Corte Suprema, i democratici bloccano Gorsuch
I repubblicani cambiano le regole di voto
Scoppia ufficialmente la guerra fra i democratici e l'amministrazione Trump al Congresso: dopo giorni di tensione i democratici hanno bloccato la nomina del giudice Neil Gorsuch, proposto dal presidente per la Corte Suprema. La votazione si è conclusa con 55 sì e 45 no: le regole attuali prevedono che la conferma sia approvata con almeno 60 voti favorevoli. Questo non significa che la strada di Gorsuch sia sbarrata per sempre, anzi: dopo poche ore, in risposta al voto di questa mattina, i repubblicani annunciano un cambio delle regole relative alla maggioranza necessaria per confermare la nomina. La cosiddetta "nuclear option" scatterà già stasera, precipitando il Congresso in uno scontro ancora più duro di quello a cui si assiste da gennaio. Grazie alle nuove regole, la conferma di Gorsuch, a quel punto a maggioranza semplice, è attesa per domani.
Il voto del Senato arriva nello stesso giorno in cui il Russiagate fa una nuova vittima: dopo il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, a cadere per fatti legati alla possibile ingerenza russa nelle elezioni Usa è il capo della Comitato intelligence della Camera Usa, il repubblicano Devin Nunes.
Sotto tiro da giorni, Nunes si è dimesso questa mattina dalla presidenza della commissione d'inchiesta del Congresso sul Russiagate, dopo che il Comitato etico ha annunciato l'apertura di un'indagine formale nei suoi confronti. La tempesta si era alzata quando Nunes aveva dichiarato di essere certo che il presidente Donald Trump e membri del suo team di transizione fossero stati "incidentalmente" spiati dall'intelligence durante l'ultima fase della presidenza Obama. Per confermare le sue accuse aveva citato "dozzine" di report di intelligence, che il New York Times aveva poi rivelato essergli stati forniti dalla Casa Bianca. Inoltre, Nunes aveva deciso di parlare direttamente con il presidente del lavoro del comitato, attirandosi altre critiche per questo.
Per Trump è un duro colpo: anche se Nunes resterà nel comitato, la sua credibilità è compromessa, come quella della Casa Bianca, che con questa vicenda ha dimostrato di voler interferire nell'inchiesta. L'opposizione democratica da giorni chiedeva le dimissioni di Nunes per condotta politicizzata dell'indagine. E al coro si erano uniti anche alcuni repubblicani. Nunes si è dichiarato innocente e ha parlato di "notizie false", accusando "gruppi di attivisti di sinistra" di volerlo allontanare.