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Esteri
Coronavirus, laboratorio Wuhan: Trump apre l'indagine e la campagna anti-Cina
(fonte Lapresse)

Coronavirus, Trump rilancia l'ipotesi del laboratorio e comincia la sua campagna elettorale in chiave anti-cinese

Donald Trump rilancia l’ipotesi singolare della natalità artificiale del “virus cinese”, sebbene la più prestigiosa rivista scientifica al mondo, Nature, abbia smentito con diversi studi la creazione in laboratorio. E gli Stati Uniti aprono un'indagine. Un’accusa – quella di Trump - congelata dopo la chiamata “cordiale” con Xi Jinping a marzo ma ora la retorica anti-cinese torna prepotentemente al centro e anche Joe Biden (che vuole far apparire debole) ha cominciato ad assaggiare la clava propagandistica di Trump, per la sua presunta vicinanza a Pechino.

Le elezioni di novembre per rinnovare l’inquilino della Casa Bianca sono sullo sfondo e la pandemia è un’occasione da sfruttare. Con il definitivo passo indietro di Bernie Sanders, Donald Trump ha il suo sfidante, Biden, e una strategia elettorale da seguire: addossare alla Cina la responsabilità della diffusione del virus negli Stati Uniti e nel mondo. Ma anche l’Organizzazione mondiale della sanità è finita nel mirino di Trump, rea di non aver avvisato in tempo Washington del pericolo imminente e di essersi – secondo quanto sostiene Trump -  schiacciata troppo su Pechino.

Nello specifico il presidente statunitense punta sui scivoloni dell’Oms del 14 gennaio, quando escludeva il pericolo di trasmissione del virus da uomo a uomo e alla fine dello stesso mese, quando affermava che i rischi epidemici fuori dalla Cina erano bassi. Con il suo tradizionale stile ha prima annunciato di sospendere i fondi all’Organizzazione e poi, proprio nelle ultime ore, ha accusato la medesima di aver commesso un "errore tragico e orribile".

Trump ha affermato inoltre, che il suo governo tenterà di determinare se il coronavirus responsabile della pandemia in atto sia originato dal laboratorio biochimico a Wuhan, in Cina, mentre il segretario di stato Mike Pompeo ha affermato che Pechino "deve essere chiara" su cio' che sa. "Fox News" ha riferito ieri che il virus ha avuto origine in un laboratorio di Wuhan non come un'arma biologica, ma come parte degli sforzi della Cina per dimostrare che i suoi tentativi per identificare e combattere i virus sono uguali o maggiori di quelli degli Stati Uniti.

Come riporta Agenzia Nova, questo rapporto e altri pubblicati dalla stampa internazionale suggeriscono che il laboratorio di Wuhan, già criticato in passato per l'inadeguatezza dei suoi protocolli di sicurezza, abbia causato la fuga dell'agente patogeno poi diffusosi da un mercato ittico nella città cinese. Nel frattempo però diversi studi hanno scartato l'ipotesi che il Covid-19 sia artificiale. Durante la conferenza stampa di ieri, Trump ha comunque detto di essere a conoscenza delle indiscrezioni. "Stiamo eseguendo un esame molto approfondito di questa orribile situazione che è accaduta", ha detto il presidente Usa.

Alla domanda se avesse sollevato l'argomento durante le recenti conversazioni con il presidente cinese Xi Jinping, Trump ha dichiarato: "Non voglio discutere di cio' di cui gli ho parlato in merito al laboratorio, e' inappropriato in questo momento". Il generale Mark Milley, presidente dello stato maggiore congiunto delle Forze armate Usa, ha detto martedì che l'intelligence degli Stati Uniti indica che il coronavirus probabilmente abbia origine naturale, e non sia stato sintetizzato in un laboratorio, ma non vi e'alcuna certezza in entrambi i casi.

Pompeo, in un'intervista a Fox News Channel dopo la conferenza stampa di Trump, ha affermato: "Sappiamo che questo virus ha avuto origine a Wuhan, in Cina, e che l'Istituto di Virologia si trova a una manciata di miglia dal mercato ittico. Abbiamo davvero bisogno che il governo cinese si apra e aiuti a spiegare esattamente come si è diffuso questo virus". Questo tutto l’armamentario propagandistico-elettorale messo sul tavolo in chiave anti-Cina, con affianco una buona dose di soft power che riguarda gli aiuti sanitari agli Stati “amici”. Un altro fronte di sfida con Pechino.

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