Economia
Termoli-Lesina, allarme della Corte dei Conti bruciati 150 milioni in 20 anni

Dall’approvazione del Cipe nel 2001 per il miglioramento della rete non è stato portato a termine neanche un chilometro
Termoli-Lesina, i motivi dello stop
Può un tratto di binari di 32 km paralizzare l’intera ferrovia adriatica? La risposta, ovviamente, è sì. Si tratta della Termoli-Lesina, un collo di bottiglia che – come ha raccontato l’amministratrice delegata di Rfi Vera Fiorani ad Angelo Maria Perrino durante il Festival dell’Economia di Trento – impedisce il raddoppio della linea che porta in Puglia. Dall’approvazione del Cipe nel 2001 per il miglioramento della rete, fa notare il Corriere della Sera, non è stato portato a termine neanche un chilometro. “Un binario unico, l’unico rimasto sull’intera tratta, che allontana da sempre, di un’ora, Lecce da Bologna (questo è il risparmio di tempo stimato quando i lavori saranno conclusi) – si legge sul Corriere. Ma, come dice anche il suo nome, la Corte a un certo punto fa anche i conti: ebbene, la decisione di non affiancare il doppio binario alla linea esistente nei 25 chilometri del tratto tra Termoli e Ripalta ha determinato «un incremento di 150 milioni di euro sul costo complessivo», 6 milioni di euro in più per ognuno dei 25 chilometri”.
«Solo nel 2017, dopo 14 anni dall’avvio della progettazione —ricorda la Corte dei conti — l’intervento è stato suddiviso in due lotti». Perché? «In virtù — per la magistratura contabile — delle soluzioni progettuali alternative proposte nel corso degli anni e dei rilevanti contenziosi instaurati». Tra le tre le soluzioni studiate nei tanti anni di discussioni — potenziamento in affiancamento alla linea esistente, come avviene in ogni parte del mondo (laddove sia possibile); affiancamento al tratto dell’Autostrada A14; attraversamento della vallata del Biferno — si è scelta infatti la terza opzione, come riporta il Corriere, sulla spinta degli ambientalisti che hanno fin da subito sostenuto il maggior impatto ambientale delle altre due: volevano il secondo binario lontano dal mare, lungo il quale da sempre, dall’inaugurazione del 1863, corre il primo. Con conseguente ritardo nella progettazione e aumento dei costi.
Colpa anche dell’uccello fratino
"Lo stop più noto è forse quello a tutela della nidificazione dell’uccello fratino, in particolare del Charadrius alexandrinus, fratino eurasiatico o, più semplicemente, fratino, e del Coracias garrulus, la ghiandaia marina. L’ultimo stop, invece, è stato quello dell’eccessivo rumore" si legge sul Corriere. Poco più di un anno fa, a ottobre del 2020, nella relazione della sottocommissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente veniva evidenziata «l’inopportunità di risolvere il problema esclusivamente attraverso il sistema delle barriere, unanimemente ritenuto inadeguato. È opportuno che Rfi ponga in essere ulteriori opzioni risolutive innovative». In pratica, fa notare il Corriere, il nuovo tracciato risultava essere troppo rumoroso, pensato con criteri evidentemente superati a 20 anni circa dal primo finanziamento.
Ci salverà il Pnrr? Forse. Sono stati stanziati 22,47 milioni ma la realizzazione del primo lotto Ripalta-Lesina è prevista per il secondo semestre 2025, quella del lotto Termoli-Ripalta è programmata per il secondo semestre 2028. “La magistratura contabile sottolinea la necessità che studi e indagini preliminari siano «particolarmente accurati, per ridurre successive revisioni con conseguente aumento dei costi, nonché per evitare che l’allungamento dei tempi di realizzazione renda le opere portate a termine inadeguate rispetto alle esigenze dell’utenza». Insomma — proprio mentre si registrano altri ostacoli come l’avvio congelato delle opere sul tratto Termoli-Ripalta perché una delle imprese aggiudicatrici è stata colpita da interdittiva antimafia —la Corte dei conti avverte: nel 2028, a 25 anni dal finanziamento, quei 32 chilometri di binari vanno raddoppiati”, conclude il Corriere.