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Spettacoli
De Gregori-Zalone più che un "Pastiche" il nuovo disco è un pasticcio musicale

"Pastiche", ecco perchè il nuovo disco di De Gregori e Checco Zalone non è un prodotto "fuoriclasse" 

"Buona notte, buona notte Fiorellino..." Che De Gregori abbia pensato a quelli come me? Io fatico sempre a pigliare sonno e, quando finalmente mi addormento,  mi sveglio  alle 4 del mattino. Sì, dev'essere un omaggio a quelli come me fiaccati dall'insonnia. Altrimenti non si spiega il perché dell'incontro tra De Gregori e Zalone. Il loro "Pastiche" voleva evidentemente liberarci dall'insonnia, l'operazione in questo senso è super riuscita, grazie Checco e grazie Francesco: finalmente dormirò come si deve. L'aspirazione di fare un disco d'autore è evidente, i due non vogliono entrare nella playlist settimanale della "Deejay time" di Albertino... purtroppo! Qui si sonnecchia a risentire i classici di De Gregori rivisitati (purtroppo manca "Piano Bar"), la "Prima Repubblica" di Zalone e due inediti ("Giusto o sbagliato" e "Alejandro") che non sono stati baciati dalla scintilla della fulgidezza creativa. Eppure la musica suonata (e qui si suona bene per davvero, zero campionamenti e ubriacature tecnologiche varie) non riesce a trasmettere quel calore necessario a calibrare il ritmo dell'emozione.

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Com'erano diversi i tempi della "Future percussion" di Tullio De Piscopo, splendido disco della fine degli anni Settanta, dove furoreggiava il talento assoluto di Larry Nocella, qui si respirava una carica totale capace di ridare fiato a standard come  "Say It (Over and Over Again)". Non si può dire la stessa cosa del disco di De Gregori e Zalone: nel triste "Pastiche" sono presenti le re-interpretazioni di "Putesse essere allero" (Pino Daniele) e "Storia di Pinocchio" (Nino Manfredi); il risultato è in linea con l'atmosfera di avvilimento che permea tutto il disco. Com'era bello "Il fischio del vapore" e che carica diversa aveva l'incontro di De Gregori con Giovanna Marini, i canti popolari e il commovente rifacimento di "Saluteremo il signor padrone".

"Pastiche" è un disco tecnicamente ineccepibile, ma privo d'anima. Dal talento di Zalone ci si aspettava molto di più, un guizzo, un'idea musicale che suonasse d'alterità. La noia impera nell'esercizio dell'ascolto ed è un male, perché mi è crollato il castello di sabbia dell'aspettativa per l'alchimia artistica tra i due fuoriclasse.






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