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Economia
Tim, altro che pace con Vivendi: i francesi sono furiosi

Tim, altro che pace con Vivendi: i francesi sono furiosi

Altro che pace tra Vivendi e Tim. Non troverebbe riscontri l’indiscrezione di Reuters secondo cui i francesi di Vivendi sarebbero disposti a individuare un accordo per la cessione della rete dell'ex-Telecom. Anzi: secondo quanto può riferire Affaritaliani.it la holding di Vincent Bollorè non ha intenzione di recedere dalla volontà di andare in causa. Il corposo parere legale (90 pagine) depositato lo scorso 15 luglio e che Affaritaliani ha potuto visionare avversa in maniera netta l’idea di vendere la rete. Un parere pro veritate, firmato da una quindicina di professionisti che sarebbe stato il prodromo al progressivo innalzamento della temperatura tra Vivendi e Tim. E la visita del ceo negli uffici parigini del gruppo non avrebbe avuto l’esito sperato. 

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D’altronde, il famoso “piano B”, che Pietro Labriola espose durante la presentazione del nuovo piano industriale a Roma a luglio del 2022, aveva fatto sollevare qualche perplessità nel centrodestra. Su tutti Alessio Butti, allora “semplice” senatore di Fratelli d’Italia e oggi sottosegretario con delega alle telecomunicazioni, che in quel periodo dichiarò ad Affaritaliani.it che la strategia migliore non era quella di vendere la rete, per di più a degli stranieri, ma di cedere la divisione brasiliana. La gallina dalle uova d’oro, come molti hanno definito Tim Brazil, rimane invece saldamente nelle mani dell’azienda guidata da Pietro Labriola che ha deciso di vendere a Kkr la rete per una ventina di miliardi, riservandosi di trattare con il Mef la cessione di Sparkle. Ma l’accordo stenta a decollare.

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È ovvio che i francesi di Vivendi non siano interessati all’italianità della rete o altri temi che, per un gruppo che fattura quasi 10 miliardi e che ha attività in tutto il mondo, sono poco “coinvolgenti”. Ma i francesi, che per rilevare quasi il 24% di Tim hanno messo sul piatto circa 3,9 miliardi, temono di vedere l’azienda schiacciata dai concorrenti, che hanno una struttura più snella senza la rete. Presumibile, anche se nessuno lo dirà mai apertamente, che Vivendi sarebbe anche disposta a vendere le sue quote in Tim, a patto che vengano debitamente pagate. Quasi certo, perché sono le voci che Affaritaliani.it ha potuto raccogliere, che difficilmente darà via libera alla cessione della rete senza prima combattere apertamente.

Si rischia, insomma, uno stallo che farebbe danni soprattutto alla stessa Tim, le cui azioni in Borsa tornerebbero a scendere dopo un periodo tutto sommato di calma apparente. Tra l’altro, nelle prossime settimane dovranno essere definiti i nomi da presentare per il rinnovo del board. Ancora ieri, Tim ha dichiarato che la società sta procedendo all’individuazione delle figure. E, al momento, sembra che Vivendi non abbia ancora sciolto le riserve per decidere se presentare una propria lista o se individuare i nomi all’interno di una rosa di concerto con il board uscente. Quel che è certo è che la pace, tanto auspicata da tutti, sembra essere ancora lontana. 
 






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