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Economia
Starace non molla Enel: chiamate ai fedelissimi per "ripulire" le sue azioni

Francesco Starace non dimentica Enel e continua a chiamare i suoi ex-manager per impartire istruzioni

Francesco Starace non dev’essere particolarmente soddisfatto del suo nuovo lavoro, dato che, pur avendo lasciato l’Enel a maggio del 2023, non si rassegna e continua a chiamare i suoi ex collaboratori come se nulla fosse cambiato. Ancora nelle ultime settimane, infatti, il telefono di alcuni manager da tempo in Enel ha squillato più di una volta. E chi era che chiamava? Era proprio Starace, che interrogava, suggeriva, addirittura impartiva istruzioni su come risolvere alcuni pasticci da lui stesso creati. Un modo di fare singolare, si potrebbe dire eufemisticamente. In realtà, un comportamento che deve essere parso inaccettabile persino ai suoi stessi ex collaboratori, che parlando fra loro hanno manifestato molte perplessità. Fra questi anche l’amministratore delegato di Endesa, che Starace ha insistentemente contattato e che è stato visto con lui a cena. 

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Nel frattempo sembra che qualcuno si stia chiedendo se non sia il caso di valutare la possibilità di avviare nei suoi confronti azioni di responsabilità per alcune iniziative a dir poco avventate della passata gestione. Tutti conoscono la storia del pesante indebitamento di Enel, che sotto la gestione di Francesco Starace ha visto una costante crescita la cui insostenibilità ha reso necessario un piano di dismissioni da oltre 20 miliardi di euro che lo stesso Starace è stato costretto ad avviare. Senza contare alcuni “regali”: ad esempio, con il primo round, vinto in tribunale negli USA dalla comunità Osage, resa famosa dall’ultimo film di Martin Scorsese, sui diritti minerari di un progetto eolico in Oklahoma acquisito nel 2013. Non è la prima volta che i rapporti con le comunità locali hanno provocato ingenti perdite economiche all'azienda; basta ricordare il progetto eolico Windpeshi in Colombia, che per lungo tempo ha incontrato le proteste delle popolazioni indigene locali, che hanno bloccato il lavoro di sviluppo e che alla fine hanno portato l’azienda a cancellare definitivamente il progetto. 

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Ma ci sono anche altri flop ben più clamorosi di questo. Come quelli in Nord America, dove un investimento cumulato di 12 miliardi di euro realizzato in poco più di dieci anni porterà secondo le stime degli analisti nel 2023 un misero ebitda di 700 milioni oltretutto sostenuto dagli incentivi fiscali del governo statunitense. Nonostante questi incentivi il risultato non solo sarebbe significativamente inferiore a quello del 2022 ma addirittura più basso del 2016. E sempre negli Stati Uniti, attraverso alcuni suoi manager di fiducia, ha effettuato numerosi investimenti e nuove iniziative per oltre 1 miliardo di euro, finanziariamente insostenibili che ora sono in fase di vendita o di liquidazione. Tra questi, l’investimento nella mobilità elettrica che prevedeva la realizzazione di un business integrato con la costruzione di una infrastruttura di colonnine di ricarica e la vendita dell’energia al cliente finale. Di questo già nel 2023 restava solo la vendita on-line di wall-box i cui prezzi di mercato sono scesi al punto da essere fuori mercato. Oppure l’enorme investimento nella fabbrica di pannelli solari 3Sun, che Starace ha voluto a tutti i costi e che ora si trova a non poter competere con la concorrenza cinese e che rischia di non stare in piedi se non arriveranno cospicui incentivi e contributi europei.

E così “l’ideologo del terrore” – così Starace venne soprannominato dopo un famoso intervento all’Università Luiss, in cui alla domanda di uno studente sulle modalità per cambiare un’azienda come Enel rispondeva: “Vanno individuati i gangli di controllo dell’organizzazione che si vuole cambiare. E bisogna distruggere, distruggere fisicamente questi centri di potere” – non si dà pace e non vuole rassegnarsi al fatto che non è più lui a guidare Enel. E non si rende conto di essere diventato  lui stesso un ganglio del potere che per primo voleva distruggere. Forse non sarà contento del suo nuovo incarico, e nel mentre i gestori del fondo Eqt per cui lavora si augurano che gli investimenti che proporrà siano migliori di quelli conclusi all’Enel. Ma una cosa e’ certa, alla fine toccherà ad altri sistemare gli scivoloni che ha combinato.






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