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Ue, tutto in mano al Ppe. Convergenza macroniani-sovranisti, Castaldo (5s) out

Unione Europea, tutte le poltrone ora sono del Ppe

La virata a destra del Parlamento europeo non è solo al suo vertice, ma anche sui rami immediatamente sotto. I grandi sconfitti dalla tornata di nomine di questo gennaio 2022 sono i progressisti, che in un colpo solo perdono la presidenza e una poltrona di vicepresidente. Il Partito Popolare Europeo, orfano di Angela Merkel, dimostra di essere ancora la forza politica europea più forte ed estesa dell'Unione europea. E ha ormai in mano tutti gli snodi decisivi della politica comunitaria.

Significativa anche l'accordo tra Ppe e i liberali di Renew Europe, che ha garantito una poltrona in più proprio all'eurogruppo ispirato da Emmanuel Macron, con i Verdi penalizzati di una. Non un caso, con la presidenza di turno dell'Ue francese appena cominciato. E soprattutto, nelle fasi di voto, un'altra convergenza imprevista e forse imprevedibile, quella tra liberali e sovranisti polacchi coi candidati.

Parlamento Europeo, che cosa c'è dietro la mancata conferma di Castaldo (M5s)

Anche per questo l'Italia, che già aveva perso il compianto David Sassoli, perde anche un vicepresidente. Si tratta di Fabio Massimo Castaldo del Movimento Cinque Stelle, che ha ricoperto con determinazione quel ruolo per cinque anni. Facendolo in maniera autonoma sia all'interno dell'emiciclo europeo, visto che alle sue spalle non ha avuto nessun gruppo dato che il M5s è rimasto fuori dalle formazioni dell'europarlamento, sia talvolta nell'ambito della sua forza politica. Lo dimostrano, tra le altre cose, le prese di posizione scettiche sulla Cina quando in Italia i suoi colleghi seguivano ancora una linea molto filo Pechino.

Castaldo è rimasto se l'è dovuta vedere con un candidato dei Verdi. "Fuoco amico" anche a causa di quelli che probabilmente sono stati degli errori nella tattica negoziale. Entra invece Pina Picierno del Partito Democratico, appartenente al gruppo dell'Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D) del Parlamento europeo. 

Vittoria totale dei Popolari anche senza Merkel, convergenza macroniani-sovranisti durante il voto

Ma l'en plein dei Popolari è comunque praticamente totale. Oltre alla presidente del Parlamento Ue, la maltese Roberta Metsola, il Ppe ha incassato anche la prima vicepresidenza vicaria. Conserva il segretario generale e tutte le posizioni apicali dell'Ue: presidenza della Commissione europea, presidenza dell'Eurogruppo, Bce, Corte di conti europea. Tutto in mano al Ppe. 

I progressisti escono con le ossa rotte e a mani totalmente vuote. Speravano almeno di ottenere il segretariato generale, ma i Popolari non si sono smossi da Klaus Welle e l'hanno vinta. Per i liberali c'è qualche imbarazzo, anche per le chiacchierate posizioni di Metsola in merito all'aborto. Significativo, tra l'altro, che tutto ciò avvenga mentre socialdemocratici e progressisti stanno vincendo un po' ovunque le elezioni nei paesi europei.

Progressisti sconfitti, anche se nei paesi membri i socialdemocratici vincono

A partire dalla Germania, dove la coalizione semaforo ha scalzato poche settimane fa la Cdu di Angela Merkel dalla cancelleria e dal governo. Ma anche altrove il centrosinistra è quasi sempre al governo, Italia compresa. Ma in ambito comunitario la rappresentanza è limitata. Il Ppe ha Ursula von der Leyen e l'irlandese Paschal Donohoe. I liberali mantengono la presidenza del Consiglio europeo col belga Charles Michel, mentre i socialisti devono accontentarsi dell'Alto rappresentante per la Politica estera, lo spagnolo Josep Borrell.

Da oggi l'ombelico dell'Unione europea è molto più a destra rispetto a prima.

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