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Francia: il coronavirus divide il presidente Macron e il premier Philippe?

Il 7 maggio ricorrono i primi tre anni dall’elezione di Emmanuel Macron alla presidenza della Repubblica, un anniversario sotto il segno del Covid-19 e del prossimo deconfinamento, in un clima poco propizio ai festeggiamenti, per giunta segnato da crescente dissenso con il primo ministro Edouard Philippe.

È in questi termini che i media francesi riferiscono della ricorrenza del 7 maggio 2017, sottolineando che il capo dell’Eliseo si trova alla guida di un paese ferito dall’epidemia, con più di 25 mila decessi e che l'accordo con il "suo" primo ministro sembra in difficoltà. Guardando alla seconda parte del mandato presidenziale, l’emittente Radio France Internationale sottolinea che il presidente Macron “dovrà far fronte ad una crisi economica di proporzioni inedite, la cui gestione determinerà la fine del quinquennio”, costringendolo a fare delle scelte per il futuro.

Secondo l’analista politica Valérie Gas, nel 2019 la crisi dei gilet gialli aveva già costretto il presidente ad “adattarsi alla situazione, riconoscendo che più nulla sarà come prima” mentre il coronavirus potrebbe “spingerlo a provare a trasformarsi”. Del resto nel suo discorso alla nazione, lo scorso 13 aprile, il capo dello stato aveva lanciato l’invito a “sapersi reinventare, io per primo”, dicendosi pronto a prendere decisioni all’insegna della “rottura” e “a qualunque costo”.

In altre parole, Macron ha pubblicamente riconosciuto che l’epidemia ha in qualche modo cambiato le sue priorità, sottolineando il ruolo dello Stato in alcuni settori, in primis quello sanitario, da rafforzare in futuro.

C’è chi ora, tra commentatori e sindacalisti, si chiede se il presidente potrebbe rinunciare alla contestata riforma delle pensioni, a nome della “concordia nazionale” da lui stesso invocata per uscire dalla crisi sanitaria.  E proprio nel giorno del terzo anniversario della sua elezione, Le Monde sottolinea che “Macron e

Francia, frontiere Ue chiuse almeno fino al 15 giungo 

Le frontiere nazionali della Francia resteranno chiuse ai partner europei "almeno fino al 15 giugno": lo ha detto il ministro francese dell'Interno, Christophe Castaner, presentando la fase 2 della guerra al coronavirus prevista in Francia a partire dall'11 maggio prossimo.

Philippe non fanno altro che rinnegarsi a vicenda: la coppia dell’esecutivo è messa a dura prova dal coronavirus”.

Il quotidiano d’oltralpe ricorda che il dissenso tra i due è già emerso a fine 2018, nella risposta alla crisi dei gilet gialli, poi a fine 2019 sulla riforma delle pensioni e ora sulle conseguenze dell’epidemia e la fase 2 alle porte.

“Una divergenza espressa a parole con Philippe che in Parlamento ha parlato di rischio di crollo economico mentre dalla scuola di Poissy Macron ha preso le distanze, replicando di non usare parole grosse e scegliendo di celebrare la forza della nazione” ha scritto Le Monde, evidenziando che durante la V Repubblica battaglie sul linguaggio hanno spesso accompagnato la cronaca dei disaccordi tra presidenti e primi ministri.    

L’emittente pubblica Rfi fa invece notare che oggi i sondaggi sono più favorevoli a Philippe che a Macron mentre le loro tensioni appaiono sempre più chiaramente. “Una situazione che dopo 3 anni alla presidenza e un’epidemia ha fatto riemergere l’ipotesi che per Macron sia forse giunta l’ora di decidere se il capo del governo prima del virus possa essere lo stesso anche dopo” conclude Rfi

Ma oggi, a sorpresa, durante il consiglio dei ministri dedicato al piano di de-confinamento da attuare dall’11 maggio, il presidente ha affermato che “la mia relazione con il primo ministro è fatta di rispetto reciproco e di fiducia assoluta, a maggior ragione in questo periodo di crisi”, in risposta anche alle speculazioni circolate nei giorni scorsi, non solo nei media.

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