Guerra Ucraina, in arrivo nuove armi dall'Italia. Le aziende non mollano Mosca
Sistemi anti-missile e mezzi terrestri dal governo Meloni. Intanto solo l'8,5% delle aziende straniere ha davvero scaricato la Russia dopo la guerra
L'Italia prepara l'invio di sistemi anti-missile e mezzi terrestri all'Ucraina
Pronto il decreto del governo Meloni. Come spiega La Stampa, nel provvedimento l’invio dei Lince da trasporto, artiglieria e mitragliatrici pesanti. La Stampa riporta le dichiarazioni di Guido Crosetto: "Ci aspettiamo nelle prossime settimane un inasprimento della guerra con un aumento esponenziale degli attacchi via terra che andranno ad aggiungersi a quelli missilistici portati dalla Russia in quest'ultimo periodo". Davanti a questo scenario preoccupante, "ogni nazione contribuirà fornendo materiale militare, ovvero batterie anti-missili e mezzi terrestri".
Commenta la Stampa: "L’Italia ha tenuto segreta la lista degli armamenti inviati all’Ucraina e quindi queste parole di Crosetto sono interessanti, perché pur senza entrare nel dettaglio, danno alcune indicazioni". Significativo anche per lo stop della Germania sui carri armati, che fa dire a Kiev di essere "delusa" dall'atteggiamento tedesco.
Ucraina, Metsola: "Subito i Leopard a Kiev o sarà l'Europa a perdere"
"L'Ucraina deve avere i Leopard 2". Lo dice Roberta Metsola alla Stampa, convinta che nella dotazione per Kiev devono essere compresi i carri armati tedeschi. "È importante che gli alleati si coordinino e procedano uniti - argomenta la presidente del Parlamento Ue - Sono stati presi altri impegni importanti e resto ottimista anche per quanto riguarda i carri armati, poiché questo è ciò che è necessario: sarà il logico passo successivo. Accolgo con favore la prontezza e gli impegni di Ramstein. Tuttavia, ciò di cui abbiamo urgente bisogno è leadership, accordo e un approccio unito per fornire carri armati Leopard 2 all'Ucraina. Ci sono molti Paesi europei pronti a farlo. Gli ucraini stanno coraggiosamente combattendo per la loro libertà e i nostri valori comuni. Hanno bisogno e contano su di noi. Non possiamo deluderli".
Nel frattempo, però, sul fronte aziendale sono in pochi quelli che lasciano davvero la Russia. Scrive il Fatto Quotidiano: "Subito dopo l’inizio della guerra, moltissime multinazionali americane ed europee avevano infatti annunciato di voler chiudere al più presto le loro attività in Russia. A quasi un anno dall’inizio del conflitto, i dati fotografano invece una realtà molto diversa. Sul totale delle aziende occidentali presenti in Russia a febbraio del 2022, oggi solo l’8,5% di queste ha disinvestito".
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