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Esteri
Balcani rebus Nato: Kosovo "tradito" per non lasciare la Serbia a Russia-Cina
Tensioni al confine Serbia-Kosovo

Kosovo, una crisi che rischia di degenerare

Una nuova preoccupante crisi. Stavolta non alle porte dell'Europa, ma alle porte dell'Italia. Anzi, l'Italia è già rimasta coinvolta direttamente, visto il ferimento dei militari presenti in Kosovo. I Balcani rischiano di riesplodere, la miccia è già accesa e c'è anche il rischio che qualcuno ci soffi sopra. Un rebus per Unione europea e Nato, che cercano di capire come preservare la situazione senza gettare la Serbia nelle braccia di Russia e Cina, più di quanto già non sia. D'altronde a Belgrado si ricordano ancora benissimo i bombardamenti del 2000, quando fu peraltro colpita anche l'ambasciata cinese. Un episodio che viene ancora utilizzato dalla retorica di Pechino quando si alzano le tensioni con Washington.

La Nato ha annunciato che invierà altre 700 truppe di pace nel nord del Kosovo e cancellerà l'esercitazione Defender 2023, mentre le tensioni tra Belgrado e Pristina ribollono e la Cina e la Russia esprimono il loro sostegno alla Serbia. Pechino e Mosca non hanno problemi di equidistanza e anzi hanno preso nettamente le parti di Belgrado, loro principale alleato in Europa. "Noi sosteniamo assolutamente, incondizionatamente, la Serbia, sosteniamo i serbi", ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. "Riteniamo che tutti i diritti e gli interessi legittimi dei serbi del Kosovo debbano essere rispettati, che debbano essere garantiti, che non ci debba essere spazio per azioni provocatorie che violino i diritti dei serbi e, naturalmente, stiamo seguendo molto da vicino l'evolversi della situazione. Siamo preoccupati a questo proposito", ha detto Peskov.

Russia e Cina senza ambiguità al fianco della Serbia

Anche il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha colto l'occasione dei recenti scontri per scagliarsi contro la Nato. "Nel cuore dell'Europa si sta creando una grave situazione esplosiva, esattamente nel luogo in cui la Nato ha compiuto l'aggressione contro la Jugoslavia nel 1999", ha dichiarato il ministro, secondo quanto riportato da Tass. "La situazione è allarmante, ma l'Occidente ha intrapreso un percorso di totale sottomissione di tutti coloro che in qualche modo esprimono la propria opinione".

Pechino non ha invece mai riconosciuto l'indipendenza del Kosovo dalla Serbia, avvenuta nel 2008, e in una conferenza stampa del ministero degli Esteri ha dichiarato di sostenere gli sforzi della Serbia per "salvaguardare la propria sovranità e integrità territoriale". Non una sorpresa, visto che la Cina non ha riconosciuto nemmeno la secessione dei territori occupati dalla Russia in Ucraina. Una posizione storica di Pechino per non creare cortocircuiti retorici sulla questione di Taiwan. E che rafforza ancora i rapporti con la Serbia. "Esortiamo la Nato a rispettare la sovranità e l'integrità territoriale del Paese e a contribuire realmente alla pace nella regione", ha dichiarato ai giornalisti la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning. La Russia e la Cina hanno a lungo sostenuto che la Nato ha esagerato durante il conflitto di due decenni fa.

Tutto questo crea un problema all'occidente, che non può farsi percepite come troppo schierato a favore del Kosovo per non incentivare l'abbraccio di Russia e Cina alla Serbia, snodo chiave dei Balcani e paese che in molti in Europa vorrebbero vedere aderire all'Ue. Non a caso, la posizione intermedia viene criticata dal Kosovo. Gli Stati Uniti hanno espulso il Kosovo da un’esercitazione militare Nato in Europa, Defender 23, tra aprile e giugno, a cui partecipano una ventina di paesi.

Il Kosovo si sente tradito. Belgrado: "Kurti vuole essere un piccolo Zelensky"

Il primo ministro kosovaro, Albin Kurti, presente a Bratislava al Globsec, si è lamentato, sostenendo che le sanzioni contro il Kosovo sono "sproporzionate e ingiuste". Kurti si è poi detto disposto a incontrare il primo ministro serbo Aleksandar Vucic, ma "a Bruxelles" e sotto egida Ue.  Proposta che non piace a Belgrado. Petar Petkovic, il capo negoziatore per la Serbia nel dialogo con l'Unione Europea facilitato da Bruxelles, ha dichiaratoche Kurti sta cercando di provocare una guerra per evitare i suoi obblighi nell'ambito di vari accordi con l'Ue, in particolare con l'Associazione dei Comuni Serbi.

"Kurti è uno che vuole presentarsi come un piccolo Zelensky, ma in realtà è un piccolo Hitler che vuole espellere il popolo serbo e sparare sul popolo serbo, e lo Stato serbo non glielo permetterà", ha attaccato Petković. Ha aggiunto che la protesta dei serbi è stata "pacifica" e che la rivolta non sarebbe avvenuta se le forze speciali non avessero usato la forza contro di loro. "Non abbiamo bisogno di scontrarci con la Nato, ma il mandato delle forze speciali è di proteggere il popolo serbo", ha concluso.

I brutali combattimenti che hanno imperversato in Kosovo per tutti gli anni '90, dopo la dissoluzione della Jugoslavia nel 1992, hanno provocato decine di migliaia di morti e milioni di sfollati, e i Paesi della Nato sono preoccupati che i recenti disordini nella regione possano innescare un altro grande conflitto europeo, mentre continua la guerra della Russia in Ucraina. Il rischio è davvero quello di ritrovarsi con una nuova pesantissima crisi, simbolo delle tante lacune nei tentativi di sanare i conflitti interni a una regione che potrebbe tornare in subbuglio.

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