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Guerra Ucraina, ecco perchè Berlusconi è l'unico in grado di negoziare la pace
Silvio Berlusconi

Guerra Ucraina, Berlusconi colga l'occasione per ristabilire la pace (e non la sprechi). Il commento 

C’è stato un tempo, in verità molto lontano, in cui essere uomini aveva un profondo significato. Qualità considerate – a torto o a ragione – maschili, come il coraggio, erano importanti. In quel tempo, l’umanità era ancora capace di distinguere l’eroismo e di ammirare gli eroi, persone straordinarie, capaci di compiere generosi atti di coraggio. Coraggio, cor habeo, virtù oggi banalizzata, svuotata di significato. Anni di nichilismo, di svilimento della vita umana, di abbruttimento consumistico e di ateismo ci hanno fatto perdere di vista la sacralità della vita, la straordinaria unicità della vita di ciascun essere vivente, il miracolo che fa sì che ogni istante – ogni singolo istante – sia diverso da tutti gli altri.

Oggi si desidera essere come gli altri, uguali ai modelli propagandati dai media, dalla pubblicità, dagli influencer. “È una malattia. La gente ha smesso di pensare, di provare emozioni, di interessarsi alle cose; nessuno che si appassioni o creda in qualcosa che non sia la sua piccola, dannata, comoda mediocrità” (Richard Yates). Si ha paura di essere se stessi.

La nostra è l’epoca delle nullità antropomorfe: vivono accanto a noi, le incontriamo ogni giorno e le osserviamo: l’umanità è inebetita, costantemente alla ricerca di soddisfare bisogni indotti, senza più valori, senza una vera volontà di cambiamento, sempre con la mente altrove, davanti ai propri schermi, ignorante, indifferente, impassibile rispetto alla quasi totalità dei problemi importanti ma anche rispetto alle effettive esperienze altrui, tanto che uno scrittore del ventesimo secolo descrisse così la vita: “La vita è movimento.

Un moto, però, circolare (intorno a quel piccolo nucleo che si chiama ‘io’), un moto talmente circoscritto che assomiglia a un piétiner sur place. Circoscritto dal gran cerchio d’ombra di tutto quello che sfugge alla nostra cognizione, o di cui non c’interessa cognizione. E non alludo allo scibile, né tantomeno al “mistero dell’universo”, alludo a ciò che rappresenta la realtà spicciola, la più vicina a noi.” (Guido Morselli, Dissipatio H.G.). Realtà e finzione si sovrappongono, al punto che non siamo più in grado di distinguere l’una dall’altra. Così, pigiati in metropolitana, davanti ai nostri schermi, osserviamo immagini reali di esseri umani che muoiono e videogiochi con lo stesso trasporto emotivo: zero!
 
Il film Armageddon ci dà maggiori emozioni delle immagini dal fronte perché il copione è scritto meglio: c’è il lieto fine e l’eroe salva il mondo. L’eroe non è il suicida che odia la vita e si fa esplodere per guadagnarsi il paradiso. L’eroe ama la vita e se rischia la propria è per aiutare il prossimo. Spesso, la sua dote principale non è il coraggio, ma la compassione, che è la conseguenza di una qualità rara: l’umanità.

Ieri ho scritto questa frase: “Il Cavaliere (Silvio Berlusconi) possiede una dote rara: l’umanità. Apriti cielo: “Non potevi scrivere intelligenza?”. Certamente, ma sarebbe stato banale. Io intendevo proprio umanità, intesa come empatia nei confronti dei propri simili, condivisione di pregi e difetti popolari, generosità, consapevolezza che in tutti noi c’è un lievito madre che ci accomuna, sensibilità che consente di intercettare i desideri della massa prima degli altri. L’opposto di un Mario Monti, che commise l’errore di credersi popolare quando era il prototipo dell’elitario.

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