gennaio e il 22 febbraio, le azioni sono state scambiate (privatamente) a un prezzo compreso tra i 90 e i 132 dollari. Moltiplicando per il numero di azioni, la valutazione sarebbe quindi tra i 15,9 e i 23,4 miliardi di dollari. Potrebbe, perche' non ci sara' alcun prezzo proposto al mercato. Saranno gli scambi a decidere. Con la possibilita' di rimanere entro questo intervallo, ma anche di andare oltre o al di sotto.

- LA QUOTAZIONE DIRETTA: Quest'ampia oscillazione deriva proprio dalla scelta della quotazione diretta. In sostanza, Spotify non si affida alle banche per promuovere l'Ipo, fissare un prezzo, controllare la volatilita' tramite sottoscrizioni e imbrigliarla con alcune restrizioni di vendita. Semplicemente, chi avra' domani azioni della societa' si presentera' in Borsa e potra' venderle. Spotify, infatti, non prevede l'emissione di nuove azioni. Una scelta che si puo' permettere perche' possiede sufficiente liquidita' e niente debiti. La quotazione diretta permette di abbattere i costi e di snellire le procedure: non ci sono i classici "roadshow", cioe' gli incontri cui si illustrano dati e futuro della societa' a una platea di potenziali investitori. L'unica cosa che somigli vagamente a un roadshow c'e' stata il 15 marzo, con una conferenza in streaming durata un'ora. L'obiettivo di questo snellimento e' aprire a chiunque voglia comprare, senza primazia per gli investitori istituzionali.

- I POSSIBILI RISCHI: Scegliendo la quotazione diretta, Spotify scommette sul proprio nome: il fatto che sia una societa' molto nota non e' un dato secondario per chi deve affrontare direttamente il mercato. I rischi pero' non mancano, anche perche' non ci sono precedenti di direct listing per una societa' di queste dimensioni. Senza sottoscrittori, Spotify non ha paracadute: non c'e' nessuno che possa sostenere il titolo in caso di istantanea difficolta'. La volatilita' potrebbe essere ancora piu' accentuata perche' non ci sara' alcun "lockup": non c'e' un periodo di "cattivita" in cui e' vietata la vendita di azioni per chi gia' le possiede. E se i fondatori o i dipendenti potrebbero non avere interesse a fare cassa (con la controindicazione di diminuire il valore della societa' in cui lavorano), gli investitori della prima ora potrebbero monetizzare subito. Il settore tecnologico, che dalla Borsa ha spesso avuto delusioni ed e' alla ricerca di soluzioni alternative alle Ipo, guarda con interesse Spotify. A puntare gli occhi sull'operazioni sono soprattutto i prossimi "quotabili" AirBnB e Uber.