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Esteri
Biden, leader fuori dall’America in crollo di fiducia all’interno del paese
Glasgow Cop 26 Joe Biden

La sconfitta dei democratici in Virginia è stato qualcosa di più di un campanello d’allarme. E’ stato per l’amministrazione Biden e soprattutto per il Presidente stesso quasi come un lento rintocco di una campana a morto.

I dati sulla popolarità di Joe Biden, che nel gennaio scorso era del 57%, sono impietosi e preoccupanti. L’ultimo sondaggio Gallup, ritenuto dagli osservatori politici una sorta di Bibbia, danno al 42% il rating odierno del democratico.

Un dato che si colloca al secondo posto tra le peggiori performance di immagine di un presidente. Il primo lo mantiene saldamente Donald Trump che, nei momenti più bui della sua presidenza, riuscì a toccare il 37%.

Ma il paragone con gli altri presidenti, quelli ritenuti “normali”, è davvero preoccupante. Barack Obama, ad esempio, tra il 2009 e il 2016, nello stesso periodo, aveva il 52% di sostegno e George W. Bush l’88%, tra il 2001 e il 2009, subito dopo gli attacchi terroristici alle Torri Gemelle.

E’ normale che la “honey moon”, la luna di miele del nuovo presidente cali ma nel caso di Biden si sta assistendo ad un vero e proprio crollo. I 15 punti persi nascono dalla fine della fiducia su di lui da parte degli indipendenti.

Un anno fa, dopo una fase elettorale contrassegnata da una lotta tra i due candidati senza esclusione di colpi e da un’affluenza altissima e mai vista, Biden era riuscito a battere un incredulo e arrabbiato Donald Trump. Un Trump che, subito dopo il risultato mai accettato, disse “Vincere è sempre facile, perdere no. Non per me".

Adesso Biden ha due immagini, quella sull’esterno e quella all’interno. Quella all’esterno è ancora buona con le sue politiche di multilateralismo, di appoggio alle scelte mondiali sul clima, a quelle sui dazi, insomma un’immagine di politico che vuole collaborare con il mondo e soprattutto cancellare tutte le scelte fatte dal suo predecessore. A Roma e Glasgow, è stato un vero leader. Il G-20 infatti, ad esempio, ha avallato la sua tassa minima globale del 15% e sostenuto l'impegno per la riduzione dei gas metano. All’interno invece la situazione è praticamente opposta. Biden deve scontare la pessima figura fatta con il drammatico ritiro dall’Afghanistan e la quasi paralisi di tutte le sue misure stellari di rilancio dell’economia americana e delle politiche sociali. La sua popolarità tra i democratici è diminuita, ma di poco, dal 98% al 92%, un po’ di più tra i repubblicani, dall'11% al 4%, ma il calo forte è stato tra gli indipendenti. Questi americani hanno perso la fiducia nel loro Presidente. A inizio anno erano il 61% favorevoli ora solo il 43%,

Quali i motivi?

In primis, come detto, il ritiro dall’Afghanistan. E poi gli ambiziosi progetti sul welfare che il democratico ha dovuto ridimensionare in maniera pesante riducendo l’investimento iniziale di 3,5 trilioni di dollari agli attuali 1,75 in 10 anni. E questo taglio porta con sé anche il blocco del voto dei dem più progressisti nel votare l’ambizioso piano sugli investimenti infrastrutturali fino a quando il sociale non verrà rivisto.

Insomma una vera e propria palude e soprattutto una campagna elettorale continua. In verità quello che sta succedendo è che Joe Biden è si riuscito a cancellare molti simboli dell’era Trump (il muro con il Messico, l’uscita dall' Accordo del Clima, il veto sulle persone transgender nell'esercito) ma non è riuscito a cambiare il rapporto di forze al Congresso, indispensabile per far passare le sue riforme.

Le elezioni di metà mandato si avvicinano e l’ombra di Donald Trump diventa sempre più ingombrante.

 

 

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