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Esteri
Israele come Hamas, equiparazione inaccettabile? No, basta con le scuse
Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele dal 29 dicembre 2022

La giustificazione degli americani e degli israeliani è l’autodifesa. Una scusa che ha stancato. Commento 

E’ di lunedì 20 Maggio l’annuncio che il Procuratore Generale ha chiesto alla Corte Penale Internazionale (CPI), con sede all’Aia, dei mandati d’arresto per tre capi di Hamas e due di Israele, il primo ministro Netanyahu e il ministro della difesa Gallant. Questo annuncio ha suscitato una varietà di dichiarazioni, molte fortemente negative.

Ad esempio Biden avrebbe dichiarato: “Respingiamo la decisione. Quello che sta accadendo a Gaza non è genocidio. Vogliamo che i macellai di Hamas vengano sconfitti,” che è un piccolo capolavoro di confusioni ed errori. In primo luogo, la CPI (Corte penale internazionale) non è la CIG (Corte Internazionale di Giustizia). Gli Usa appartengono alla seconda ma non alla prima. In secondo luogo, anche se gli Usa facessero parte della CPI egli non potrebbe “respingere” un bel niente.

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Può disapprovare, condannare, maledire, farsi vedere alla Casa Bianca che calpesta la sua copia dell’atto del Procuratore. Non di più. In terzo luogo, è la CIG non la CPI che sta investigando l’accusa di genocidio. Il Procuratore della CPI accusa i due individui, Netanyahu e Gallant (non il loro Stato) di altri reati: sia crimini di guerra, sia crimini contro l’umanità. Questi possono concorrere a un genocidio, ma non lo esauriscono. In quarto luogo Biden sostiene che Israele stia solo difendendosi.

Non dice che l’unico modo concepito e praticato da Israele di “sconfiggere “ Hamas è quello di ucciderne TUTTI i membri, e di uccidere in modo incidentale tutti i palestinesi che servono alla bisogna. Anche il ministro israeliano Gallant ha risposto che “il tentativo di negare il diritto alla di Israele all’autodifesa va respinto”. La giustificazione degli americani e degli israeliani è, al dunque, l’autodifesa.

Ma l’atto di imputazione parla chiaro a questo proposito: Israele ha il diritto di difendere i propri cittadini, ma “i mezzi scelti – ovvero causare intenzionalmente morte, fame, grandi sofferenze e gravi lesioni al corpo o alla salute della popolazione civile – sono criminali”. Naturalmente questa affermazione dovrà essere provata.

E’ stato usato un altro argomento per dissociarsi o disapprovare il provvedimento di accusa e richiesta di arresto. Ad esempio il nostro ministro degli Esteri Tajani (in un’intervista rilasciata ai giornalisti in Piazza Colonna a Roma il 22 maggio) ha sostenuto che non si possano “mettere sullo stesso piano” un’organizzazione terroristica come Hamas e un Stato democratico come Israele. Anche i palestinesi noteranno lo scarto? Sarà più dolce morire sotto le bombe prodotte da uno Stato democratico e se questo non bastasse scaricate da un altro Stato democratico?

Altri hanno parlato di “inaccettabile equiparazione” invece che di “messa sullo stesso piano”. Credo che le due espressioni siano usate nello stesso significato. Ma questo è vago. Può significare poter confrontare, o che il risultato del confronto è di parità. Vediamo Netanyauhu: “Con quale audacia paragonate Hamas che ha assassinato, bruciato, massacrato, stuprato e rapito i nostri fratelli e sorelle, e i soldati dell'Idf che stanno combattendo una guerra giusta che non ha eguali per moralità?". Dunque per Netanyahu, che esordisce negandolo, il confronto si può fare, ed è tutto a favore dello sterminio “pulito”, asettico, addirittura “morale” di Israele.

Ma le atrocità commesse, ad esempio i corpi spalati via con le ruspe vivi o morti, le bombe fornite dagli USA che spazzano via un centinaio di persone alla volta, la progettazione quasi scientifica della deprivazione totale ed estrema della popolazione mandata giorno dopo giorno alla disperazione ricordata nell’atto di accusa del Procuratore della CPI lascerebbero davvero supporre che la crudeltà degli uni e la malvagità degli altri siano mali inconfrontabili.






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