Accuse di corruzione e libertà negate, in Serbia montano nuove proteste contro il presidente Aleksandar Vucic - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 09:38

Accuse di corruzione e libertà negate, in Serbia montano nuove proteste contro il presidente Aleksandar Vucic

Le tensioni nel Paese sono esplose dopo il crollo di una pensilina in cemento alla stazione ferroviaria di Novi Sad che ha causato la morte di 16 persone. L'opinione pubblica è convinta che dietro la tragedia ci sia la corruzione infrastrutturale

di Redazione

Serbia in rivolta, migliaia in piazza contro Vucic. Proteste dopo i 16 morti di Novi Sad

Migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città della Serbia, inclusa la capitale Belgrado, per protestare contro il presidente Aleksandar Vucic. Al grido di "Arrestate Vucic", i manifestanti hanno chiesto il rilascio di tutte le persone arrestate nei giorni scorsi durante le proteste antigovernative.

Le tensioni nel Paese sono esplose dopo il crollo di una pensilina in cemento alla stazione ferroviaria di Novi Sad, il primo novembre 2024, che ha causato la morte di 16 persone. L'opinione pubblica ha attribuito la tragedia alla corruzione nei progetti infrastrutturali statali, ritenuti responsabili di lavori scadenti e pericolosi. Da allora, il malcontento verso il governo è cresciuto costantemente, sfociando in proteste che durano ormai da oltre nove mesi.

Nei giorni scorsi gli scontri sono aumentati di intensità, con cinque notti consecutive di violenze tra manifestanti, forze di polizia e sostenitori del governo. Sabato scorso alcuni dimostranti hanno incendiato la sede del Partito Progressista Serbo (SNS) di Vucic in una città della Serbia occidentale, oltre a quelle di altri partiti alleati. A Belgrado e Novi Sad si sono registrati scontri violenti, con la polizia antisommossa che ha usato gas lacrimogeni contro i manifestanti, i quali hanno risposto lanciando bottiglie, razzi e granate stordenti.

In uno dei suoi consueti discorsi televisivi, Vucic ha definito i manifestanti "terroristi" e ha sostenuto, senza fornire prove, che le proteste siano parte di un complotto occidentale volto a destabilizzare la Serbia e imporre un governo "anarchico-di sinistra". Ha dichiarato: "Il nostro Paese è in grave pericolo... Se non adottiamo misure più severe, è solo questione di giorni prima che loro uccidano qualcuno. Lo dico per la storia."

Pur annunciando una risposta "decisa" dello Stato entro una settimana, Vucic ha specificato che non sarà proclamato lo stato di emergenza. Le forze dell’ordine sono state accusate di uso eccessivo della forza e di arresti arbitrari, ma il presidente ha ribadito: "Useremo tutti i mezzi a nostra disposizione per ripristinare la pace e l’ordine nel Paese."

La Serbia, che è formalmente candidata all’ingresso nell’Unione Europea, mantiene però forti legami con Russia e Cina. Vucic ha ringraziato Mosca per il sostegno al suo governo, denunciando quella che ha definito una "rivoluzione colorata" orchestrata dall’estero per rovesciarlo.